Se l’Aurelia B20 GT ha spianato la strada delle competizioni per la Lancia, nel 1952 viene dato incarico a Vittorio Jano di impostare il progetto per una nuova vettura sportiva. È la D20, coupé sportivo costruito nel 1953 co motore V6 di 2.962 cc e 217 Cv di potenza. Debutta alla Mille Miglia dello stesso anno conquistando il terzo posto con Felice Bonetto. Con Umberto Maglioli si aggiudica, invece, la Targa Florio. Dalla D20 deriva la successiva D23. Una spider con lo stesso motore ma con l’innovazione delle sospensioni posteriori con ponte De Dion anziché a ruote indipendenti. La D24 è l’ulteriore evoluzione della D23, con motore maggiorato e passo accorciato di 200mm (da 2.600 a 2.400 mm), vettura costruita in appena due mesi dal via dei lavori all’esordio in corsa.
La D24 sfrutta il meglio della tecnologia dell’epoca: il telaio in tubi di acciaio al cromo molibdeno di piccolo diametro è rigido e leggero, il motore è fissato in più punti come elemento di irrigidimento. Le sospensioni riprendono quelle della serie D, con braccio oscillante inferiore, braccetto di guida superiore collegato alla barra antirollio e una balestra trasversale sull’assale anteriore. Il motore è V6 di 60° con cilindrata portata a 3.284 cc e una potenza che oscilla tra 230 e 240 Cv. È dotato di doppia accensione con due distributori montati sulla estremità posteriore degli assi a camme di aspirazione. La particolare architettura degli organi meccanici rende la D24 stabile ma richiede anche una grande abilità di guida. Per questo la Lancia si assicura i migliori piloti del momento, grazie ai quali la vettura conqui- sta 11 vittorie sulle 17 gare disputate nel 1953. L’asso argentino Juan Manuel Fangio si aggiudica la massacrante Carrera Panamericana Mexico, seguito dai compagni di squadra Piero Taruffi ed Eugenio Castellotti. Un vero trionfo. Con questo fortunato modello si conclude anche il programma delle vetture sportive Lancia, perché il 18 ottobre 1954 la Casa di Borgo San Paolo annuncia il ritiro dalle gare per vetture sport per dedicare tutte le energie all’ambizioso programma della Formula 1.
La monoposto che segna l’ingresso della Lancia in Formula 1 è molto avanzata per i suoi tempi. Si chiama D50 ed è realizzata secondo i nuovi regolamenti che prevedono l’utilizzo di motori aspirati di 2.500 cc oppure sovralimentati di 750 cc. Le iniziali difficoltà nella sua messa a punto ritardano il debutto che avviene al GP di Spagna a Barcellona, ultima gara della stagione. Il progettista è sempre Jano, che propone una vettura fuori dagli schemi. È ben evidente l’impostazione con tre “corpi”, con i due esterni che hanno la funzione di serbatoi del carburante ma anche di migliorare la aerodinamica tra le ruote anteriori e posteriori. Il telaio è a traliccio di tubi sottili e ancora una volta il motore, un compatto V8, funge anche da elemento strutturale.
Grazie all’inclinazione in pianta dell’asse del motore, l’albero di trasmissione passa a fianco del pilota consentendo di abbassare al massimo il sedile. Il cambio è in blocco col ponte posteriore per un perfetto centraggio dei pesi che resta invariato in gara perché i serbatoi laterali sono in posizione baricentrica. Il motore, dotato di 260 Cv a 8.000giri/minuto, è dotato di quattro assi a camme in testa, doppia accensione con due magneti e 4 carburatori verticali a doppio corpo Solex 40 PII. Un albero collega il motore alla scatola posteriore che alloggia un rinvio conico, la frizione bidisco, il cambio a 5 rapporti e il differenziale autobloccante collegato al cambio da una coppia cilindrica. Le sospensioni anteriori sono indipendenti a parallelogrammi trasversali con bracci costruiti in tubi saldati anziché forgiati mentre il ponte posteriore è De Dion.
Le molle sono a balestra trasversali, anteriore e posteriore, mentre gli ammortizzatori sono interni e azionati da bilancieri. I freni a tamburo sono montati sulle ruote e non come in precedenza all’interno. Al GP di Spagna la Lancia si presenta con due vetture per Gigi Villoresi e Alberto Ascari. Quest’ultimo è l’autore della pole position, ma in gara saranno entrambi costretti al ritiro per guasti alla trasmissione. La stessa coppia viene riproposta ai nastri di partenza della stagione 1955. Al GP di Argentina alla squadra Lancia si aggiunge anche Castellotti. È ancora debacle: Ascari esce di pista mentre è al comando, Villoresi e Castellotti abbandonano per problemi al motore. Il secondo appuntamento è sul circuito cittadino di Montecarlo. Le Lancia D50 sono quattro, con Ascari, Castellotti, Villoresi e il locale Louis Chiron. Gli ultimi tre concludono la gara in seconda, quinta e sesta posizione. Ascari, di nuovo mentre è al comando, è autore del celebre tuffo in mare: l’auto affonda ma il pilota è illeso. Poi arriva il giovedì nero. È il 26 maggio 1955. Ascari è a Monza per seguire alcune prove di Castellotti con una Ferrari. Decide anche lui di provare quella vettura. Al terzo giro esce di pista. Un’uscita fatale che gli toglie la vita.