BMW Z1: ritorno al futuro

È stato il primo frutto di un dipartimento creato per proporre idee per le auto di domani e come produrle. Così ben riuscito da essere subito venduto, nonostante le molte soluzioni innovative anche per l’industrializzazione

Non lasciatevi trarre in inganno dalla “Z”: questa volta, lo stile originale non è di Zagato. La “Z” della BMW Z1 rimanda esclusivamente al vocabolo tedesco Zukunft, che in italiano significa “futuro”.

Infatti, la Z1 Roadster rappresenta un viaggio nel tempo sotto diversi punti di vista. Quando, nell’autunno del 1988, la BMW presenta la sua nuova, esclusiva sportiva alla stampa specializzata internazionale - proprio in Italia, a Punta Ala - al suo fianco c’è anche la diretta progenitrice: la 507 roadster vista in anteprima a New York nel lontano 1955. Quest’affascinante spider, opera del designer tedesco Albrecht von Goertz così come la coeva 503, è infatti l’ultima roadster sportiva di casa BMW prodotta prima dell’arrivo della futuristica Z1. Un’assenza di oltre trent’anni interrotta con la realizzazione di un’auto che rompe decisamente ogni schema stilistico e produttivo della Casa bavarese. Alcune sue soluzioni, inoltre, erano uniche nel 1988 e lo sono ancor oggi. Tutto inizia da un’idea molto azzardata.

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Un prototipo che adottava già le porte retrattili

Un dipartimento per l'innovazione

A metà anni Ottanta, la direzione BMW decide di formare un gruppo di esperti per dare vita a un nuovo dipartimento isolato dal resto dell’azienda. Qui, ingegneri, tecnici e designer dovrebbero lavorare in totale autonomia, dando sfogo alla fantasia e concretizzando le proprie idee, seppur bizzarre.

All’inizio del 1985 tale dipartimento si materializza con la nascita di BMW Technik (internamente chiamato ZT) e appena sei mesi dopo il team composto da 60 persone delibera ciò che ci si aspettava: una concept car finita e marciante, disegnata per dare nuovo impulso alla Casa tedesca. Il tutto sotto l’ombrello di un progetto-pilota che prevede l’impiego di nuovi materiali, l’utilizzo di differenti tipologie di strutture e la diminuzione dei tempi di sviluppo.

Non trascorre molto tempo prima che questo progetto trovi anche un nome: Z1. Da questo momento, tutti i progetti di BMW Technik utilizzano la lettera “Z” come identificazione.

Un progetto che si rivela subito concretizzabile, quindi riproducibile in serie nonostante le caratteristiche atipiche. In pochi ci avrebbero scommesso, ma il management BMW dà il semaforo verde all’operazione. Dodici mesi dopo, il primo prototipo è già pronto per i test su strada.

Il 1° agosto 1986 BMW diffonde la notizia. Il neonato dipartimento BMW Technik ha portato a termine il suo primo progetto: la BMW Z1. Un veicolo di studio concepito sulla base di specifiche basate sulla tradizione BMW ma considerando i possibili scenari futuri della mobilità. In più, i clienti più affezionati alla Marca aspettano da anni una nuova sportiva che riprenda il legame con alcuni importanti modelli del passato come 507 e la ancor più datata 328.

Nella nota stampa diffusa poi al momento del lancio, viene spiegato che “BMW Technik era stata incaricata dal consiglio direttivo BMW di studiare e realizzare un veicolo che potesse soddisfare desiderio di libertà su quattro ruote, piacere di guida e performance”. Giovane, dinamica e aggressiva, questi sono gli aggettivi che descrivono la BMW Z1 insieme all’offerta di una “nuova dimensione della guida”.

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Porte scorrevoli

I segni distintivi delle roadster BMW sono adottati anche sulla Z1 e fusi con le più attuali (per l’epoca) tecnologie per ottenere buone prestazioni, una guida piacevole e sportiva anche con la capote abbassata, sensazioni di stravaganza e originalità percepite osservando la sua linea. Lo stile, in particolare, è opera del designer olandese Harm Lagaay che fa parte del team del chief designer BMW Claus Luthe. La Z1 ha tutte le carte in regola: leggerezza, dimensioni compatte e contenuti d’eccezione come le porte scorrevoli in senso verticale e la struttura portante in acciaio rivestita da una “pelle” esterna in materiale plastico.

La presentazione del prototipo scatena l’interesse del pubblico, soprattutto si vuole sapere se quella vettura andrà in produzione. In un primo momento, da BMW non trapela nessuna notizia a riguardo, anche se dietro le quinte si sta già lavorando per sviluppare il processo produttivo. Questo, in particolare, prevede in larga parte l’ausilio di manodopera specializzata per assemblare a mano buona parte della vettura. Quindi una piccola produzione a costo elevato. Ma la direzione BMW decide che la concept-car Z1 vada comunque in produzione.

