di Eugenio Mosca - 02 September 2022

Questione di cuore

Kaa Racing, fondata da Alessandro Trentini, copre a 360 gradi sia i restauri d'epoca che quelli racing

KAA Racing riflette in pieno le due grandi passioni del suo fondatore, Alessandro Trentini: vintage e racing. Il 57.enne imprenditore di Lainate, ha coltivato la passione per le auto d’epoca fin dalla giovane età, all’inizio dedicandosi in particolare alla ricerca di Fiat 600 fuoriserie, di cui oggi possiede una collezione tra le più importanti ed esclusive, ampliando poi il proprio “garage” con automobili che spaziano dalle anteguerra alle youngtimer, stradali e da corsa, molte di queste utilizzate direttamente.

Già, perché il passo successivo, praticamente naturale per coniugare le due anime, è stato quello dell’impegno nelle corse. Trentini corre dall’inizio degli anni 90, soprattutto nell’ambito delle salite per auto storiche, dove ha conquistato diversi titoli nazionali ottenendo anche una Medaglia di Bronzo del CONI per meriti sportivi, cimentandosi praticamente con ogni tipo di vettura: dalle piccole Turismo a quelle più prestazionali, passando per le Gran Turismo fino a monoposto e Sport Prototipi. Negli anni, proseguendo nel recupero di vetture d’epoca ha creato una rete di specialisti in grado di intervenire con cognizione nelle lavorazioni necessarie al restauro di automobili di ogni epoca e tipo, dando vita ad una propria struttura dedicata.

KAA Racing è il risultato di questo lungo cammino. Oggi l’atelier di Lainate, oltre alla compravendita di auto d’epoca, può fornire un servizio completo per il restauro di auto e moto, grazie a un team di specialisti in grado di svolgere tutte le operazioni necessarie: documentazione storica, valutazione del tipo di restauro da eseguire, totale, parziale o conservativo in funzione della volontà del cliente, quindi smontaggio, lavorazione lamierati, ripristino parte telaistica, revisione meccanica, verniciatura, tappezzeria, assemblaggio, per finire alla documentazione necessaria per la messa in strada.

La parte racing si occupa invece dell’allestimento di vetture da competizione: realizzazione di scocche rinforzate con montaggio di roll bar, montaggio assetti, preparazione motori e parti meccaniche, prove al banco, fino al collaudo e sviluppo in pista finalizzato alle tipologie di gare a cui si vuole partecipare. KAA Racing si è strutturata anche per il noleggio di automobili da corsa proprie oppure per la gestione delle vetture di clienti, fino all’assistenza e al trasporto sui campi gara.

Partiamo dall’inizio: com’è nata questa passione?

“Dobbiamo partire da abbastanza lontano: oltre una trentina di anni fa. Avevo 19 anni e mi portavo dentro la passione per le Fiat 600. La più classica auto anni 60. É stata la prima macchina di famiglia, come del resto per tanti italiani, perciò mi è rimasta nel cuore. Nel frattempo frequentavo un gruppo di amici che si divertivano con le Autobianchi A112, che all’epoca erano moderne, e con loro cominciai a fare le prime garette, come navigatore”.

Ma il cuore pulsava più per le auto da corsa o stradali?

“Era una passione a 360°. Innanzitutto quella per la 600 si trasformò in attrazione per le 600 fuoriserie. Ho scoperto questo mondo incredibile, di macchine che fino agli anni 60 venivano allestite da carrozzieri su telai Fiat 600 o 750. Per circa 9 anni ho girato in lungo e in largo l’Italia alla ricerca di queste macchine particolari, in gran parte pezzi unici. Ricordo una quattro porte Caprera presentata al Salone di Torino negli anni 60 ancora con porte in alluminio, venduta a una famiglia di Torino poi trasferitasi a Trieste, dove la ritrovammo grazie ad una segnalazione, abbandonata in mezzo a un campo”.

Quante ne hai recuperate?

Circa una trentina, di cui la metà completamente restaurate, mentre altrettante sono ancora da terminare. La gran parte con una appassionante storia umana legata a loro. Ricordo, ad esempio, una Scioneri con kit di trasformazione Abarth, che mi cedette un vecchietto di Milano. Per lui il valore economico non era un problema, mentre era importante il valore affettivo: la sua macchina doveva avere una continuità.

