Automobilismo d'epoca

Da sempre eterna seconda della più celebre e iconica 2CV, la Dyane è già da diversi anni universalmente acclamata quale icona del design Citroën. Un’utilitaria sui generis, figlia di un modello irraggiungibile che non riuscirà mai a sostituire, nei listini e nei cuori, ma capace comunque di totalizzare quasi un milione e mezzo di esemplari prodotti dal 1967 al 1983 Testo e foto di Michele Di Mauro A distanza di anni, cioè ora che entrambe ormai sono entrate di diritto nella categoria delle classiche, Citroën Dyane e 2CV appaiono come una sorta di doppione: due vetture quasi identiche, differenti essenzialmente (ma neanche troppo) nello stile esterno, di cui si fatica un po’ a comprendere la necessità. Non ne bastava una? Quasi sessant’anni fa si pensava di no, così andiamo a capire perché. L’idea di realizzare una declinazione piùmoderna e civilizzata della 2CV si fa strada tra la dirigenza della Casa francese all’inizio degli anni Sessanta, per rinfrescare un prodotto che ancora vende benone, ma che è comunque figlio di un progetto anteguerrae, soprattutto, percontrastare il successocrescentedell’antagonistaRenault 4, che spopola nelle campagnema anche tra i giovanissimi (e sarà così per almeno altri due decenni). Dato che la 2CV piace ancora, si pensa di affiancarle inizialmente una nuova versione evoluta, in modo da rendere meno traumatico il passaggio di consegne tra i due modelli. Le cose, come sappiamo, andranno diversamente, ma all’epoca era impossibile prevederlo: entrambi i modelli coesisteranno pacificamente per quasi vent’anni e, ironia della sorte, tra i due sarà la 2CV a sopravvivere, per altri sei anni. Ma torniamo agli anni Sessanta. Il progetto “AY”, nome in codice di quella che sarà la Dyane, viene deliberato nel 1964, e prevede fondamentalmente un maquillage estetico per rendere la vettura più al passo coi tempi, lasciando pressoché invariati il telaio e la meccanica. Dato il periodo di grande fermento stilistico in casa Citroën, il cui Centro Stile è alle prese contemporaneamente col restyling dellaDS e il design delle nuoveGS, SMeAmi 8, il compito di ridisegnare la 2CV viene affidato agli stilisti della Panhard, marchio appartenente all’orbita del costruttore francese. Il brief prevede la massima economia possibile, sia per mantenere il costodi vendita finale competitivo, sia per poter sfruttare le stesse linee di montaggio dedicate alla 2CV negli stabilimenti di Levallois e di Rennes. Già dai primi schizzi emergono le caratteristiche salienti della nuova vettura: cofano più spiovente, fari integrati nei parafanghi e parabrezza più alto rispetto alla “deuche”, della quale resta invariata l’impostazione generale. Tuttavia la dirigenza della Casa francese non è ancora del tutto convinta, e propone un altro passaggio di rifinitura presso il Centro Stile interno, che affina ulteriormente le linee e le rende ancora più vicine a quelle definitive mentre, allo stesso tempo, approfondisce lo stile degli interni grazie aHenryDargent. Alle soluzioni finali si arriva però solo nel 1966, grazie all’intervento del talentuosoRobertOpron, nel frattempoentrato inmododefinitivo nell’organico Citroën. L’omologazione della nuova piccola francese viene ottenuta nel maggio del 1967, e nelle stesse settimane è anche confermato il nome Dyane. Sulle ragioni di tale scelta esistono tutLaMAMMA era PIÙ BELLA

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