Il tempo stringe per il gruppo di lavoro. Nel mondo ci sono altre persone che sognano di volare nello spazio. Due anni prima, nel 1926, l’americano Robert Goddard ha lanciato con successo un missile a carburante liquido dalla fattoria della zia Effie, in Massachusetts. L’11 Giugno 1928, a poche settimane dal record di velocità stabilito da Von Opel con l’autoa razzi, il tedesco Friedrich Stamer vola su un aliante dotato di razzi: uno lo fa accelerare sulla rampa di lancio e un altro lo tiene in aria. Il progetto è finanziato dalla Opel e i razzi forniti da Sander.
Il gruppo spera di sviluppare un metodo che consenta di lanciare alianti senza alcuna assistenza esterna. All’epoca infatti gli unici modi affidabili per decollare prevedono il traino di un aereo oppure l’impiego di 8 uomini per tirare indietro una banda gommata sulle guide di lancio. Dopo due tentativi, Stamer riesce alla fine con l’aiuto di un dispositivo esterno di lancio a far volare il suo aliante per 70 secondi, percorrendo circa 1,5 km. Nel secondo volo il primo motore esplode facendo incendiare il velivolo. Stamer atterra con successo, ma non effettua altri tentativi.
A questo punto Von Opel e Sander abbandonano l’idea dell’aliante in favore di un aeroplano vero e proprio. Il problema è però trovare un aereo abbastanza robusto e sicuro da sopportare la propulsione a razzo. A tale scopo, scoraggiati dalla scarsa disponibilità di velivoli, cercano invano di costruirne uno e alla fine si associano con Julius Hatry. «Dal 1927 al 1929 avevo lavorato su modelli di aeroplani a razzo e, dopo averli fatti volare con successo, decisi di costruirne uno che potesse trasportare un equipaggio» avrebbe ricordato in seguito Hatry in un’intervista. Sulle prime egli rifiuta la proposta di Von Opel di unirsi a lui, ma poi, quando scopre che il magnate dell’industria automobilistica sta trattando l’acquisto dei suoi aerei per adattarli ai razzi, Hatry torna sui suoi passi.
Von Opel, Hatry e Sander effettuano le prime prove il 10 Settembre 1929 in un campo nei pressi di Rüsselsheim alla presenza di pochi osservatori tra cui un fotografo del The New York Times. Hanno montato 100 razzi cilindrici, ognuno dei quali riempito con 90 kg di esplosivo, nella parte posteriore di un aereo di Hatry opportunamente modificato. È un completo fallimento: l’aereo resta a terra e si incendia.
Il problema, come scopriranno più avanti, consiste nel lancio iniziale. Lo stesso giorno fanno un secondo tentativo utilizzando una normale banda gommata di lancio. Appena si trova a un paio di metri di altezza, Von Opel accende i razzi e sale a 1.400 metri. Ma non si può dire che l’aereo abbia volato autonomamente.
Dopo aver apportato alcune modifiche, il 17 settembre 1929 si effettua in gran segreto un altro tentativo con Hatry ai comandi e questa volta vola per circa 500 metri a un’altezza di 25 metri dal suolo con l’aiuto di due razzi catapulta che gli hanno dato una spinta di 700 kg.
È sufficiente per un “cacciatore di media” come Von Opel per organizzare un altro evento pubblico, che si svolge il 30 settembre 1929 all’aeroporto di Rebstock a Francoforte, alla presenza di un folto pubblico e delle cineprese. Per l’occasione hanno installato 16 razzi nella coda dell’aereo: accendono a mano uno per uno i razzi di lancio, operazione troppo lenta per dare la spinta necessaria a sollevarsi da terra.
Dopo che la cosa si è ripetuta una seconda volta, Sander calcola che non si può effettuare un terzo tentativo: ha solo 11 razzi, ognuno dei quali ha un tempo di combustione di circa 24 secondi e assicura una spinta di 24 kg. Ma Von Opel insiste e sale nuovamente a bordo. Questa volta l’aereo parte e vola per 80 secondi a una velocità di circa 150 km/h e un’altezza di 25 metri dal suolo.
A quel punto Von Opel, Sander e Hatry si mettono subito a progettare un nuovo aeroplano e un nuovo volo. Ma il mese seguente in America si scatena la grande crisi finanziaria che manderà in tilt anche la Germania. Il sogno di Von Opel si conclude qui, insieme a quelli di milioni di persone.
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