Dopo avermi conosciuto mi propose la vettura ma con un vincolo ben preciso: me l’avrebbe ceduta ad un prezzo agevolato a patto che una volta all’anno sarei andato a prenderlo presso la casa di cura dove nel frattempo era stato ricoverato per portarlo a fare un giro del lago a bordo della sua 600, compreso il pranzo.

Purtroppo l’inverno successivo questo signore venne a mancare, ma il figlio ha tenuto fede a questo patto. La andammo a prendere presso il garage della casa di riposo, dove il vecchietto l’aveva portata e ogni giorno la spolverava, la metteva in moto e poi la ricopriva amorevolmente sotto due teli. Perciò era molto coinvolgente anche conoscere le storie personali legate alle varie macchine.

Perché ci sono state famiglie che hanno tenuto per 50 anni una vettura e quando decidono di cederla non lo fanno al solo fine speculativo. In quegli anni facemmo un’attività intensa di restauro. Con l’aiuto di amici che lavoravano in carrozzerie e officine, avevamo creato un gruppo che durante il tempo libero, nel box di casa mia, si occupava di tutte le lavorazioni e la preparazione delle auto prima di portarle in carrozzeria per la verniciatura.

Infine c’erano dei tappezzieri che lavoravano per noi. Una parte notevole dell’attività riguardava la ricerca della storia della vettura, com’era fatta in tutta la sua particolarità per essere riportata esattamente in quelle condizioni. Dai tessuti alla carrozzeria. Perché, nella maggior parte dei casi, non c’era una biografia. Il Carrozziere si alzava alla mattina e… creava”.

Si riusciva ad avere informazioni da questi Carrozzieri?

“Alcuni di loro avevano tenuto una documentazione fotografica, mentre altri avevano chiuso l’attività perciò era rimasto molto poco a livello di documentazione. Ad esempio, per le ricerche relative ad una vettura carrozzata coupè da Viotti, grazie gli eredi recuperammo un depliant con le colorazioni che la carrozzeria dava come standard nel suo catalogo. Abbiamo trovato una cartolina con gli abbinamenti di tutti i colori, ai quali ci siamo attenuti”.

Perciò negli anni ti sei costruito un notevole archivio di informazioni sul modello e su tutte le derivazioni?

“Beh, mi sento di dire che ad oggi i due principali collezionisti di queste 600 fuoriserie siamo io e un amico di Sondrio, per il quale peraltro abbiamo eseguito il restaurato di quattro macchine particolari. Tra cui una Multipla Taxi che abbiamo riportato alle condizioni originali con cui prestava servizio a Milano, compreso il restauro del tassametro meccanico, e una Multipla in allestimento autocarro”.

Ma la collezione non si ferma alle 600, vero?

“Si. Non sono legato ad un solo modello o marchio: mi piacciono le auto storiche da inizio 900 fino alle supercar moderne. Di vario tipo. Tra le auto della collezione mi piace ricordare una Amilcar GP del 1926, che utilizzo in qualche raduno con grande soddisfazione, oppure il prototipo Dallara triposto con numero di telaio 01. Ma anche la trafila delle Porsche, dalla 3.0 SC Targa alle 934 e 911 RSR, fino alle monoposto e Sport, che mi piace pilotare nelle gare”.

Qual è stata la molla per le corse?

“Conobbi un gruppo di ragazzi che frequentavano l’officina di un amico e correvano con le piccole Peugeot e A112, così iniziai con loro prima affiancandoli come navigatore e successivamente come pilota. Poi dovetti staccare per una quindicina di anni, per seguire l’azienda, ma proseguendo l’attività di restauro e collezione. Finchè agli inizi degli anni 2000, durante un weekend a Volterra, mi trovai a seguire una rievocazione storica, scoprendo l’abbinamento tra collezionismo e agonismo. Nelle gare in salita per autostoriche le protagoniste quelle degli anni 70-80 che mi piacevano, perciò il passo fu quasi automatico”.

