1976: Italia iridata in Formula 1, Mondiale Marche e Rallye (anche Europeo)

L’ondata di ispirazione rètro (il bianco sulla Ferrari F1, la 124 Abarth Rally presentata a Ginevra) ci riporta a inizio ’76, quando le auto italiane erano ovunque quelle da battere. Speriamo che sia di buon auspicio…

1976: Italia iridata in Formula 1, Mondiale Marche e Rallye (anche Europeo)

A Barcellona la Ferrari sta provando la monoposto a cui sono affidate le sorti di Maranello nel mondiale F1 2016. Si chiama SF16-H, e ripropone, nella livrea rossa, ampie zone di bianco, come sulle 312 T che dominarono la Formula 1 di metà anni ’70. A Ginevra, Abarth ha rispolverato un nome mitico: 124 Rally, come quella che vinceva a ripetizione.

Speriamo siano cose di buon auspicio, che ci riportino ai vertici dell’automobilismo sportivo. Esattamente quarant’anni fa, nei primi mesi del 1976, l’Italia si presentava ai nastri di partenza della stagione da campione uscente in tutte le categorie più importanti. A fine 1975, la Ferrari aveva dominato il Campionato del Mondo di F1, vincendo sia la classifica Conduttori, con Niki Lauda, sia quella Costruttori; l’Alfa Romeo aveva dominato il Mondiale Marche con la favolosa 33 TT 12; Lancia aveva vinto il mondiale Rally con la Strato’s guidata da Sandro Munari; infine Fiat aveva portato a casa l’Europeo Rally (allora prestigiosissimo) con la 124 Abarth Rally e Verini/Rossetti. Fu un’annata trionfale, forse irripetibile.

 

Cavallino dominatore

Il 1975 della Ferrari in F1 quell’anno comincia con la vecchia 312 B3/B4, l’ultima evoluzione della monposto nata tra mille difficoltà e poi resa competitiva tanto che sfiora l’iride ’74. Ma l’anno dopo le rivali sono tutte molto migliorate, prima tra tutte la McLaren M23 di Emerson Fittipaldi, che vince in Argentina il primo GP. Ma anche la Brbham BT44B è molto competitiva, tanto che Carlos Pace si aggiudica la seconda gara dell’anno, in Brasile. Lauda e Regazzoni devono accontentarsi di fare punti. In Sudafrica debutta la nuova Ferrari 312 T, ma è ancora acerba e la vittoria va alla Tyrrell di Jody Scheckter, che si propone come importante outsider. Al quarto GP dell’anno, in Spagna, arriva il primo squillo di Maranello, con le Ferrari che monopolizzano la prima fila al Montjuc; è il GP dell’incidente di Stommelen, la sua Lola-Hill finisce fuori pista, la gara è interrotta prima di aver terminato la metà dei giri, si assegnano metà dei punti e vince Jochen Mass su McLaren, mentre le Ferrari finiscono male: si toccano alla prima curva, Lauda è fuori subito, Regazzoni non classificato. La classifica di campionato vede Fittipaldi in testa con 15 punti davanti a Reutemann e Pace con 12; Regazzoni e Lauda sono 7° e 9° con 6 e 5 punti rispettivamente. Per il quinto GP il Circus si trasferisce nella mondana Monte-Carlo, per il GP di Monaco: altro circuito cittadino, ma ben altro risultato: Lauda fa la pole e vince davanti a Fittipaldi. È la prima di una serie di cinque gare (Monaco, Belgio, Svezia, Olanda, Francia) in cui Lauda porta a casa quattro vittorie, un secondo posto e 4 pole position. Dopo la Francia, la classifica vede il pilota austriaco in testa al mondiale con 47 punti, davanti a Reutemann con 25 e Fittipaldi con 24. A quel punto mancano cinque gare al termine del campionato, dunque ci sono a disposizione ancora 45 punti. In Gran Bretagna le due Ferrari occupano la prima fila alla partenza, ma il meteo condiziona la gara, tanto che soltanto Fittipaldi, vincitore, completa i 56 giri perché tutti gli altri finiscono fuori pista alla penultima tornata. Lauda è soltanto ottavo. In Germania l’austriaco della Ferrari colleziona un’altra pole position, ma in gara è terzo; vince Reutemann che torna secondo in campionato, mentre Fittipaldi si ritira per una foratura. Dopo l’Austria la situazione è pressoché immutata, ma la cosa va a vantaggio di Maranello e di Lauda, perché il GP seguente, a Monza, potrebbe essere decisivo: a Zeltweg infatti in gara piove di nuovo e la bandiera a scacchi è sventolata a metà corsa: punteggio dimezzato, vince Vittorio Brambilla, Lauda è sesto con Reutemann e Fittipaldi fuori causa. Si arriva così a Monza: Lauda ha 17,5 punti di vantaggio su Carlos Reutemann e 18,5 su Fittipaldi quando ce ne sono ancora soltanto 18 a disposizione. Per vincere il titolo all’austriaco basta arrivare 6°, o anche fuori dai punti se Reutemann si ritirasse. Grazie al loro 12 cilindri, le Ferrari partono dalla prima fila, Regazzoni vince e Lauda è terzo. È l’apoteosi, undici anni dopo l’ultimo iride con Surtees. Manca soltanto una gara, il GP degli USA, dove Lauda legittima una volta di più il titolo: pole e vittoria.

