02 December 2014

Bellissime da corsa, la Lotus 21

Vinse il primo GP iridato per il Team di Colin Chapman, dopo quattro vittorie di Moss con le Lotus di Rob Walker. È stata la capostipite...

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Campionato Mondiale di Formula Uno 1961: la Lotus di Colin Chapman vuole infrangere il dominio della Cooper-Climax, fresca vincitrice della Coppa Costruttori e del Titolo iridato Piloti con Jack Brabham nel 1960. La Lotus è stata, dopo la Cooper, la prima scuderia a convertirsi al motore posteriore con il modello 18, presentato al GP d’Argentina del 1960. Nelle mani di Stirling Moss, la “18” si è imposta per la prima volta nel successivo GP di Monaco, in quella che di fatto fu la prima vittoria di una Lotus nel Mondiale di F1, pur se ottenuta dalla scuderia “privata” di Rob Walker. La 18 è seguita dalla “21”, che esordisce al GP di Monaco, prima prova della stagione 1961. A portarla in gara è lo scozzese Jim Clark, allora alle prime armi in F1, accanto al britannico Innes Ireland. Clark parte in prima fila con il terzo tempo (la pole fu di Moss, con la “18”), mentre Ireland, pur qualificatosi, non prende il via. La mancata partenza è causata dalla scarsa precisione del cambio Lotus: nel passaggio terza-quarta lungo il tunnel durante le prove, invece della quarta è entrata la seconda. La subitanea e inaspettata decelerazione provocata dal bloccaggio delle ruote motrici, con conseguente perdita di controllo della vettura, è causa di un grave incidente in cui Ireland riporta ferite che gli impediscono di disputare il GP.

Disteso Al di là del risultato finale (Clark chiude decimo), la “21”, con le sue forme morbide, basse e slanciate, fa subito intuire di essere un passo avanti rispetto alla “18”. Si nota soprattutto la migliore profilatura della parte anteriore, dovuta all’eliminazione del serbatoio sopra le gambe del pilota, compensata dalla maggior capacità dei serbatoi laterali. In più, Chapman disegna un posto di guida più basso, che obbliga il pilota ad assumere una posizione semi-distesa. Meno comoda, ma che permette di ottenere un più favorevole coefficiente di forma della carrozzeria e un’inferiore sezione maestra della vettura, a vantaggio della velocità massima. Non è cosa da poco con i motori aspirati di soli 1500 cc, che nel ’61 sostituiscono da regolamento i precedenti 2.5, perché la riduzione della resistenza dell’aria era l’unica via per ottenere una velocità di punta in grado di compensare, almeno in parte, l’inferiore potenza del quattro cilindri Coventry-Climax, soprattutto nei confronti del V6 Ferrari e dell’otto cilindri Porsche. Chapman, peraltro, ha progettato la “21” in funzione del V8 Coventry- Climax, ma il ritardo nell’approntamento della nuova unità motrice lo costringe a ripiegare sul vecchio quattro cilindri FPF e a modificare la parte posteriore della vettura. Un altro passo avanti, rispetto alla 18, viene dalla rigidezza del telaio per mezzo di tubi di sezione più generosa.

La “21” conserva il telaio tubolare, ma non sia mai che Chapman accetti di aumentare il peso; casomai toglierne un po’. La “21” ha, infatti, la carrozzeria in vetroresina al posto dei consueti pannelli in alluminio. Qualche modifica alla già evoluta sospensione posteriore della “18”, caratterizzata da lunghi puntoni di reazione (soluzione che tutti adotteranno), con l’obiettivo di renderne il movimento ancora più preciso, completa il pacchetto tecnico. Leggerezza, tenuta di strada, penetrazione aerodinamica, sono le armi con cui Innes Ireland e Jim Clark affrontano gli avversari nel 1961. A Montecarlo abbiamo visto come andò. A Zandvoort, teatro una settimana dopo del GP d’Olanda, si registra un fatto mai verificatosi prima in un GP iridato: tutte le monoposto schierate al via terminano la gara. E non solo: nemmeno una si ferma ai box per qualche noia.