Nelle salite, mentre mi pare non ci sia un’attrazione particolare per la pista, come mai?

“Una scelta dettata anche dalla disponibilità di tempo. All’epoca le corse in salita si potevano affrontare ancora a livello hobbistico. Sono partito dalle Turismo di serie, per passare poi alla Turismo Competizione, sempre con le 128. Erano gli anni d’oro della classe TC 1300, che si poteva considerare una categoria al top, con 15-20 partecipanti ad ogni gara. Poi l’appetito vien mangiando, perciò sono passato alla Beta Montecarlo, alle Porsche fino alle monoposto e Sport. Ho partecipato anche a qualche gara in pista, ma dopo alcuni giri lo trovo ripetitivo, mentre correre in salita è particolarmente adrenalinico. Insomma, mi appaga”.

Perciò non ti senti legato ad un’auto in particolare?

“E’ stato un un susseguirsi di sfide: dalle trazioni anteriori, particolarmente impegnative con le 128 Turismo Competizione e le A112 dei Gruppi Speciali, per via degli autobloccanti tarati all’estremo, fino alle vetture più potenti o estreme, come F. 3 o Sport. Molti amici corrono da 30 anni con la stessa macchina, con cui sono diventati una sorta di professionisti, a me invece piace cambiare auto ogni anno. Mi piace provare macchine diverse, per il gusto della sfida e per capire come funzionano. Magari non è la soluzione ideale per raggiungere obbiettivi importanti, ma io corro per divertimenti, non ho l’assillo di trofei o campionati, che peraltro ho già vinto, perciò mi sento appagato”.

Ma ce n’è una in particolare che vorresti provare?

“Penso ad una F. 3000 con motore Cosworth o Zytek, una cosa estrema che mi piacerebbe provare nelle salite. Peraltro siamo stati tra i primi a portare in salita macchine particolari come la F. Italia nel 2015, quando è stato indetto il 5° Raggruppamento per le monoposto in salita, che abbiamo vinto. E poi con la F. 3 Dallara”.

KAA Racing è nata per mettere a frutto l’esperienza maturata negli anni sia nell’ambito dei restauri sia nelle competizioni, rendendola disponibile alla clientela di appassionati. Com’è strutturata?

“A fine 2018 abbiamo aperto questa nuova officina a Lainate, creata ad hoc per seguire queste attività. Possiamo dire che KAA Racing è in grado di operare a 360°, ma ci tengo a sottolineare che non siamo tuttologi. Per quanto riguarda i restauri abbiamo acquisito molte conoscenze e organizzato una rete di specialisti fondamentali per poter dare risposte corrette in base alle esigenze e svolgere lavori particolari.

Infatti abbiamo una persona dedicata al restauro delle automobili degli anni 50 e 60, mentre un’altra persona si occupa delle vetture dagli anni 70 fino alle cosiddette youngtimer, un segmento un decisa crescita. Infine disponiamo di una persona specializzata sulle Anteguerra. Il restauro di queste macchine non è affatto semplice, perché nella maggior parte dei casi non si trovano pezzi di ricambio che vanno ricostruiti, con lavorazioni particolari per le quali è determinante conoscere anche la tecnica e la tipologia di alcuni materiali che venivano utilizzati all’epoca e specialisti artigiani in grado di realizzare particolari in modo corretto.

Per il settore racing c’è una persona dedicata, che ha sempre lavorato in questo ambito: qui oltre alla preparazione e restauro di vetture nostre e di clienti, siamo strutturati per il noleggio di un ampio range di vetture, dalle più facili ed economiche come Peugeot 205 Rally 1.3 o Fiat Ritmo alle più impegnative come Porsche. Oppure possiamo occuparci della gestione della vettura del cliente: dalla preparazione e manutenzione fino al trasporto e assistenza sui campi gara. Un settore che ci interessa anche il settore delle gare di Regolarità, per le quali possiamo offrire automobili molto interessanti ed esclusive. Insomma, siamo cresciuti nelle gare in salita, dove ormai ci conoscono, ma non ci precludiamo altri settori, non a caso durante la stagione invernale abbiamo disputato anche il Trofeo Neve e Ghiaccio”.

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