Alfa Romeo in festa, Enrico Fumia ha raccontato la 164

Ad Arese nell’ambito degli eventi per il 107° della Casa. Tributo alla berlina di Arese,
uno degli ultimi grandi successi della Casa: le innovazioni stilistiche e tecniche, i lunghi collaudi
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L’Alfa Romeo ha organizzato sabato 24 giugno presso il Museo di Arese un importante evento, dedicato ai trent’anni dall’uscita sul mercato della “164”. Un’auto nata dall’estro e dalle capacità progettuali di Enrico Fumia, allora in forze alla Pinin Farina, che si è rivelata un successo e ha dato un forte impulso al rilancio della Casa del Biscione a cavallo fra gli anni ’80 e ’90. Nutrita la presenza di ospiti moderati da Marco Fazio, fra i quali Enrico Fumia: lui e la 164 sono stati i mattatori della giornata.
Fumia prende per primo la parola, dice di essersi laureato in ingegneria per rendere fattibili i modelli che amava disegnare e chiama le sue creazioni “Pinin Fumia”. Nel suo lungo ed appassionato intervento, non privo di vis polemica nei confronti degli attuali progettisti di auto, ha spiegato che bisogna saper fare innovazione, non semplice rinnovamento, e la 164 ne è stato un esempio: è vero che riprende i segni caratteristici del passato Alfa, come i tre lobi che compongono la calandra e la linea incavata laterale, ma poi ne esce un modello nuovo con tratti particolari come il cofano spiovente del frontale che ingloba lo scudetto e lo mette in risalto. Insomma un’auto dalla forte personalità.
Aldo Reggiani e Nicolò D’Amico ci hanno ricordato che pure la meccanica presentava delle novità, a cominciare dalla trazione anteriore con posizionamento trasversale del motore: questo richiedeva la riprogettazione di molti componenti. Si è sottolineato poi che i motori che equipaggiavano la 164 (al momento del lancio: 2000 Twin Spark, 2500 Turbo Diesel, 3000 V6 “Busso”) erano molto performanti e garantivano prestazioni ai vertici della categoria.
E’ stato poi messo in evidenza l’impegno per garantire la qualità del prodotto. I collaudatori hanno percorso qualcosa come 4 milioni di km, con test compiuti tanto nel caldo deserto del Marocco quanto alle temperature polari dei Paesi nordici. Importanti le testimonianze di Giuseppe Casiraghi, Giorgio Langella e Sebastiano Caprì, che hanno evidenziato le severe prove a cui venivano sottoposte le vetture e hanno raccontato alcuni aneddoti e disavventure a loro capitate. Nei racconti è emerso l’attaccamento alla maglia e l’entusiasmo, fattori chiave per il successo di un progetto.
Al termine del convegno i numerosi equipaggi arrivati per l’occasione in Alfa 164 e provenienti da svariate zone d’Italia e dall’estero, sono saliti a bordo delle loro vetture e sono entrati nel “pistino” del Museo. Hanno percorso alcuni giri, una sorta di parata trionfale per gli appassionati di questa vettura.
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