di Riccardo Turcato - 22 March 2021

Aston Martin e F1: sessant’anni fa la prima volta

Quando in Bahrain domenica prossima partirà il mondiale 2021, Sebastian Vettel e Lance Stroll riporteranno in F1 un’Aston Martin per la prima volta dal 1960. Succedendo così a Roy Salvadori, Maurice Trintignant e Carroll Shelby, che non ebbero molta fortuna

Il team di David Brown voleva ripetere i successi ottenuti con le vetture Sport anche nel mondiale di F1. Decise così l’esordio nel 1959. L’avventura fu disastrosa e ricordata come uno dei più grandi insuccessi della storia, ripetuto, e forse peggiorato, soltanto con la AMR-One: il prototipo della Casa alata, schierato alla 24 Ore di Le Mans nel 2011 e ritirato dopo soli 6 giri per manifesta inferiorità tecnica.

L’elegantissima verde monoposto inglese che prese il via al mondiale del 1959 era la DBR4. Era una monoposto nata vecchia, dopo oltre un anno di gestazione e basata su concetti ormai sorpassati, in una F1 che in quel periodo sta vivendo la rivoluzione del motore posteriore. Al telaio tubolare in acciaio, derivato dallo sport prototipo BR1, fu abbinato un motore sei cilindri bialbero, con due valvole per cilindro, di 2.492 cc e capace di 280 Cv, montato all’anteriore; cambio a 5 marce; freni a disco, sospensioni a bracci oscillanti con molle all’anteriore e ponte De Dion al posteriore: un concetto superato rispetto alle rivali con le sospensioni indipendenti alle quattro ruote.

La macchina stupisce e fa sognare al debutto, che però avviene “in casa”, in una delle tante gare inglesi fuori campionato: all’International Trophy di Silverstone del 2 maggio 1959, dove Roy Salvadori conquista la pole position ed il secondo posto in gara dietro la Cooper Climax di Jack Barbham. Sarà l’unico acuto, che seduce i tecnici inglesi portandoli a pensare che la monoposto possa lottare per il mondiale.

Il team esordisce a stagione iniziata in Olanda, il 31 Maggio. In qualifica Shelby è 10°, Salvadori 13°. In gara entrambi sono i primi a ritirarsi per problemi al motore.

La gara successiva, il GP d’Inghilterra ad Aintree, si svolge sorprendentemente senza le Ferrari. Una serie di scioperi in Italia, non fanno partire le monoposto di Maranello per la gara d’Oltremanica. Salvadori ottiene il secondo tempo in qualifica, Shelby il sesto. L’aria di casa fa bene. In gara Shelby si ritirerà ancora per problemi al motore, mentre Salvadori sarà buon 6°, ma i punti nel 1959 vanno soltanto ai primi cinque classificati. Salvadori sarà nuovamente sesto in Portogallo,dopo che il team ha saltato la tappa del Gp di Germania all’Avus. Per l’Aston Martin sono gli unici acuti della sua storia in F1. Il team si presenta ancora al Gp d’Italia, con Shelby 10° a fine gara, mentre non vola poi negli Stati Uniti per la gara finale. Un 1959 dunque con sole 4 prove mondiali disputate e nessun punto conquistato.

Per il 1960 si realizzano alcune modifiche alla carrozzeria, al motore ed alle sospensioni, ora indipendenti, ma la monoposto si schiera soltanto al GP di Gran Bretagna, con Maurice Trintignant 11°. Il team va anche al Gp d’Olanda, con Salvadori 18° in qualifica, ma non gareggia perché non raggiunge un accordo economico sul gettone di gara col team.

È la fine del sogno. Con il pensionamento dei motori da due litri e mezzo per il 1961, in favore dei 1500, ed i scarsi risultati in pista, David Brown decide di ritirare l’Aston Martin dalla F1 per concentrarsi sulle gare Sport.

Ora con Lawrence Stroll, padre di Lance e proprietario del team, inizia una nuova era. Si spera di maggior successo, per il prestigio che il nome Aston Martin richiama nel mondo del Motorsport e dell’automobile in generale.

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