Una trazione integrale veloce è importante per tutti gli automobilisti, non solo d’inverno o sulle strade bagnate. Questo fu il risultato che affiorò con i primi successi sportivi. L’avventuroso rally da Parigi a Dakar alla sua prima edizione nel 1979 si chiamava ancora Rally Oasis. Nell’anno successivo Freddy Graf Kottulinsky vinse questa gara, che metteva a durissima prova sia i piloti che i materiali. Il suo fuoristrada Iltis, sviluppato dalla Audi, con il suo motore da 130 cavalli relativamente scarso, grazie alla trazione integrale superava imperterrito dune, pietre e rocce, lasciando nella polvere tutti i concorrenti. Freddy Graf Kottulinsky e gli uomini del team di Roland Gumpert, che aveva portato avanti il progetto e che comunque arrivò nono con la sua Iltis, erano sicuri: questo sistema di trazione andava bene anche per l’asfalto, sia in città, sia in gara. Ma ora si doveva mettere in scena in modo spettacolare la rivoluzionaria, velocissima trazione integrale del marchio Audi. E niente si prestava meglio del campionato del mondo di rally. Nel 1979 la star finlandese Hannu Mikkola dopo appena 30 minuti di test espresse un giudizio estremamente positivo: “Oggi ho visto il futuro, la quattro cambierà radicalmente la scena.” Hannu Mikkola firmò un contratto di un anno e nel 1981 gareggiò per la prima volta con una Audi. Vicino a lui c’era il suo copilota di lunga data Arne Hertz. Con Michèle Mouton e Fabrizia Pons il team rally Audi appena fondato per la stagione 1981 era completo.
Il rally di Montecarlo, tradizionalmente la prima corsa del campionato del mondo di rally, portò al team Audi, pieno di aspettative, sia gioie sia dolori. Michèle Mouton dovette accostare dopo poche centinaia di metri. Diagnosi: acqua nel carburante. Questo era troppo anche per il robusto motore da cinque cilindri della quattro. Le gioie vennero dal risultato di Mikkola/Hertz dopo il primo intermedio: sei minuti netti di vantaggio. Increduli e battuti, i concorrenti declassati si fecero da parte di fronte alla nuova fuoriclasse. Ma Hannu Mikkola non mantenne fino all’arrivo il vantaggio. Dopo aver urtato alcuni ostacoli, perse la testa della classifica, la vecchia classifica venne nuovamente ristabilita. Come andasse valutata la nuova situazione lo spiegò in seguito Walter Röhrl, davanti alle telecamere: “Qui è stata impiegata una tecnica innovativa, che supera chiaramente tutte le precedenti. Probabilmente questa tecnica batterà anche me.” Durante il primo anno, che fu dichiarato un anno di prova per i progetti futuri, il team Mikkola/Hetz vinse in Svezia e Inghilterra. Michèle Mouton e Fabrizia Pons diedero lo spettacolo della stagione, durante il rally di San Remo e furono la prima squadra di donne a vincere una gara di campionato del mondo. Dopo le vittorie in Svezia, Portogallo, Argentina e Finlandia, Hannu Mikkola e Arne Hertz vinsero il campionato del mondo nel 1983. L’anno seguente la coppia svedese dell’Audi quattro composta da Stig Blomqvist e Björn Cederberg conquistò una doppia vittoria, vincendo il titolo mondiale piloti e assicurando così alla Audi anche il titolo costruttori. La coppia Mikkola/Hetz si classificò seconda.
Nel 1985, il famoso “successo attraverso la tecnica” si ridimensionò. La concezione della Audi, molto vicina alla produzione in serie, aveva battuto la concorrenza con elementi che erano decisivi solamente nelle gare automobilistiche. Già durante la stagione 1984 la Audi aveva presentato in gara un primo modello della Rallye quattro con la piccola Sport quattro. A fine luglio 1985 nel rally di Argentina, un nuovo modello di Sport quattro fece la sua apparizione. Questa auto viene chiamata S1 ed è dotata di potenti spoiler frontali e un imponente alettone. Un’auto che poteva essere domata solo da un ristretto numero di piloti particolarmente dotati. La massima potenza raggiungeva 450 cavalli turbo, una forza che anche i migliori facevano fatica a dominare. Quando gli vennero chieste spiegazioni sul potere di accelerazione della S1, Hannu Mikkola rispose in questo modo: “Immagina di essere tranquillamente fermo al semaforo rosso e di aspettare che scatti il verde. Al giallo fai andare la macchina a 8500 giri e poi al verde lasci andare la frizione, a questo punto la macchina parte in modo talmente brusco, che ti viene da pensare che un autocarro da cinque tonnellate ti abbia tamponato con tutta la sua forza, è veramente incredibile!” Incredibile o no, le quattro perdono sempre più terreno dalle nuove generazioni di auto speciali costruite e progettate solo ed esclusivamente per i rally.
La fine dell’epoca dei rally più spettacolare di tutti i tempi arrivò con un tragico incidente durante il rally del Portogallo. Il campione locale Joaquim Santos durante la prova speciale schiva bruscamente una personanon riesce più a controllare la sua Ford e piomba sugli spettatori. Una donna e due bambini muoiono, 30 spettatori rimangono feriti. Questo incidente segnò la fine delle auto di gruppo B, e la stagione 1987 venne caratterizzata nuovamente dalle auto del gruppo A, più vicine a quelle di serie che a quelle sportive. Il team esclusivamente bavarese composto da Röhrl/Geistdörfer sulle Audi 200 quattro si batte discretamente con una berlina modificata e mette sotto forte pressione le veloci auto concorrenti a trazione integrale. Il team Audi uscì dalla scena internazionale dei rally in modo spettacolare in occasione del safari-rally in Kenia. Due Audi 200 alla partenza, due al traguardo, Röhrl/Geistdörfer vincono davanti a Mikkola/Hertz. Ancora una volta viene utilizzata la S1.