Vinceil tedesco Wolfgang von Trips su Ferrari 156, ma la lotta che vede per protagonisti Clark e Phil Hill è emozionante. Prevale l’americano della Ferrari sullo scozzese della Lotus, che chiude terzo davanti alla “18” di Moss. Qui il Team Lotus schiera Trevor Taylor al posto di Ireland, ancora convalescente per le ferite riportate a Montecarlo. Il britannico, indisponibile la “21” di Ireland, è al volante anch’egli di una “18”. Belgio, Francia e Gran Bretagna ribadiscono la supremazia delle Ferrari che si aggiudicano i rispettivi GP con Phil Hill, Giancarlo Baghetti e di nuovo con Von Trips. In Belgio il podio è formato tutto da piloti di Maranello, con Von Trips e Ginther a occupare le piazze d’onore. Stessa situazione a Spa-Francorchamps, dove le 156 occupano addirittura i primi quattro posti. Poca fortuna in Belgio per le 21 di Clark e Ireland, che, partite in terz’ultima fila, patiscono una gara piena di problemi: Clark termina dodicesimo a sei giri dal vincitore, mentre Ireland si ritira al decimo giro con il motore in avaria. In Francia, il 2 luglio a Reims, la squadra Lotus schiera, accanto a Clark e a Ireland, una terza “21” affidata a Willy Mairesse, che non terminerà la gara per una panne di carburante dopo ventisei giri. Ad Aintree, in Inghilterra, sotto il diluvio, Clark e Ireland partono affiancati in terza fila con l’identico tempo.

Peccato che Clark si ritiri dopo sessantatre giri per una perdita d’olio, mentre Ireland è decimo a tre giri. Al Nürburgring è invece Stirling Moss a vincere: come già al GP d’Inghilterra, egli pilota una Lotus 18/21. Che significato ha questa sigla? A Rob Walker, titolare della scuderia che porta il suo nome (per inciso è anche proprietario della distilleria che produce il noto whisky marca Johnnie Walker) i vantaggi della nuova “21” non sono sfuggiti e chiede a Chapman di vendergliene una. Ci sono, però, opposte pressioni da parte delle compagnie petrolifere che patrocinano il team ufficialee quello di Walker e la risposta di Chapman è negativa. A Walker non resta altra soluzione che aggiornare la “18” con parti della “21”, in particolare la sospensione posteriore.

Ci sono modifiche anche al telaio, così che la linea diventa simile alla 21 ufficiale e questo è quanto si vede in Germania, dove Clark termina quarto mentre Ireland si ritira al secondo passaggio con la macchina che va a fuoco. Tragedia Sui lunghi rettilinei monzesi, dove si disputa il GP d’Italia, non c’è agilità che tenga: le Ferrari occupano cinque delle prime sei posizioni in griglia di partenza. La prima delle Lotus, quella di Clark, è settima, Ireland con la “18/21” è nono, Moss con una “21” undicesimo. In prova la monoposto di Moss è un cocktail di colori: la parte superiore è blu con il musetto contornato di bianco, che sono i colori di Walker, mentre quella inferiore è dipinta nel tradizionale verde inglese come le “21” ufficiali di Chapman. In più le ruote hanno i cerchi di colore giallo invece che il consueto grigio alluminio: come mai? Si tratta di... favori tra cugini, poiché sono parti prese a prestito dalle Lotus ufficiali.

 

Ci sono altre Lotus nello schieramento, ma sono vetture “private”. Vediamo le “18” di Tim Parnell, Gerry Ashmore e Gaetano Starrabba, quest’ultima con motore Maserati, le “18/21” di Masten Gregory e di Henry Taylor, iscritte dalla Scuderia UDT Laystall Racing Team che, come Walker, aveva operato l’aggiornamento delle proprie vetture. Ci sono Wolfgang Seidel e Michael May con le “18” della Scuderia Colonia e l’altoatesino Ernesto Prinoth con la “18” della Scuderia Dolomiti. Il parco iscritti è di trentotto concorrenti, ma la griglia di partenza ne ammette trentadue e quindi sei resteranno esclusi. Alla fine saranno nove le Lotus alla partenza. Monza consacra Phil Hill, vincitore del GP d’Italia, quale nuovo campione del mondo e la Ferrari quale vincitrice della Coppa Costruttori. Ma è un trionfo dal sapore amaro per la scomparsa di von Trips nel tremendo incidente innescato al secondo giro dalla Lotus di Jim Clark, che provoca la morte di quattordici spettatori assiepati lungo il terrapieno all’ingresso della curva Parabolica, sui quali piomba la monoposto del pilota tedesco.

