Finanziaria e “bolli” auto ventennali al 50%: cui prodest?

Lo “sconto” è soltanto l’ultimo di una serie di provvedimenti che mostrano soprattutto l’assenza di strategia per il futuro. Un male che purtroppo ha a che fare con l’intero sistema del nostro Paese
La Legge di Stabilità 2019 appena approvata stabilisce che le auto ventennali l’anno prossimo pagheranno il bollo a metà. Nella “Finanziaria” ci sono altri provvedimenti che riguardano il mondo dell’auto, ma l’insieme delle decisioni adottate testimonia del fatto che, a monte, non esiste una strategia.
Un esempio tipico viene dalla questione della rottamazione per favorire il ricambio del parco auto circolante favorendo le cosiddette “emissioni zero”, cioè le auto elettriche e ibride.
Tralasciando il fatto che le auto elettriche non risolvono il problema dell’inquinamento da autotrazione, bensì soltanto lo spostano da un punto a un altro del pianeta (cosa di cui al giorno d’oggi non si può non tenere conto, nel mondo globalizzato), tutto l’impianto del sistema agevolazioni fiscali-auto storiche/d’epoca è ormai vecchio e tutto sommato inutile, quando non addirittura dannoso.
Con la scarsità di controllo del territorio che c’è in Italia e le differenze enormi di gestione tra le grandi città e le piccole località, la libertà di circolazione per le auto vecchie si basa alla fine soprattutto sulla discrezionalità dei singoli, utenti e controllori. Cosa evidentemente in sé anticostituzionale. Diritti diversi tra cittadini che dovrebbero essere uguali. E poi, dove sta il vantaggio di uno sconto del genere sul bollo? Il 50% sbandierato si riduce di moltissimo se vi si aggiungono i costi di iscrizione a un club che rilasci il certificato di storicità (a pagamento anch’esso) necessario per avere l’agevolazione; a quel punto, il vantaggio aumenta tanto più quante più sono le auto di proprietà del singolo, finendo per agevolare soprattutto chi ne ha meno bisogno… E poi, questione mai approfondita, quanto costa in termini ambientali la rottamazione delle auto? Qual è il suo impatto? Siamo sicuri che sia maggiore quello di un’automobile usata per vent’anni, pur inquinante, ma ben tenuta e non eliminata per essere sostituita con una nuova?
L’adesione ad associazioni che “garantiscono” la possibilità di circolare e avere sconti appare così da un lato come un’imposizione, dall’altra come una facoltà utile soprattutto a chi vive nelle grandi città o in alcune Regioni. Né può essere la soluzione l’adozione delle liste di salvaguardia che sotto vari nomi sono proposte di continuo: in un campo che ha a che fare con la passione, chi può decidere chi può farne parte e chi no? Nessuno, secondo noi.
L’unica soluzione logica e credibile per fare chiarezza, permettere agli appassionati di vivere la propria passione e aiutare nel frattempo il “comparto” a liberare le sue potenzialità economiche sarebbe una legge quadro di riordino e organizzazione dell’intero settore, come lo stesso presidente del Senato ha sottolineato pochi mesi fa, dopo aver preso atto dei numeri del settore.
Noi siamo dell’idea che si dovrebbe semplicemente liberalizzare tutto. Libertà totale di usare l’auto che si vuole, quando e come si vuole, senza sottostare a vincoli che non siano quelli derivanti da regole chiare, condivise e rispettate, adeguatamente sanzionate.
Impossibile? Probabilmente si, altrimenti l’Italia non sarebbe nello stato in cui versa, di perenne e costante guerra tra “poveri”. Governo del cambiamento o meno.
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