Due anni dopo la finalizzazione del concept e un anno dopo la sua presentazione, BMW svela le carte annunciando, il 10 agosto 1987, che “Il tempo per pensare è terminato e la nuova Z1 roadster sarà presentata al Salone di Francoforte”, in programma nel successivo mese di ottobre. Dopo un periodo di sviluppo durato tre anni, una produzione limitata a pochi esemplari sarebbe iniziata nel giugno 1988 con la previsione di completare sei esemplari al giorno.

Eccoci, quindi, alla fatidica esposizione internazionale di Francoforte 1987. La Casa di Monaco si presenta con tre novità assolute: la berlina di alta gamma 750i dotata del primo motore 12 cilindri realizzato dalla BMW dal dopoguerra; la Serie 3 in versione Touring e l’attesissima Z1 Roadster. In molti, compresa una rivista motoristica tedesca che offre 150.000 marchi, cercano in tutti i modi di acquistare l’esemplare esposto ma sarà impossibile, perché la Z1 (per la quale sono stati investiti 2 milioni di marchi) deve ancora terminare le procedure di omologazione. Esattamente un anno dopo, nell’ottobre 1988, la Z1 è definitivamente pronta per il mercato, per il quale è stato stabilito il prezzo iniziale di 80.000 marchi tedeschi (poi lievitato a 83.000).

Monoscocca in acciaio, motore della 325i

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La scocca in acciaio sulla quale venivano poi montati i pannelli della carrozzeria in materiale plastico

Alla base della BMW Z1 c’è una monoscocca portante in acciaio zincato. La meccanica, con il classico sistema BMW a motore anteriore e trazione posteriore, è di derivazione 325 E30. Le sospensioni anteriori, con montanti telescopici e bracci oscillanti trasversali, sono le stesse della 325 pur presentando una carreggiata più larga, mentre inedite sono quelle posteriori con il cosiddetto “assale Z” con triangoli obliqui. Il tutto è rivestito da una carrozzeria formata da pannelli in materiale plastico, la cui completa rimozione e sostituzione prevede appena un’ora di lavoro. Anche il fondo applicato alla mono_scocca è in un composto sintetico e garantisce leggerezza (pesa solamente 15 kg), resistenza, assenza di corrosione e buona aerodinamica. Nel design della Z1, che offre un coefficiente di penetrazione di 0.36 con il tetto chiuso e 0.43 con capote abbassata, spiccano senz’altro le porte scorrevoli a apertura verticale. Azionate elettricamente (o manualmente in caso di necessità), scendono a nascondersi dietro ai longheroni (molto alti) della monoscocca. In questa configurazione si può anche viaggiare tranquilla_mente e la Z1 ricorda le mitiche “spiaggine” anni ‘60 realizzate da Ghia sulle Fiat 500 e 600. Su strada, come promesso, la BMW Z1 offre emozioni di guida non paragonabili alle altre vetture prodotte a Monaco in quel momento. La motorizzazione non è esasperata, ma i 170 CV del sei cilindri in linea di 2,5 litri sono sufficienti per divertirsi alla grande. Potenza, spinta e progressione sono le doti principali alle quali si affiancano una struttura compatta e una distribuzione dei pesi ottimale con il rapporto 49:51 tra gli assi anteriore e posteriore. Il suo centro di gravità, infine, è più basso di dieci centimetri rispetto a una normale berlina.

Scheda tecnica BMW Z1 (1987)

Motore: tipo B25M20, anteriore longitudinale, 6 cilindri in linea, alesaggio e corsa 84x75 mm, cilindrata 2.494 cc, rapporto di compressione 8,8:1, distribuzione monoalbero a camme in testa, 2 valvole per cilindro, iniezione Bosch ME-Motronic, potenza 170 CV a 5.800 giri, coppia 22,6 kgm a 4.300 giri Trasmissione: trazione posteriore, cambio manuale a 5 rapporti o automatico ZF 4 HP-22 Corpo vettura: scocca in lamiera autoportante, elementi della carrozzeria in plastica Sospensioni: ruote indipendenti, anteriori con montanti telescopici e bracci oscillanti trasversali, posteriori a triangoli obliqui Freni: a disco sulle quattro ruote, anteriori ventilati Ruote: cerchi in lega 7,5x16”, pneumatici 225/45 ZR16 Dimensioni (in mm) e peso: passo 2.400 mm, carreggiata anteriore 1.450, carreggiata posteriore 1.480, lunghezza 3.921, larghezza 1.691, altezza 1.277, peso a vuoto 1.250 kg Prestazioni: velocità massima 225 km/h, accelerazione 0-100 km/h in 7 secondi, 1 km con partenza da fermo in 28,8 secondi

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