La stagione 1975 è in pratica un dominio della Ferrari, che vince 6 gare su 14 e fa segnare 9 pole position (tutte con Lauda). La nuova 312 T, con motore 12 cilindri a V di 180° da 500 CV, cambio trasversale e aerodinamica e distribuzione del peso innovativi (i radiatori dell’acqua sono molto avanzati) è un passo avanti nelle prestazioni rispetto alle auto inglesi. Inoltre, è anche molto affidabile, fattore in quegli anni fondamentale per vincere le corse.

 

Altra “Rossa”, altro “boxer”

Il mix di affidabilità e prestazioni è lo stesso che rende imbattibile anche l’Alfa Romeo nel Mondiale Marche. Le 33 TT 12, anch’esse con motore a V di 180°, progettato da Carlo Chiti, sono velocissime e non si fermano quasi mai. Il calendario del Mondiale 1975 è su nove prove: manca la 24 Ore di Le Mans, che fa gara a sé, ma ci sono alcune “classiche” come la 24 Ore Daytona (a cui peraltro Alfa Romeo non partecipa) che apre la stagione. L’avversario principale è la Renault, che schiera le Alpine turbo A441, Ligier e una muta di Porsche private o semi-ufficiali, sempre competitive. La seconda gara è la 1000 km del Mugello, dove vince la macchina francese condotta da Jabouille/Larrousse; le Alfa, iscritte dal Team Kauhsen, sono 2a (Merzario/Ickx) e 4ª (Pescarolo/Bell). La prima vittoria arriva alla gara seguente, la 800 km di Digione, dove Merzario/Laffite vincono e Pescarolo/Bell sono quarti. Passano quindici giorni ed è la volta della 1000 km di Monza, grande classica vinta nuovamente da Merzario/Laffite, mentre l’altra Alfa Romeo si ritira per problemi di lubrificazione. Un mese dopo arriva un’altra grande classica: la 1000 km di Spa-Francorchamps, che fa registrare un dominio totale del Biscione, con la doppietta di Pescarolo/Bell e Ickx/Merzario. Quindici giorni dopo è già la volta della Coppa Florio, in Sicilia: 1000 km da percorrere sul velocissimo anello di Pergusa, dove le Alfa Romeo ancora una volta fanno valere potenza e affidabilità con una doppietta: Merzario/Mass davanti a Bell/Pescarolo. Al terzo posto, la Porsche 908-3 privata dei valentissimi Joest/Casoni, unica a tenere il passo delle auto italiane. Il 1° giugno è l’ora di un’altra gara di cartello, la 1000 km del Nürburgring dove torna a schierarsi anche la Renault ufficiale di Larrousse/Jabouille. Ma Merzario/Laffite sono imprendibili e, dopo 44 giri della Nordschleife, vincono dopo una bella battaglia con la Mirage-Ford GR7 di Ganley/Schenken e alla Porsche 908/3 semiufficiale di Müller/Kinnunen; l’altra 33 è 6ª con Mass/Scheckter. A fine giugno c’è la 1000 km di Zeltweg, altra pista da “pelo” dove Bell/Pescarolo vincono davanti a Merzario/Brambilla e agli onnipresenti Joest/Casoni con la loro fida Porsche 908-3. Il mondiale termina, a metà luglio, con la 6 Ore di Watkins Glen, altra grande classica dove l’Alfa Romeo conclude l’anno in gloria con un’altra doppietta e Pescarolo/Bell che vincono davanti a Merzario/Andretti e alla Renault A442 Turbo di Larrousse/Jarier. La classifica finale vede l’Alfa Romeo campione con 140 punti davanti alla Porsche (98) e alla Renault-Alpine (54).

 

Mondiale ed Europeo Rally: c’è soltanto l’Italia

Nel 1975 i Rally sono una faccenda per le Case italiane, Lancia e Fiat. La prima domina il mondiale con Strato’s, ma la seconda non è da meno perché è… vice iridata e vince l’Europeo, che all’epoca è un campionato importante e prestigioso. A Monte-Carlo è un dominio: Munari/Mannucci vincono su Lancia davanti a tre Fiat-Abarth 124 Rallye (Mikkola/Todt, Alen/Kivimaki e Bacchelli/Scabini). È l’anno del famoso Safari dominato da Munari e perso per le forature (la Strato’s ha pneumatici diversi davanti e dietro, perciò due ruote di scorta sono come una) e della prima vittoria in Grecia di un certo Walter Röhrl, che batte le Gr. 4 con la sua piccola Opel Ascona Gr. 2. La Strato’s vince anche i Rally di Svezia e Sanremo (Waldegaard/Thorszelius) e il Tour de Corse (Darniche/Mahé), portando alla Lancia il titolo iridato con 96 punti davanti alla Fiat (61; la 124 vince il Rallye del Portogallo con Alen/Kivimaki).

La vittoria nell’Europeo della Fiat arriva grazie alle vittorie di Verini-Rossetti al Costa Brava, alla Lyon-Charbonnieres, al Rally Firestone (Spagna), a quello di Jugoslavia e di Polonia, cui si aggiunge il secondo posto al San Martino. La 124 Abarth Rallye è imbattibile.

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