 

Sopraelevata

La pista di Monza comprendeva allora l’anello di alta velocità, la famosa curva sopraelevata che portava la lunghezza del circuito brianzolo a ben 10 km. Con questa misura Monza era il terzo circuito più lungo del Mondiale, dopo i 22.810 metri del Nürbürgring e i 14.100 di Spa-Francorchamps. La lunga e impegnativa sopraelevata, percorsa alla massima velocità, metteva alla frusta il telaio delle piccole e leggere F1 a motore posteriore, tanto che nel ‘62, per motivi di sicurezza, fu esclusa dal circuito.

La vettura di Innes Ireland patì, al quinto giro, un cedimento del telaio che costrinse il pilota inglese al ritiro, fortunatamente senza riportare danni. Le sole Lotus superstiti al traguardo monzese furono le “18” di Parnell, decimo, e di Taylor, undicesimo. In una stagione densa di appuntamenti fuori calendario, le gare titolate sono invece solo otto, l’ultima delle quali si corre l’8 ottobre sul circuito di Watkins Glen negli Stati Uniti. Assenti le Ferrari dopo i fatti di Monza, Innes Ireland consegna a Colin Chapman e alla storia la prima affermazione di una Lotus ufficiale in un GP iridato, gara in cui Clark termina settimo a quattro giri. Ed è anche l’ultima vittoria per il vecchio e superato quattro cilindri Climax, nato nel 1957 e destinato a essere sostituito dal nuovo V8. “25” La portata della rivoluzione operata da John Cooper in F1, con il passaggio del motore dalla posizione centrale-anteriore a quella centraleposteriore, fu capita e sviluppata in pieno da Colin Chapman, che seppe per primo sviscerare gli aspetti tecnici che rendevano tale soluzione vincente.

Con la 21 Chapman intraprese un cammino tecnico che lo porterà a esaltare le doti del telaio, unica via possibile per garantirsi, tra tutti gli altri motorizzati Coventry-Climax, la supremazia in pista. La leggerezza e l’agilità delle sue monoposto saranno la chiave di tanti futuri successi, anche se la ricerca a volte esasperata della riduzione del peso sarà causa di alcuni incidenti per i quali Chapman finirà nell’occhio del ciclone. Nel 1962 la “21” fu seguita dal modello di transizione “24”, sempre con telaio tubolare, ma il futuro sarà la Lotus 25 con l’innovativo telaio monoscocca che Clark porterà al debutto nel maggio del 1962 al GP d’Olanda. La “21”, a partire dal 1962, non fu più impiegata come vettura ufficiale dal Team Lotus e proseguirà la sua avventura agonistica in mani private.

DOMINIO IN SUDAFRICA
Nel 1961 furono soltanto otto le gare valide per il calendario iridato. Ben 25 furono invece quelle senza validità: GP senza punti ma con ricchi premi in denaro e tanta notorietà per i vincitori. Gare a cui non sempre partecipavano le squadre ufficiali e i piloti più famosi erano liberi di correre per i team privati. Per questo molte erano terreno di caccia delle scuderie britanniche che, al contrario della Ferrari, non avevano impegni in altre categorie, come il Mondiale Marche. In queste gare del ’61 la Lotus 21 ottenne ottimi risultati: citiamo il secondo posto di Clark alle spalle di Moss a Brands Hatch, il 3 giugno, in occasione del Silver City Trophy, e la vittoria di Innes Ireland, il 23 luglio, al GP della Solitude in Belgio davanti alle Porsche di Bonnier e Gurney (foto McKlein).

Si prosegue il 27 agosto sul circuito di Roskilde dove è in programma il II GP di Danimarca: Ireland conquista la seconda piazza alle spalle della Lotus 18 di Moss, mentre Clark termina quarto il 3 settembre all’Aerautodromo di Modena, gara vinta ancora da Moss. Il 17 settembre, al Flugplatzrennen in Austria, è di nuovo Ireland a passare per primo sotto la bandiera a scacchi, precedendo la Cooper- Climax di Jack Brabham e la Porsche di Bonnier. Il 9 dicembre, a Kyalami in Sudafrica, le “21” fanno doppietta, con Clark che precede Trevor Taylor con la seconda Lotus ufficiale. Completa il podio Jo Bonnier. E ancora Clark, una settimana dopo, si aggiudica il Gran Prix du Natal sul circuito di Westmead. L’ultimo appuntamento fuori calendario del 1961 è il 26 dicembre a East London, dove Clark chiude con una vittoria precedendo, come aveva fatto a Weastmead, Moss e Bonnier. Il 2 gennaio 1962, al Cape Grand Prix di Killarney, tocca invece a Trevor Taylor precedere Clark e Bonnier, chiudendo in maniera trionfale il quartetto di gare sudafricane

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