27 February 2014

600 Multipla: dal Taxi al... calcetto (con un driver di F1!)

Sembra che quei giorni non siano mai passati, i ricordi non hanno ombre, sono vivi e sorridono al tempo.

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È un pomeriggio dell’estate del 1986 e sono nel mio studio, non ci sono pazienti e fa molto caldo. Sto pigramente sfogliando un numero di Automobilismo d’Epoca quando mi capita sotto l’occhio il seguente annuncio: “Vendo Fiat 600 D e Fiat 600 Multipla, telefonare al seguente numero”, alzo il telefono e chiamo, mi risponde una signora che molto gentilmente dice che sono l’ennesima persona che chiama e che le auto sono già state vendute.

Le spiego che sono tanti anni che cerco una 600 Multipla e le faccio alcune domande sulla macchina, la signora chiama il marito che viene al telefono, mi dice essere un taxista e di chiamarsi Giuseppe. Gli chiedo allora se è a conoscenza di una 600 Multipla in vendita, magari di un suo collega, mi dice che si informerà e di richiamarlo. La cosa sembra finita lì. A settembre dello stesso anno mi capita sottomano il numero di telefono di Giuseppe e lo richiamo.

Si ricorda molto bene di me, mi dice che non ha trovato nessuna Multipla in vendita, e aggiunge che la sua 600 l’ha venduta, ma che la Multipla ce l’ha ancora perché ha avuto una discussione con il potenziale acquirente e ha deciso di non venderla più. Stiamo un po’ al telefono parlando della macchina e alla fine gli chiedo se posso vederla, lui acconsente e il giorno dopo sono nella sua villetta di Segrate, alle porte di Milano.

Scendo dall’auto e vedo un uomo robusto, con dei grossi e spioventi baffi bianchi che mi viene incontro sorridente, è Giuseppe. Mi fa entrare nel patio e facciamo subito amicizia, mi mostra il quaderno dove ha annotato tutte le numerose telefonate ricevute, poi mi fa vedere la Multipla. È di colore verde pisello, è stata riverniciata dopo essere andata in pensione ed è il vero modello Taxi da piazza di Milano del 1962.

Parliamo per ore e mi mostra tutti gli accessori che conserva gelosamente: la scritta Taxi, il tassametro Argo e tante altre cose, alla fine decide di vendermela. Devo promettergli, però, di accudirla con passione e di non rivenderla se non per necessità.

La settimana dopo la porto dal mio carrozziere che mi ripristina il colore originale nero e verde (il colore è un retaggio del Ventennio, il duce aveva disposto camicia nera e pantaloni verdi per i taxi) tra i due colori vengono verniciate due sottili strisce rosse e bianche lungo le fiancate; poi vado in Via Messina, sede storica dell’officina dei taxi, e faccio montare il tassametro.

Con Giuseppe siamo rimasti grandi amici, vado a trovarlo spesso per sentire i suoi preziosi consigli sulla macchina, mi fermo volentieri a cena da lui con la mia futura moglie, viene al mio matrimonio e gli chiedo se vuole guidare il Taxi per accompagnare la sposa in chiesa, ma non si fida, ha problemi di vista e ha smesso di fare il tassista, mi fa comunque l’onore di venire alla cerimonia.

Rimane una bell’amicizia tra noi per anni, è un uomo sincero e onesto, gioviale e simpatico, un personaggio di altri tempi. Un giorno mi telefona la moglie per un consulto, vado a visitarlo il giorno dopo, ma il suo diabete un po’ trascurato ormai ha già fatto dei danni, dopo qualche mese lo portano in una struttura di lungodegenza, l’ultima volta che vado a trovarlo non mi riconosce più.

Sono passati quasi trent’anni da quel giorno a casa di Giuseppe e la vettura parte sempre al primo giro di chiave, la uso ogni tanto nelle grandi occasioni o per il piacere di fare un giro per la città.

Ho fatto da autista al matrimonio degli amici più cari che mi chiedono di usarla per la cerimonia, altre volte la uso per andare a fare le visite domiciliari nel mio quartiere alla periferia di Milano.

Una sera di tanti anni fa, al solito appuntamento del lunedì con gli amici per andare a giocare a pallone, mi sono presentato con la Multipla e ho chiesto a Ivan Capelli di guidarla. Eravamo in sei a bordo con le borse da calcio e siamo arrivati felicemente al campo, la macchina aveva tenuto benissimo i controsterzi del pilota!

Qualche volta mi è successo di fare veramente il tassista e di andare a prendere sotto casa in cappello da autista, guanti bianchi e divisa impeccabile i miei amici Alessandro ed Ascanio per una scommessa calcistica persa, per poi invitarli a cena in un gran ristorante. Lo stupore della gente che vede passare la Multipla è generale, si girano tutti a guardarla e sorridono divertiti.

La cosa più bella però, è incrociare i vecchi tassisti che ben la ricordano; alcuni suonano il clacson e salutano dal finestrino, altri addirittura mi fermano per vederla meglio e raccontano le loro esperienze e i loro ricordi degli anni ‘60 legati alla macchina.

Dopo parecchi anni e lunghe ricerche riesco a trovare un carrozziere che mi aiuta ripristinarla e nel giugno del 2011 inizia il restauro. L’idea è quella di conservare più possibile l’originale della carrozzeria e delle parti meccaniche e anche se la macchina è ancora tenuta molto bene, decido di sostituire i fondi posteriori e i sottoporta posteriori, alcune guarnizioni e riverniciarla completamente. Il lavoro è ormai ultimato e sono soddisfatto, anche se ho fatto penare parecchio il mio carrozziere Franco per trovare la giusta tonalità di verde.

Ora è il momento delle foto, romperò le scatole al mio amico Vaky al più presto, so che farà degli scatti grandiosi.

La Multipla è sempre presente nei miei ricordi da quando avevo 26 anni, ne sono passati altrettanti e i veri taxi rimasti in circolazione sono molto rari; si trovano 600 Multiple versione 5 o 6 posti riadattate a Taxi, ma non sono la stessa cosa…

I Taxi, anche se numerosi un tempo, sono stati tutti sfiancati dall’uso eccessivo e dall’usura degli anni, i pochi esemplari sopravvissuti sono merito di personaggi come Giuseppe che li hanno ben accuditi.

Il costo della vettura all’epoca era di 865.000 lire, non poco per allora e circa 100.000 lire in più rispetto alla versione base, e sicuramente ha un fascino unico, la prima monovolume della storia frutto della fantasia creativa dell’ingegner Dante Giacosa che doveva progettare un’utilitaria spaziosa per le famiglie: “Se riesco a posizionare i sedili sopra le ruote anteriori ho risolto il problema” pensò.

Ci riuscì e così nacque la Multipla.

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