di Tommaso Ferrari - 16 September 2021

A Montichiari, con la Ballot che vinse il 1° GP d'Italia

Da oggi, 16 settembre, fino a domenica 19, le celebrazioni ASI del centenario del primo Gran premio d'Italia della storia, che si disputò sul circuito di Brescia nel 1921. Alla guida della magnifica Ballot 3/8 LC che primeggiò in quel fantastico evento, a cui parteciparono anche moto ed aerei, c'era il pilota di F1 e della Ferrari René Arnoux.

Il tempo ci scorre talmente svelto tra le mani che a volte fatichiamo a renderci conto della sua importanza, o meglio, di quanto sia difficile far perdurare per decenni una qualunque cosa. In un secolo modelli di auto sono andati e venuti, classiche restaurate a regola d’arte sono tornate ad uno stato di abbandono, persino marchi automobilistici sono apparsi e scomparsi in molto meno di quel lasso di tempo. Immaginate quindi l’estrema difficoltà, la pazienza e la dedizione per conservare in condizioni eccezionali la Ballot 3/8 LC del 1920 progettata dai brillanti Ernest Henry e Ernest-Maurice Ballot cent'anni fa. Prima però facciamo chiarezza. La poco nota – ma importantissima – Ballot 3/8 fu una vettura da corsa francese di inizio anni ’20, estremamente all’avanguardia per l’epoca e vincitrice del primo GP d’Italia di sempre, che prevedeva trenta giri di un ‘circuito’ realizzato tra le città di Brescia e Montichiari. Il Gran Premio fu incredibile: schierate sulla linea di partenza alle ore 8.00 del 4 Settembre 1921 vi erano auto, moto e persino aerei (che percorsero il medesimo tracciato in senso contrario), qualcosa di mai visto e davvero suggestivo. Delle sei vetture in gara (non ci fu proprio una ressa…) solo tre riuscirono a tagliare il traguardo, con al comando le due Ballot seguite dalla Fiat 801/402. La Ballot vincitrice – guidata all’epoca da Jules Goux con una media di oltre 144 (!) km/h – è esattamente la 3/8 che stiamo ammirando (telaio #1006) un elegante proiettile blu di una finezza meccanica sbalorditiva. Siete scettici? Male.

Il motore della Ballot è un 3.0 litri otto cilindri in linea, già con distribuzione bialbero in testa, quattro valvole per cilindro, i freni sono su tutte quattro le ruote – compreso il freno di soccorso – e le camere di combustione sono emisferiche. La potenza massima è di 110 cavalli, il telaio è composto da acciaio e legno, la carrozzeria è in alluminio e la velocità di punta di 200 km/h; all’epoca doveva sembrare una supercar. Pare che di 3/8 LC esistano solo tre esemplari, e la telaio #1006 ha una storia molto lineare: nel Febbraio del ’23 venne acquistata addirittura da Malcolm Campbell, che la cedette nel 1927 ad un altro corridore illustre, Jack Dunfee, uno dei Bentley Boys. I tre successivi proprietari – una australiana e due inglesi – la tennero poco, al contrario della famiglia Crowley-Milling che la conservò per 70 anni fino al 2016 quando venne ceduta all’attuale proprietario, l’appassionato austriaco Alexander Schaufler. Per celebrare un centenario così illustre serviva un ospite speciale, così ASI, il Comune di Montichiari e l’Historic Racing Club Fascia d’Oro si sono assicurati la presenza di René Arnoux, ex pilota di Formula 1 per Renault, Ferrari e Ligier e – come abbiamo scoperto – persona squisita e simpaticissima. Non potevano non intervistarlo brevemente.

Cosa ti attira di più nelle monoposto?

“Ho sempre sognato di guidare vetture monoposto, prima i kart, poi le Formule minori per togliermi tante soddisfazioni con la F2, ed infine approdare nella massima serie in Formula 1. Sono vetture che definisco “simmetriche”, sei seduto al centro con reazioni uguali sia a destra che sinistra, inoltre ogni componente di una F1 è progettato e sviluppato per andare il più forte possibile”.

