Un sogno chiamato Ferrari Testa Rossa: la nostra nuova copertina

Un appassionato l’ha ricostruita con parti originali, partendo dal relitto di un telaio. In questo numero si parla
anche di Fiat coupé 2300, la prima Corvette, Maserati 3500 Vignale e un’auto del 1911 fece anche da schiacciasassi...
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La Ferrari 250 Testa Rossa è una delle auto più iconiche della storia, tre volte vincitrice a Le Mans, campione del mondo Marche e favolosa da guidare con il suo V12 da 300 Cv su 800 kg di macchina. Questo mese raccontiamo la storia di un olandese che ha ritrovato un esemplare andato distrutto e l’ha ricostruito cercando i pezzi per anni in giro per il mondo, tra cui un motore Testa Rossa originale.
La Fiat 2300 coupé S è una gran turismo dalla linea originale, era costruita in Abarth ed ebbe anche una discreta carriera sportiva, culminata con una serie di record a Monza.
La Chevrolet Corvette fu la risposta della General Motors alle “sport car” inglesi. La prima aveva la carrozzeria in vetroresina e un appassionato austriaco fu il primo a importarne un esemplare in Europa: l’abbiamo ritrovato.
Le Maserati 3500 sono tra le più belle GT della loro epoca, interpretate da vari carrozzieri: questo mese parliamo del restauro di una “Vignale”.
Si chiama RMC Seabrook ed è un’arzilla ultra centenaria inglese, che nella vita si è adattata a fare di tutto: nata nel 1911 come sportiva, è andata in guerra, trasformata in schiacciasassi e infine gioco per i bambini; ora è accudita e benvoluta in Italia.
La Porsche SC 3.0 è una delle più gustose 911, nata in modo un po’ contraddittorio ma bellissima nonostante i “bumper” e con un motore brillantissimo. Virtù che la rendono una delle 911 più appetibili dagli appassionati, anche grazie alle quotazioni ancora accettabili. Ma bisogna procedere con molta prudenza nell’acquisto.
Paganelli è stato uno dei preparatori-costruttori più competitivi negli anni Cinquanta, quando nelle gare erano grandi protagoniste le biposto da corsa derivate dalla serie, come le sue “siluro” su base Lancia Aprilia.
Nel 1968 Colin Chapman affidò al pilota-ingegnere John Miles la sua Lotus 41 di F3 perché provasse a renderla competitiva. Miles centrò l’obbiettivo: la sua “41 X” era vincente, tanto da guadagnarsi l’appoggio ufficiale della Casa, con tanto di livrea dello sponsor. Un esemplare unico che un appassionato-pilota italiano ha ritrovato, restaurato e riportato a correre!
Nel fascicolo di aprile trovate anche un’intervista al presidente di ASI, il resoconto di WinteRace, ultima gara invernale, delle fiere di Forlì e Malpensa e una riflessione sul… futuro dell’auto d’epoca.
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