Addio al “Mago”

CERCALogin / RegistratiEditLog outxLog inricordamirecupera passwordRegistrati a Automobilismodepoca.itEDITORIALENEWSBELLISSIMEGUIDA ACQUISTOSPORTTECNICAIO E LA MIA AUTOGALLERYVIDEOAddio al “Mago”12 Immagini10/11/2016Invia emailStampa articoloIl tuo nome:La tua email:L’email del destinatario:Se n’è andato Bruno Patriarca, il “Mago di Roma” dopo una vita fatta di motori, corse, vittorie, ma anche sconfitte e delusioni. Meccanico e preparatore, è stato anche pilota, costruttore e imprenditoredi Michele Di MauroRitiratosi da tempo tra le colline del teramano, dove ha continuato a vivere tra i motori con competenza ma anche con la modestia e l’umiltà tipica dei grandi lavoratori, Bruno Patriarca si è spento lo scorso 8 novembre. Tra le ultime apparizioni pubbliche, il suo intervento alla conferenza sul motorismo abruzzese durante ASI Auto Show 2015, e la Mille Miglia 2016, in cui ha fatto assistenza a una sua vecchia barchetta.Figlio di Rodolfo, autista e meccanico di origini abruzzesi, Bruno nasce a Roma nel 1935. Inizia lavorando come apprendista preparatore nell’officina del padre, finché Giuseppe Musolino, capo della “Celere” di Roma e appassionato di corse, commissiona loro la costruzione di una 750 Sport.La vettura è per i Patriarca un ottimo veicolo pubblicitario, in grado di portargli in officina il giovane pilota Sesto Leonardi, insoddisfatto della suaFiat Stanguellini 750. Dopo una cura drastica, sulla nuovaStanguellini-PatriarcaLeonardi vince il campionato italiano 1949.Nel 1953 Leonardi ingaggia il giovane Bruno come assistente per la suaGiaur 750 Sport; neanche diciottenne, egli finisce per mettere mano al motore, mostrando già la stoffa del “mago”. È cosi che, suGiaur-Patriarca, Leonardi è ancora campione italiano, consacrando Bruno come un vero preparatore.Dopo una breve separazione, Bruno e Rodolfo tornano a lavorare assieme aprendo una nuova officina, sempre nella Capitale. Siamo alle soglie del 1957, anno della nascita della Formula Junior, e per i Patriarca è l’occasione perfetta per costruire una propria monoposto 750, che debutta alla cronoscalata Frascati-Tuscolo del ‘58, classificandosi prima e avviando una lunga serie di trionfi che porteranno il nome dei costruttori romani alla ribalta nella scena motoristica nazionale, oltre che allavittoria del campionato italiano 750 Sport 1958 con Roberto Lippi.Con la Formula Junior di 1100 cc, troppo competitiva per i piloti alle prime armi, Bruno decide di creare un “vivaio” di talenti con poche disponibilità economiche. Col sostegno dei fratelli Giannini disegna e realizza laPatriarca-Baby Junior 500, con meccanica della popolare utilitaria Fiat montata su un telaio tubolare a traliccio di sua ideazione. Lanciata in pompa magna, la macchina viene realizzata in dieci esemplari per la Scuderia Roma, creata ad hoc per il noleggio in un campionato specifico composto da dieci gare. L’iniziativa, lodata dal pubblico, tramonta prematuramente a causa del mancato riconoscimento federale di CSAI. Per i Patriarca è una brutta delusione, morale ed economica.Bella di RomaNel 1961 Bruno apre la prima attività in proprio, ufficialmente un’assistenza Alfa Romeo, nella realtà un ritrovo di piloti bisognosi delle sue “magie”. Qui egli realizza la“Bella di Roma”, una berlinetta da 220 km/h in esemplare unico assemblata col marchio ARS (Automobili Romane Sportive) creato appositamente. Sul telaio originale Patriarca è montato un motore Alfa 1,3 portato dai fratelli Giannini a 1500 cc e 130 CV, e abbinato a una meccanica “mista” proveniente da Giulietta, MGA e Lancia Aprilia.Nello stesso periodo Bruno assembla alcuni esemplari di quella che sarà chiamata “Venturina”, un progetto moderno, ma con linee retrò, di micro vettura quattro posti per uso urbano.  