Presentata al Salone di Torino del 1996 e prodotta nell’ex-stabilimento Lancia di Chivasso dalla Carrozzeria Maggiora, la Coupé entra nei listini ad aprile 1997. La ricetta seguita è esattamente l’opposto di quanto fatto con la Peugeot: alla grossa berlina di produzione il Centro Stile Lancia di Orbassano ha tolto due porte e abbassato leggermente il tetto. Poi, seguendo un’imposizione arrivata dalla dirigenza e mal digerita dai designer (prassi all’epoca piuttosto consueta a Torino) ha accorciato il passo di dodici centimetri e, per economie di scala, ha mantenuto entrambi i paraurti, i cofani e l’intero frontale (parafanghi e parabrezza compresi) della quattro porte.
Con questi presupposti, fare una macchina bellissima è diventata un’impresa impossibile. Il Centro Stile prova a dare comunque il meglio di sé, andando addirittura a scomodare quel mostro sacro che è la Flaminia Coupé (qui ritorna la mano di Pininfarina), riprendendone le due “creste” ai lati della coda, che donano un tocco classico e personale alla vettura, per il resto non particolarmente proporzionata, soprattutto per gli sbalzi eccessivi rispetto al passo, condizionati da paraurti e cofani già in produzione. Anche le luci posteriori sono di recupero, provenienti dalla Delta 2a serie. Un peccato, perché le perplessità del pubblico derivanti dall’estetica controversa e molto poco sportiva finiscono per penalizzare un prodotto altrimenti valido dal punto di vista prestazionale e del comfort di marcia, voci degne delle migliori granturismo dell’epoca.
La decisione di accorciare in misura così evidente il passo, causa primaria del poco equilibrio nella vista laterale,
effettivamente regala alla “k” Coupé una maneggevolezza sul misto invidiabile, da vera sportiva. Ma l’handling è davvero così importante per un’auto da gran turismo come questa Lancia e per il pubblico a cui essa si rivolge? Probabilmente no, soprattutto se si opta per la pastosa versione 3.0 V6 della nostra prova, tra l’altro proposta dalla Casa con la sola trasmissione automatica.
L'articolo completo è stato pubblicato sul numero di Automobilismo d'Epoca - ottobre 2017