16 November 2013

Auguri Nivola, campione in tutto

Tante gare, molte vittorie, una messe di imprese, di episodi leggendari e di aneddoti. La vita e la carriera del “mantovano volante” sono la testimonianza dell’abilità fuori del comune non soltanto del pilota ma anche dell’uomo....

Auguri Nivola, campione in tutto

 

È stato detto e ridetto, scritto e riscritto, ma l’aforisma è così azzeccato e per di più ha cotanto autore che non si può resistere alla tentazione di citarlo: “Tazio Nuvolari è il più grande pilota del passato, del presente e del futuro”. A dirlo non fu uno qualsiasi: giocando con le parole si può dire che fu il più grande uomo di automobile del passato, del presente e del futuro. Ferdinand Porsche, herr Professor.

Dunque non deve stupire se ancora oggi, nel terzo millennio, il nome di Nuvolari è sinonimo di velocità e ardimento, nonostante fosse nato nel 1892. Certo, a creare il personaggio e poi a far vivere il mito ha contribuito l’epica di tanti episodi di cui Tazio è stato protagonista, ma non sono aneddotica le innumerevoli vittorie che costellano il suo palmarès. Vittorie ottenute un po’ ovunque, con vetture diverse, quasi che nel suo caso la logica fosse ribaltata: non era il pilota che si adattava alle caratteristiche della macchina, ma il contrario… perché l’esito è stato poi comunque lo stesso: la vittoria.

Prima in moto, poi con le automobili, Nuvolari ha corso e vinto, ma soprattutto entusiasmato. Quando per la prima volta disputò la Mille Miglia a oltre 100 km/h di media (nel 1930), quando si lanciò a cercare record di velocità con vetture-mostro (Alfa Romeo a due motori; anno 1935, autostrada Firenze Mare; 321,428 km/h sul chilometro lanciato), quando vinse in condizioni proibitive e soprattutto quando regalò emozioni da vendere con gare disputate oltre il limite.

La prima competizione la disputò sulle due ruote a Cremona nel 1920, e quello stesso anno fu alla partenza di diverse competizioni automobilistiche, con una Ansaldo 4CS raccogliendo anche una vittoria. Poi per tre anni si alternò tra moto e auto e nel 1924 conquistò il titolo di campione italiano della classe 500. Nel 1925 e 1926 corse solo in moto, vincendo il titolo tricolore classe 350 nel 1926. Nel 1927 tornò a schierarsi al via di diverse gara di automobili, ottenendo anche un paio di vittorie su Bugatti. Dal 1928 si fanno più rare le partecipazioni sulle due ruote, pur con episodi significativi, come correre nella stessa giornata nella gara per auto e per moto! Successe alla Vittorio Veneto-Consiglio il 13 luglio del 1930. Ed è di quell’anno la sua definitiva consacrazione come pilota automobilistico, soprattutto grazie alla vittoria alla Mille Miglia con l’Alfa Romeo 1750, a una media fantastica.

Alla classica italiana Nuvolari peraltro aveva partecipato fin dalla prima edizione, nel 1927, al volante di una Auto Bianchi, con cui finisce decimo, per poi finire tredicesimo nel 1928 con una Bugatti e dodicesimo nel 1929 su OM 665. E poi via per circa un decennio, sino alla pausa della guerra e alla voglia di ripresa post bellica, con le Cisitalia e le Ferrari.

Fatto sta che dalla prima gara agli anni del dopoguerra furono davvero tante le gare che videro Nuvolari al “Via!”: 351, con 106 vittorie assolute, 76 successi di classe, 100 giri più veloci, 5 primati internazionali di velocità (tre in moto, due in auto), sette titoli di campione italiano (due in moto e cinque in auto).

Molte furono le macchine utilizzate in gara da Nuvolari. Dalle Ansaldo alle OM e alle Chiribiri, dalle Bugatti alle Maserati, dalle Alfa Romeo alla Ferrari. E l’Auto Union. Proprio quell’Auto Union progettata da Ferdinand Porsche, che dunque si fece l’idea citata più sopra non per sentito dire…

Ma sarebbe sbagliato pensare alla storia di Nuvolari come vicenda basata solo su macchine, gare e vittorie. Sicuramente un peso importante nella rilevanza della figura del “mantovano volante”, lo ha il personaggio Nuvolari, con la sua maschera di forza, coraggio e tragedia.

Il pilota mantovano che correva con una tartaruga ricamata sulla maglietta gialla, il pilota che guadagnava molto, che urlava in curva, e tante altre cose ancora, fu anche moderno (“Ultimo degli eroi antichi, primo dei moderni” c’è scritto su una lapide a lui dedicata). Corse e vinse molto anche all’estero: a Monte-Carlo, a Le Mans, al Nurburgring, in America, diventando perciò figura internazionale, anticipando in questo senso i tempi, e anche di parecchio.

Ed era intelligente. Capì la sua popolarità e seppe metterla a frutto. I suoi ingaggi erano faraonici, perché il suo nome in “cartellone” si traduceva in tribune piene… Fu star prima delle star, tanto che arrivò a compiere i suoi spostamenti con l’aereo personale, in tempi in cui anche i pochi aerei di linea erano ancora molto esclusivi.

È a questa formidabile miscela di talento sportivo ineguagliabile, di popolarità, di capacità di comunicare ed entusiasmare che finirono con il rivolgersi anche coloro che pur facevano automobilismo in una rigida ottica di promozione nazionale o nazionalista. Può essere letta anche così la “chiamata” fatta dalla Auto Union, impegnata nella ricerca della supremazia nel confronto con la connazionale Mercedes (e dopo essere stata battuta episodicamente da un’Alfa Romeo, proprio sulla pista del Nurburgring, guarda caso pilotata da Tazio).

Furono 11 le gare disputate da Nuvolari con le “Frecce d’Argento”, una appunto nel 1937 e le altre nelle stagioni 1938 e 1939. Tutte gare appartenenti al gotha dei Gran Premi dell’epoca e della storia dell’automobilismo.

Al volante di un’auto decisamente rivoluzionaria sotto il profilo tecnico – motore posteriore-centrale e trazione integrale – con comportamenti e reazioni del tutto conseguenti (cioè a dir poco sorprendenti rispetto alle più diffuse vetture a motore anteriore e trazione posteriore), Nuvolari non si fece sorprendere. “Domò” la nuova monta – o forse, appunto, quest’ultima si adattò alla sua arte di guida – e non mancò l’appuntamento con la vittoria. Due i successi: a Donington Park e a Belgrado.

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