di Rodolfo Solera - 10 May 2023

BMW Isetta: fuga per la libertà

Al Museo del Muro di Berlino è esposta una Isetta della BMW. Perché, vien da chiedersi? La risposta sta nel fatto che la micro-car servì per far scappare alcune persone dalla Germania Est. Con un escamotage davvero geniale

Immaginiamo di essere a Berlino, nell’estate del 1961. Riavutasi dalla tragedia e dalle distruzioni della Seconda Guerra Mondiale, la città tedesca non ha ancora trovato la via della pace, anzi. Nell’Europa divisa in due, Berlino è diventata la città simbolo di una spaccatura politica e geografica che contrappone due visioni antitetiche dello status di cittadino e dell’organizzazione stessa dello Stato. Dopo che nel maggio 1945 la Germania nazista sconfitta ha dovuto accettare la resa incondizionata, per volere degli Alleati la città è stata suddivisa in quattro settori di occupazione: tre ad Ovest sotto il controllo di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti d’America, ed uno ad Est sotto quello dell’Unione Sovietica. Noi ci troviamo proprio qui, per uno strano disegno del destino costretti a vivere in un mondo completamente diverso e separato da quello dei nostri amici e parenti che per una opposta casualità si trovano a vivere nella parte occidentale.

La costruzione del muro

Tentativi fantasiosi

Ancora a Berlino, estate 2022. Da liberi cittadini una visita al Museo del Muro in Friedrichstrasse, vicinissimo al famigerato Checkpoint Charlie, ci fa capire quanto sia disposto a rischiare un essere umano per riconquistare il bene perduto e più intimamente legato alla sua natura, la libertà. Quello che immediatamente colpisce è constatare l’incredibile quantità e molteplicità di tentativi di fuga effettuati in quasi trent’anni di presenza del muro, abbattuto nel novembre del 1989 da una folla festante dopo l’implosione dell’Unione Sovietica. Pare che circa 5.000 persone siano riuscite a conquistare la libertà, mentre il dato certo è il numero delle vittime, 138, che hanno pagato con la vita il loro proposito. La tecnica più utilizzata è stata naturalmente quella del tunnel, che partendo il più delle volte dalle case vicine al muro consentivano di sbucare in zona sicura dall’altra parte: ne furono scavati una vera e propria rete, permettendo a centinaia di tedeschi dell’Est di passare all’Ovest. Ma ci fu anche chi rubò un tank per aprirsi un varco nel cemento armato, chi si appropriò di un intero treno e agendo sugli scambi per deviare il percorso riuscì a forzare il blocco di frontiera, chi dipinse un piccolo aereo con i colori sovietici per volare indisturbato sopra il muro, chi nuotò lungo il canale di Teltow per approdare dopo ore, stremato e in ipodermia, sulla sponda occidentale. Anche l’automobile ebbe un ruolo di primo piano in questi tentativi. Era un classico cercare di nascondere fuggitivi nel bagagliaio, ma purtroppo quel metodo, tanto semplice quanto intuitivo, era anche quello più facilmente sventabile dalle guardie di frontiera. Eppure proprio l’automobile è stato lo strumento straordinario di alcune fughe particolarmente fantasiose.



La piccola spider

L’insospettabile Isetta

Dal Muro al Museo

Per celebrarne il ricordo, la BMW produce nel 2019, a trent’anni esatti dall’abbattimento del Muro, un cortometraggio sulla vicenda della piccola Isetta, intitolato “The Small Escape” e visibile sul sito www.bmw.com . Ma la protagonista è ancora lì, nella sua Berlino, conservata in bella mostra al Museo del Muro, a pochi passi dal Checkpoint Charlie: insieme a lei il suo papà Klaus Gunter Jabobi racconta ai visitatori la storia di quella fuga coraggiosa e delle altre migliaia, riuscite fortunosamente o finite tragicamente, tentate da uomini e donne che hanno messo in gioco tutto quello che avevano compresa la propria vita per il desiderio insopprimibile di libertà.

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