a cura della Redazione - 30 May 2022

50 Anni di Porsche 911 Carrera RS 2.7

“La sportiva tedesca più veloce della Germania” come veniva reclamizzata

Ducktail (o coda d’anatra), RS, 2.7. Oggi la Porsche 911 Carrera RS 2.7 è conosciuta con molti soprannomi o abbreviazioni, ma il succo è sempre quello: al tempo era la più rapida vettura tedesca a listino e la prima stradale a montare splitter e spoiler, un trend che dal ’72 in poi prenderà sempre più piede. La RS 2.7 era intesa come omologazione speciale, doveva essere una leggerissima, agile e velocissima 911 per poi competere in pista o nei rally inglobando tantissime evoluzioni tecniche, sviluppata non stop da 15 ingegneri inarrestabili. In origine ne dovevano essere prodotte 500 per omologare la 2.7 RS Gruppo 4 GT Special ma – dopo la presentazione il 5 Ottobre del ’72 – tutti gli esemplari furono venduti nel giro di un mese, così la casa ne costruì altri 1.000 portando il totale complessivo a 1.580.

Gli interni erano essenziali: sedili posteriori, moquette, orologio, bracciolo… tutto venne eliminato per la leggerezza, persino il logo era adesivo e i sedili più sottili. Il peso totale si fermava a 960 chili. Il flat six della 2.7 RS erogava – come per la leggendaria 911 R210 cavalli a 6.300 giri e 255 Nm a 5.300 giri, per uno 0-100 in soli 5,8 secondi e una velocità massima di oltre 245 km/h. Ad inizio anni ’70 la versione da corsa (la RSR) vinse la Targa Florio, tre campionati internazionali e sette nazionali, oltre ad impressionare a Le Mans. Porsche pubblicizzava la 2.7 RS come una 911 perfetta per correre il weekend e per utilizzarla quotidianamente durante la settimana, per andare a lavoro o per godersi un viaggio chic, esattamente lo scopo – e le qualità – che ritroveremo nelle future GT3.

© RIPRODUZIONE RISERVATA