Automobilismo d'epoca

1975 IRIDATO A destra, Lauda al GP d’Italia 1974 con la 312 B3/74. Sotto, Niki con il direttore sportivo Luca di Montezemolo (sotto) con il quale stabilisce subito un ottimo rapporto. Nel 1975 arriva il titolo iridato: sotto a destra, la partenza del decisivo GP d’Italia di quell’anno, con Regazzoni che osserva l’austriaco. re campione del mondo. Le prove sono un incubo. Tutto va storto come in un pessi- mo film. Tempo perso per problemi stupidi e poi, forse per conseguenza, i miei errori personali. Risultato: domenica mi schiere- rò all’undicesimo posto di partenza e Prost al secondo. E questa avrebbe dovuto es- sere la mia qualificazione più importan- te dell’anno? Niente di meglio che un un- dicesimo posto, su una imprevedibile nuo- va pista? Al risveglio giungo alla seguente conclusio- ne: tutti gli altri sono nervosi; che lo sia an- che io è assolutamente inutile, non porta a nulla. Ripasso il programma della giornata: dare-il-meglio, concentrarsi, non-sbagliare e tutto alla maggiore velocità possibile. Il resto non dipende da me, pertanto posso momentaneamente trascurarlo. Imiei pen- sieri inquadranodi nuovo l’obbiettivo:met- ti in atto le tue migliori capacità, lascia per- dere tutto il resto, non lasciarti sopraffare dall’ansia di vincere o meno un campiona- to del mondo. Sii te stesso. Il mio cervello riesce a persuadermi alla pa- catezza. Io sono rilassato e Prost non lo è, lo vedo al primo sguardo. Continua a rosic- chiarsi le unghie, è pallido e ha l’aspetto in- sonne. Dice subito di aver passato una cat- tiva notte, ha dormito poco o niente e gli credo facilmente. Va spesso al gabinetto. Il suo comportamento mi rinfranca, ripe- to e completo il programma mattutino: respingere l’importanza del campionato mondiale, allontanarla dalla mente e pen- sare a una cosa sola, alla prestazione per- sonale. Ha cambiato la F1 Così Niki Lauda descrisse, nell’autobiogra- fia, uno dei punti cruciali della sua carrie- ra in F1: il GP del Portogallo 1984, ulti- ma corsa della stagione, decisiva per l’as- segnazione del campionato del mondo. Il terzo vinto dal pilota austriaco, deceduto lo scorso 20 maggio. Lauda è stato un personaggio che ha cam- biato la F1 e l’automobilismo, e probabil- mente la sua scomparsa la cambierà di nuovo. Era diversa prima di lui, sarà pro- babilmente diversa dopo. Mancheranno la sua eccezionale lucidità e capacità cri- tiche, quelle stesse doti con cui, dopo il 1974 quando arrivò in Ferrari, si dovet- tero misurare tutti i piloti che aspirasse- ro davvero a diventare campioni del mon- do. Mancherà anche il suo essere capa- ce di divertirsi e di essere sereno con se stesso, cosa che i detrattori ai tempi del- la Ferrari non sapevano. “Il pilota compu- ter”, lo definirono: con un retrogusto de- teriore, come per dire che si, vinceva, ma senza emozionare, come se fosse una col- pa; vuoi mettere l’emozione quando vince Regazzoni? E poi perché un austriaco sul- la Ferrari quando potrebbe essere un pi- lota italiano? Invece Lauda era un campione vero e un uomo vero: considerava la F1 un lavoro da fare al meglio, il che significava vincere; ma sapeva anche divertirsi nel tempo li- bero. Coscienza a posto con sé stesso pri- ma di tutto. Con la saggezza dell’età, tra- smetteva questi valori anche a Lewis Ha- milton, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Forse le vittorie a ripetizione del pi- lota della Mercedes di oggi dicono perfino di più, a proposito di Lauda, dei freddi nu- meri del campione austriaco. Era nato a Vienna il 22 febbraio 1949; in F1 ha dispu- tato 171 GP tra il 1971 e il 1985, vincendo- ne 25, stabilendo 24 pole position e altret- tanti giri veloci in gara; 54 podi e tre titoli iridati. Si dice che abbia vissuto due volte, prima e dopo l’incidente che l’ha sfigura- to, e per il quale gli era stata data l’estre- ma unzione. Dopo quell’incidente ha vin- to due campionati, si è ritirato dalla F1 ed è tornato, ha fondato due compagnie ae- ree per le quali spesso pilotava sui voli di linea. Per correre, da giovanissimo, ripu- diò la famiglia, molto facoltosa, ma non l’e- ducazione che gli aveva dato, e fece una quantità di debiti, con una determinazio- ne non comune verso l’obbiettivo. Una vita da romanzo, da film. 15

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