Ferrari all’asta RM di Monterey: Ferragosto con la “Uovo” di Marzotto

La 166 MM/212 che fu disconosciuta dal “Drake” è soltanto una di un “portafoglio” che comprende
numerose auto rare e particolari nella storia del Cavallino
1/21 L'Uovo di Marzotto
Mancano pochi giorni all’evento clou dell’anno, la settimana di Monterey in California nella quale si disputerà il Concorso di Eleganza di Pebble Beach, a cui sono associati una varietà di eventi e manifestazioni varie, tra cui gli incanti delle principali Case d’asta. I cataloghi di queste ultime pullulano di Ferrari: quello di RM Sotheby’s spicca con alcuni esemplari molto particolari.
Primo fra tutti, la famosa Ferrari “Uovo”, cioè la 166 MM/212 Export telaio #024 che fu carrozzata da Fontana secondo i dettami di Giannino Marzotto e il disegno dello scultore Franco Reggiani. La presenza in catalogo di questa vettura ha del sensazionale per la storia della macchina, che è nota ma vale la pena di essere ricordata brevemente. Giannino Marzotto, il più estroverso e stravagante dei “conti correnti” che furono probabilmente i migliori clienti di Enzo Ferrari all’epoca (tutti i quattro fratelli correvano con le auto del Cavallino: oltre a Giannino anche Paolo, Umberto e Vittorio) nonché valenti piloti, volle tentare la strada dell’aerodinamica per migliorare le prestazioni della sua Ferrari e ne nacque questa linea stravagante oggi, ma che all’epoca seguiva i dettami delle convinzioni sull’aerodinamica applicata alle automobili. Quando Enzo Ferrari la vide la disconobbe immediatamente: per lui non era più una sua creatura. Ma la macchina andava forte, tanto che Giannino nel 1951 rischiò di vincere proprio con lei la sua seconda Mille Miglia. Ci vinse comunque il Giro di Toscana a una media record. La “Uovo” fu poi ceduta in Messico, dove era arrivata con il suo ideatore per correre la Carrera Panamericana, che però non disputò. Gareggiò invece, dipinta di rosso, in numerose gare nordamericane nell’ambito dei consueti passaggi di proprietà, prima di tornare in Europa ed essere restaurata e riportata nel colore azzurro originario. Andrà all’asta il 18-19 agosto su una base di 4,5 milioni di euro.
La seconda Ferrari di cui parliamo qui è la terza di quattro 121 LM costruite, la numero 0546 LM, carrozzata spider da Scaglietti, che fu schierata dalla Scuderia Ferrari sia alla 1000 Miglia sia alla 24 Ore di Le Mans del 1955. Dopodiché fu acquistata in sequenza da due appassionati californiani e arriva all’asta di Monterey dopo vent’anni di unica proprietà. Ha ancora il suo cambio e il suo motore di origine, uno dei motivi per cui la base d’asta è prossima ai 6 milioni di euro.
La storia delle Ferrari è piena di modelli che nati con una cilindrata diversa da quella di origine. La Mondial 500 del 1954 con numero di telaio 0448 MD è una di quelle, poiché monta in realtà un motore 735, sempre a 4 cilindri (dunque con cilindrata totale di 2.940 cc). È la dodicesima di 13 spider carrozzate da Pinin Farina e fu usata di rado in corsa, in California negli anni ’50. La sua stria è ben nota e negli ultimi vent’anni è stata di proprietà della stessa persona. L’interesse per questo esemplare, quotato almeno 3,5 milioni di euro, è dato dal fatto di essere iscrivibile a un gran numero di gare storiche e di essere molto più competitiva di una normale Mondial 500 di 2 litri.
L’ultima Ferrari stradale ispirata nella linea alla “era dei jet” della Jet Age, questa 410 Superamerica del 1959 è uno dei dodici esemplari prodotti della “III serie” del modello di Pinin Farina (telaio 1305 SA). In più l’esemplare in questione fu personalizzato con numerose caratteristiche speciali, tra cui i fari coperti in stile competizione e i parafanghi posteriori con codine in pezzo unico e disegno originale. La base d’asta è di circa 5 milioni di euro.
La 342 America (4.104 cc, del 1952) Cabriolet è una delle testimonianze dello sporadico rapporto di Enzo Ferrari con il carrozziere Vignale. Infatti questo esemplare (telaio 0232 AL) è il solo, primo di sei totali, firmato da Vignale ed è rimasto semi nascosto fin dagli anni ’70. Ha ancora il suo motore originario ed è una rarità in tutti i sensi, visto che gli esemplari aperti di questo modello sono rarissimi. Anche per questo la base d’asta parte da circa 2 milioni di euro.
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