Qual è la differenza tra la vecchia rivalità tra te e Villeneuve rispetto a quella di Hamilton e Verstappen oggi?

“Io e Gilles eravamo amici e nemici in pista, per quanto pericolosa la gara e al limite ci rispettavamo sempre, lui diceva ‘io non mi arrendo’ e io facevo lo stesso, però con sportività. In Hamilton e Verstappen vedo solo due nemici.

Se corressi ancora in F1 ti divertiresti ancora?

“Mah, penso di sì. E’ sempre eccitante provare una vettura sviluppata in ogni singola parte per avere la massima performance, anche se con la tecnologia di oggi e tutte queste strategie di gara il pilota conta meno e il piacere di guida è ridotto. La mia parte preferita in gara era l’uscita di curva: parzializzare al meglio l’acceleratore – specialmente con motori turbo – cercando l’equilibrio giusto era fantastico, ora fa tutto la macchina. Provai la F1 di Schumacher del 2004 e già allora ero rimasto un po’ deluso dalla poca interazione tra monoposto e pilota. Ai miei tempi era diverso, in Renault con un 1.5 litri arrivavamo anche a 1.500 cavalli in qualifica, ed era compito tuo domarli”.

Com’è stato provare l’auto da corsa che vinse il primo GP d’Italia?

“E’ incredibile. Ammetto che fino a settimana scorsa non sapessi dell’esistenza del circuito Brescia-Montichiari, e guardando il tracciato antico non c’era mica da scherzare. Io ho provato brevemente la Ballot, ma fare anche 200 km/h con una vettura simile richiedeva attributi giganti, erano matti allora (stessa cosa che disse Schumacher quando guidò la F1 di Arnoux! N.d.r.). Un motore così avanti nel 1921 è uno spettacolo, poi per fortuna anche le gomme, le sospensioni, i freni e via dicendo hanno subito il giusto sviluppo”.

Cosa ti diceva tua mamma quando correvi?

“Beh mia mamma (ride indicando la pieve alle sue spalle N.d.r.) andava in chiesa il giorno prima. Non mi ha mai proibito di gareggiare, ma si preoccupava da morire anche perché all’epoca le F1 non erano ‘blindate’ come oggi, anzi. In occasione degli incidenti più gravi della mia carriera sono stato semplicemente fortunato a non farmi nulla di serio, a differenza purtroppo di altri”.

A differenza del compianto Gilles…

“Esatto, che morì in un modo veramente infelice purtroppo. Vi saluto con un aneddoto alla sua memoria. Un giorno stavamo cercando di fare una determinata curva al meglio, eri sui 200 km/h circa. E faccio a Gilles ‘ma tu riesci a farla in pieno? Perché io devo sollevare un attimo’ e lui mi risponde ‘anche io devo lasciare un attimo l’acceleratore, comunque nella sessione di oggi pomeriggio ci provo’. Ma voi non sapete cosa volesse dire ‘ci provo’ da parte di Villeneuve. Allora partiamo, facciamo le nostre prove ufficiali, e poco prima delle due, a quella curva, vedo la Ferrari nella ghiaia contro le gomme e senza due ruote. Per fortuna vedo Gilles che sta tornando incolume ai box a piedi, così finisco il giro, rientro al box Renault e vado diretto da lui. Mi guarda e subito mi fa ‘Ok, non si fa in pieno!’. Lui era così, doveva sempre trovare il limite “.

Le celebrazioni del centenario del primo GP d’Italia e della vittoria della Ballot continueranno Sabato 18 alla base militare di Ghedi con auto, aerei e moto che ricomporranno l’irripetibile quadro storico (insieme a conferenze ed esibizioni dinamiche) mentre Domenica 19 a Montichiari sarà nuovamente presente Arnoux, insieme a varie Bugatti Tipo 13, Harley Davidson storiche e moto da competizione fino al ’39.

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