Automobilismo d'epoca 3-2021

109 AUTOMOBILISMODEPOCA.IT |MARZO2021 CON MONTEZEMOLO In apertura, Giuseppe Ceccato in azione alla 84 Ore del Nuerburgring del 1969 con la Fiat 125 condotta insieme a Luca di Montezemolo e Cristiano Rattazzi. A fianco, durante la nostra intervista. G uidava auto di famiglia come la 124 e la 125 ma faceva vedere i sorci verdi alle Porsche 911 e alle Alpine. Giuseppe Ceccato, detto Pino, nato a Sandrigo (Vicenza) il 25 settembre 1943, ha vinto con la Fiat tre ti- toli nazionali Csai nel 1969, 1970 e 1972. Il grande pubblico dei rally imparò a co- noscerlo per le sue affermazioni con l’al- toatesino dal nome esotico, Helmut Ei- sendle. Ma nel 1969, al Nürburgring, Pino corse anche con Luca Cordero di Monte- zemolo e Cristiano Rattazzi la “84 Ore” di endurance. Sposato con tre figli, ha due fratelli e tre sorelle. Suo padre, Lorenzo, era conces- sionario Fiat sin dal 1962 ed era molto ap- passionato di competizioni. Per questo in- coraggiò il figlio più veloce a correre e lo seguì sui campi di gara. La passione del- la famiglia Ceccato -che oggi gestisce un articolato gruppo di concessionarie Fiat, Iveco, Lancia e Alfa nel Nordest- era co- sì forte che a Schio, nel 1966, con straor- dinario anticipo rispetto all’ingresso uffi- ciale delle Fiat nel mondo dei rally, questi vicentini un po’ svizzeri per il metodo ap- plicato al lavoro, misero in piedi un repar- to corse che richiamò i migliori specialisti. Il giovane Pino Ceccato ha corso con Fiat 595, 850, 124 e 125. Non ha deluso le aspet- tative del padre ed ha meritato la fiducia di Torino diventando pilota ufficiale Fiat. Si è ritirato alla fine del 1972, ad appena 29 anni di età. Pino Ceccato si è rivisto in qualche manifestazione storica, come la Mille Miglia del 2015 con un’Alfa 1900. Ma se gli domandi che cosa pensa dei rally del 2021, lui ti guarda con un sorriso gentile e ti dice “Hadetto i rally?” . E aggiunge: “Og- gi è un altro film, tutto più esasperato e tirato, ma spesso senza fascino. Le corse sono troppo brevi e temo che la situazio- ne peggiorerà anche a causa della pan- demia. Se potessi dare un suggerimen- to proporrei di scegliere la qualità: fare meno gare ma farle belle” . È vero che lei rifiutò la proposta di Cesare Fiorio che la invitava a diven- tare pilota ufficiale Lancia nel 1968, per continuare a correre con le Fiat 124 e 125? È vero, ma fu una questione di lealtà, di co- erenza. Mio padre vendeva Fiat dal 1962, io avevo iniziato con una Fiat 850 berlina e con la Coupè avevo conquistato i primi successi. Allora, alla fine del 1967, la Lan- cia era un’avversaria. Nessuno avrebbe potuto immaginare che sarebbe entrata a far parte del Gruppo Fiat. Certo che la sua carriera avrebbe po- tuto cambiare non poco. Fra Lancia HF 1600 e Stratos e Fiat 124 e 125 c’e- ra una bella differenza, sia detto col massimo rispetto… Ma guardi, il mio vero lavoro era occupar- mi della concessionaria di famiglia. Ho corso con impegno, sono stati anni me- ravigliosi, ho conosciuto gente simpati- ca. A 29 anni ho detto “Signori grazie è stato bello ma ora vado a lavorare per- ché la concessionaria mi aspetta” . Vede, se io avessi detto sì a Fiorio poi la mia vi- ta sarebbe cambiata di molto, sarebbero arrivate le HF 1600, le Stratos, le Deltone.

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