Automobilismo d'epoca

19 1- Ci saranno varie situazioni da affrontare e ritengo che dovran- no esser assunte decisioni impegnative. Tra queste,quella che ri- tengo prioritaria è quella connessa con la circolazione nell’ambito delle città e soprattutto nei centri storici. Per fare cultura infatti i nostri mezzi non devono solo circolare genericamente ma esser visti, esaminati, conosciuti e quindi apprezzati. Per far ciò occorre entrare nelle case, a domiciliodel pubblico,quindi anche nei centri cittadini. Pertanto sarà necessario sedersi attorno a un tavolo con il governo a Roma,oltre che con le strutture amministrative locali, e cercare l’approccio migliore per raggiungere l’obbiettivo, nel ri- spetto delle esigenze di tutti. Avremo un’ASI in movimento, un’A- SI che cerca il dialogo con tutti e che non resterà monolitica a To- rino; parlerà, si farà conoscere, dialogherà ed ascolterà, sarà pro- positiva e presente sull’intero territorio, costantemente a fianco dei suoi club, che saranno i suoi effettivi testimoni e co-protagoni- sti, suo vero braccio operativo. 2- Messo così, il quesito è riduttivo. Le auto ventennali hanno in molti casi una tecnologia moderna, hanno l’elettronica e inqui- nano molto meno di quelle d’epoca più lontana. Le vetture ven- tennali negli anni Ottanta erano quelle degli anni ’60, quelle di oggi sono degli anni ’90. Epoche diverse, come diversa la tecnologia, l’elettronica poi allora non era nem- meno immaginabile, ora ne dispongono tutte. Ritengo quindi che oggi una distinzione sia assolutamente necessaria, ci sono model- li costruiti inpochi esemplari, mentre al- tri, e sono la gran parte, sono di elevata produzione. Penso che vadano distin- ti per particolarità estetiche e/o tecni- che, per le carriere sportive che non tutte hanno: non si può quindi consi- derarle tutte allo stessomodo, ed esclu- sivamente in ragione dell’età. Pertanto non sono favorevole a una lista “aperta” al 100%, dei paletti bisogna metterli. 3 - Due anni orsono, come si ricorderà, tute- lai con successo 10 club ASI davanti al Garante del Mercato e del Libero Commercio, nei confronti di ACI, riguardo la legittimità di organizzazione di gare non agonistiche da parte di ASI e quindi anche di altre strutture non sportive. Il Garante ci diede ragione affermando il principio che ACI non può svolgere contestualmente il duplice ruolo di ente controllante e quello di controllato. Ciò premesso, ACI è una federazione sporti- va, ASI una federazione culturale. Se non ci sono tentativi di pre- varicazioni di sorta, come mi auguro da parte di ACI, non vi è ra- gione per non collaborare e coesistere tranquillamente. Sono per il principio giobertiano, di antica memoria, “Libera Chiesa in libe- ro Stato. 4- ASI deve senza dubbio rinforzare la propria immagine. Per fa- re questo, in primo luogo i club devono inserirsi nel tessuto socia- le, fiancheggiare le associazioni di volontariato, supportandole in concreto. L’ASI dovrà diventare noto per essere un “Club Service”, come un “Rotary” o un “Lyons” eccetera; tali dovranno esser con- siderati i nostri riferimenti locali, i nostri club, che dovranno pro- porsi e interagire con tutte le organizzazioni che operano nel so- ciale, anche quelle assistenziali verso malattie e tutela degli emar- ginati in qualunque forma. Dovremo acquisire stima, riconoscen- za, divenendo effettivamente operativi a 360 gradi, quale parte es- senziale della comunità, presenti e partecipi. Immagine che dovrà sposarsi con la propaganda non solo di Asi ma del motorismo sto- rico, in ogni sua forma, soprattutto con i più giovani, ed avvicinar- li e richiamare la loro attenzione non per il mero svago che è il fine esteriore, ma per vera cultura. I giovani dovranno esser incorag- giati e seguiti in tale apprendimento sin dalle scuole inferiori, an- cor prima di esser in età da patente, quindi occorrerà avviare un dialogo sia con il Ministero della Pubblica istruzione che con le sue emanazioni locali. 5- L’ASI segue da sempre il motorismo storico a 360 gradi. Vero è che tale funzione può esser svolta in due ambiti, uno prettamen- te culturale e l’altro esteriore, cioè a contatto con il pubblico e co- munque all’aperto. Quanto al primo aspetto non si può confutare che l’attività della federazione sia stata in- tensa ma potrà svilupparsi ancor più nei suoi ra- mi finorameno seguiti, essendo anch’essi par- te integrante della storia motoristica nazio- nale. Riguardo all’ambito esterno occor- rerà senz’altro tener conto che, diver- samente da auto e moto, gli altri setto- ri, tranne quelle aeronautico, richiedono spazi specifici, adeguati alle loro esigen- ze e che spesso questi non sono acces- sibili al grande pubblico: i kart e i tratto- ri sono un esempio. Ne consegue che do- vrà studiarsi ed attuarsi un sistema di pre- sentazione che potrei definire a “secco”, cioè esposizioni statiche onde presentare e far cono- scere tali realtà al grande pubblico. Mauro Giansante i club devono inserirsi nel tessuto sociale Chi è Mauro Giansante Nato a Pescara nel 1951, laureato in diritto processuale civile, avvocato, pilota di Regolarità. Iscritto all’ASI dal 1990 dopo aver acquistato una Triumph TR6; ha disputato 11 Mille Miglia e altre 300 gare. Promotore e co-organizzatore negli anni ’90 della rievocazione storica del Circuito di Pescara e poi della Targa Abruzzo; per 15 anni nel Consiglio Direttivo del Club dei Piloti della Mille Miglia “Franco Mazzotti” e per 4 anni nel consiglio del club Pescara Corse Veteran Car. Nel triennio 1998/2000 nella Commissione Legale ASI, ha collaborato alla stesura dello Statuto proponendo l’inserimento della figura del “tesserato”. (Nella foto sotto, è a sinistra qualche anno fa con Nino Vaccarella e Gino Munaron)

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