Cosa dire delle auto inglesi che rinascono? In Gran Bretagna hanno avuto moltissimi marchi illustri, quasi tutti oggi scomparsi. Il che, a quanto pare, rappresenta la loro più grande attrattiva. Visto che chiunque oggi volesse lanciare una nuova automobile dovrebbe fare tutto ex-novo, perché non attingere da questo grande passato per dare al nuovo modello un nome e al marchio nuova vita? La lista è lunga: da Allard a Argyll passando da Fairthorpe e Frazer-Nash, molti sono risorti, anche più volte. Un’altra cosa che hanno in comune è il fatto che nove volte su dieci si è trattato di piccoli marchi, ai margini dell’industria motoristica Britannica. Tuttavia, la storia che raccontiamo oggi è un’eccezione. Si parla, è vero, di un’altra auto giunta alla seconda o forse terza o quarta vita; ma è anche un’auto che ha fatto la storia.
Perché la MG B, con oltre mezzo milione di esemplari venduti, è un’icona della sportive all’inglese. Perciò farla risorgere, nell’anno del 50esimo compleanno, forse non è una cattiva idea. Con il telaio numero “0”, questa è la prima MG LE50 realizzata dalla Frontline Developments. Come si è arrivati a tutto ciò? Ce lo spiegano con passione Ed Braclik e Tim Fenna, i titolari della ditta che ha sede ad Abingdon, proprio la stessa città della MG.Dopo una tazza di té, Ed inizia a raccontare: “Avevo 21 anni e avevo una Sprite. Molto piacevole, ma anche frustrante: aveva un cambio terribile. Mi chiesi se si poteva migliorare e costruii un cambio a cinque marce, sulla base di uno Toyota. Mio padre aveva un’officina di restauro e in breve un paio di clienti chiesero la stessa modifica per la loro auto. È cominciata così”.
MOTORE ROVER
E la MGB è stata la successiva: “Per prima cosa -prosegue Braclik- vi ho montato un motore Rover serie K, poi, insieme a Ken Costelo, specializzato in MGB V8, abbiamo sviluppato una nuova sospensione posteriore.” Lo sviluppo di soluzioni meccaniche d’epoca in realtà non si è mai interrotto, ed è questo che vorrebbero fare qui nei prossimi anni: “Quest’anno la MGB compie 50 anni -spiega Tim Fenna- e la nostra ditta ne compie 20, perciò in breve siamo giunti alla conclusione che il massimo sarebbe stato costruire un’auto completa.” Niente spider I due mi accompagnano alla scoperta delle fasi della produzione. Si parte da una scocca prodotta con gli stampi originali, mi mostrano le saldature di tetto e parafanghi, che restano invisibili, prima di andare alla verniciatura. Le tinte disponibili sono soltanto tre: grigio canna di fucile, bianco inglese tradizionale e verde mandorla metallizzato come la macchina che abbiamo fotografato, un colore tipicamente Aston Martin.
Alla Frontline Developments costruiscono solo MGB GT. Niente roadster? “Avrei paura che il tetto voli via in velocità -risponde Braclik. La vettura chiusa è più rigida e ha una migliore aerodinamica”. Mi domando anche come facciano ad avere le vecchie targhette di omologazione: l’auto fotografata per esempio ne ha una del 1966. Come può un’auto costruita oggi essere ammessa alla circolazione con una targhetta vecchia di cinquant’anni? “Perché usiamo soltanto una certa quantità di pezzi nuovi -risponde Braclik. Anzi, per meglio dire: pezzi nuovi diversi dai pezzi originali. Telaio e carrozzeria di queste macchine sono fatti oggi, ma sono identici a quelli dell’epoca. E lo stesso vale per molti altri pezzi che cambieresti normalmente per l’usura.
TECNICA
La sospensione anteriore è quasi identica all’originale.” In compenso, motore, cambio e un pezzo della sospensione posteriore sono molto diversi: “Potremmo avere una nuova omologazione, se volessimo, ma sarebbe un costo aggiuntivo -dice Braclik. Bisognerebbe fare un crash-test, fare nuovi paraurti, cambiare tutti gli interruttori sul cruscotto. Così è più semplice, in giro ci sono ancora molti esemplari da cui si può attingere”. Sul retro abbiamo già notato la presenza di alcune MGB malmesse… Secondo Braclik e Fenna la difficoltà maggiore è venuta dall’installazione del motore della Mazda Mx-5, più leggero di ben 175 kg rispetto all’originale: “Abbiamo fatto calcoli molto accurati -dice Fenna- per montarlo al meglio.
Ma alla fine abbiamo comunque modificare la scocca, una cosa che ci è costata del tempo ma ne è valsa la pena perché adesso ci sta perfettamente e bastano 20 minuti per il montaggio”.“E poi ci sono gli interni che ci hanno dato da fare non di meno -interviene Braclik. Abbiamo una lunghezza di cavi tre volte quella originale”. Ci mostra le luci della strumentazione: la vettura originale ne aveva una per ogni strumento, ora hanno messo delle lucine led: “Il problema -continua Braclik- è che fanno molta più luce di quelli vecchi, e c’era un grande riflesso nel parabrezza. Per risolverlo abbiamo arretrato un po’ il cruscotto. Abbiamo mantenuto gli strumenti Smiths: il tachimetro è fatto apposta per noi, con il fondoscala a 170 miglia. L’originale ce l’ha a 120”. Sul tachimetro c’è la scritta MG LE50, molto sottile.