Nel 1963, del tutto insperata, giunge dalla CSAI una tardiva convalida della Formula Baby Junior 500 cc. Bruno ritorna quindi sul progetto per adeguarlo ai tempi, ne ridisegna il telaio e aggiorna il propulsore con un nuovo boxer Steyr-Püch. La vettura debutta in gare disputate tra la prima e la seconda manche dei GP di F1, vincendo tutte le gare della stagione tranne una e aggiudicandosi il campionato italiano.De CesarisGli affari tornano a girare come dovrebbero, l’officina Patriarca si ingrandisce e Bruno, ormai quasi quarantenne, abbandona le corseda pilotaper dedicarsi esclusivamente alle preparazioni. Nei primi anni ‘70si specializza nell’elaborazione delle Ford Mexico, ottenendo direttamente dalla Casa l’incarico di seguire il giovane Andrea De Cesaris e di preparare le vetture ufficiali per le stagioni ’73 e ’74, ottenendo risultati tanto strabilianti da venir spesso accusato di essere in combutta con i commissari.La parentesi Ford dura fino alla fine degli anni ‘70, quando Patriarca è contattato dal pilota Franco Gardelli, intenzionato a partecipare al campionato Fiat Day; anche in questo caso, gli ottimi risultati (sei gare vinte su sette) portano il preparatore romano all’attenzione della squadra ufficiale, che gli affida in cura tre vetture, due Ritmo e una X1/9: per la stagione 1980 queste, più due vetture private, fruttano al curriculum di Bruno oltre trenta vittorie e la conquista di tutte e tre le categorie.Le “storiche”Gli anni ‘80 e la morte del papà Rodolfo portano Patriarca a un momento di tregua, nel quale si avvicina alle auto storiche. Acquista così la March-Alfa Romeo F1 con cui aveva corso Andrea De Adamich, inizia a curare la manutenzione e la preparazione di auto storiche e pian piano allarga la sua collezione a Bizzarrini, Tecno, Brabham, poi un’altra March ex-Piquet, Lotus e Porsche. Attraverso il club da lui fondato, dedicato al papà, organizza diverse importanti manifestazioni sportive per auto storiche, ospitando nomi del calibro del Conte Zanon, Eddie Cheever, Berardo Taraschi, Gigi Villoresi, Gabriele Tarquini, Maria Teresa De Filippis e addirittura Juan Manuel Fangio.Nel 1989 torna a seguire le corse preparando le BMW M3. Le sue vetture, troppo veloci rispetto alla concorrenza, creano tensioni e antipatie nelle altre scuderie, per cui Bruno decide di chiudere definitivamente con le corse, ma non con i motori: la sua casa di campagna a Piancarani di Campli, in Abruzzo, da allora non ha mai smesso di brulicare di amici, appassionati e curiosi. E il vecchio Bruno ha sempre aperto la porta a tutti.Tutto su:GiaurPatriarcaStanguelliniSocialSu Automobilismo d’Epoca di Novembre GTA in copertina e prova della S4 Gr. B con Alén!In edicola a partire da domani, 29 ottobre. Speciale di 30 pagine sulla coupé Alfa Romeo, siamo saliti sulla Delta ex-ufficiale, dossier sulla Fiat Uno e un’intervista ad Alfredo Altavilla.AbbonatiRivista cartaceaAbbonati alla versione cartacea di Automobilismo d’Epoca!Rivista su tabletScarica la versione per tablet e leggi Automobilismo d’Epoca quando vuoi!Rivista per smartphoneScarica la versione per smartphone e leggi Automobilismo d’Epoca quando vuoi!

Addio al “Mago”12 Immagini10/11/2016Invia emailStampa articoloIl tuo nome:La tua email:L’email del destinatario:Se n’è andato Bruno Patriarca, il “Mago di Roma” dopo una vita fatta di motori, corse, vittorie, ma anche sconfitte e delusioni. Meccanico e preparatore, è stato anche pilota, costruttore e imprenditoredi Michele Di MauroRitiratosi da tempo tra le colline del teramano, dove ha continuato a vivere tra i motori con competenza ma anche con la modestia e l’umiltà tipica dei grandi lavoratori, Bruno Patriarca si è spento lo scorso 8 novembre. Tra le ultime apparizioni pubbliche, il suo intervento alla conferenza sul motorismo abruzzese durante ASI Auto Show 2015, e la Mille Miglia 2016, in cui ha fatto assistenza a una sua vecchia barchetta.Figlio di Rodolfo, autista e meccanico di origini abruzzesi, Bruno nasce a Roma nel 1935. Inizia lavorando come apprendista preparatore nell’officina del padre, finché Giuseppe Musolino, capo della “Celere” di Roma e appassionato di corse, commissiona loro la costruzione di una 750 Sport.La vettura è per i Patriarca un ottimo veicolo pubblicitario, in grado di portargli in officina il giovane pilota Sesto Leonardi, insoddisfatto della suaFiat Stanguellini 750. Dopo una cura drastica, sulla nuovaStanguellini-PatriarcaLeonardi vince il campionato italiano 1949.Nel 1953 Leonardi ingaggia il giovane Bruno come assistente per la suaGiaur 750 Sport; neanche diciottenne, egli finisce per mettere mano al motore, mostrando già la stoffa del “mago”. È cosi che, suGiaur-Patriarca, Leonardi è ancora campione italiano, consacrando Bruno come un vero preparatore.Dopo una breve separazione, Bruno e Rodolfo tornano a lavorare assieme aprendo una nuova officina, sempre nella Capitale. Siamo alle soglie del 1957, anno della nascita della Formula Junior, e per i Patriarca è l’occasione perfetta per costruire una propria monoposto 750, che debutta alla cronoscalata Frascati-Tuscolo del ‘58, classificandosi prima e avviando una lunga serie di trionfi che porteranno il nome dei costruttori romani alla ribalta nella scena motoristica nazionale, oltre che allavittoria del campionato italiano 750 Sport 1958 con Roberto Lippi.Con la Formula Junior di 1100 cc, troppo competitiva per i piloti alle prime armi, Bruno decide di creare un “vivaio” di talenti con poche disponibilità economiche. Col sostegno dei fratelli Giannini disegna e realizza laPatriarca-Baby Junior 500, con meccanica della popolare utilitaria Fiat montata su un telaio tubolare a traliccio di sua ideazione. Lanciata in pompa magna, la macchina viene realizzata in dieci esemplari per la Scuderia Roma, creata ad hoc per il noleggio in un campionato specifico composto da dieci gare. L’iniziativa, lodata dal pubblico, tramonta prematuramente a causa del mancato riconoscimento federale di CSAI. Per i Patriarca è una brutta delusione, morale ed economica.Bella di RomaNel 1961 Bruno apre la prima attività in proprio, ufficialmente un’assistenza Alfa Romeo, nella realtà un ritrovo di piloti bisognosi delle sue “magie”. Qui egli realizza la“Bella di Roma”, una berlinetta da 220 km/h in esemplare unico assemblata col marchio ARS (Automobili Romane Sportive) creato appositamente. Sul telaio originale Patriarca è montato un motore Alfa 1,3 portato dai fratelli Giannini a 1500 cc e 130 CV, e abbinato a una meccanica “mista” proveniente da Giulietta, MGA e Lancia Aprilia.Nello stesso periodo Bruno assembla alcuni esemplari di quella che sarà chiamata “Venturina”, un progetto moderno, ma con linee retrò, di micro vettura quattro posti per uso urbano.  Nel 1963, del tutto insperata, giunge dalla CSAI una tardiva convalida della Formula Baby Junior 500 cc. Bruno ritorna quindi sul progetto per adeguarlo ai tempi, ne ridisegna il telaio e aggiorna il propulsore con un nuovo boxer Steyr-Püch. La vettura debutta in gare disputate tra la prima e la seconda manche dei GP di F1, vincendo tutte le gare della stagione tranne una e aggiudicandosi il campionato italiano.De CesarisGli affari tornano a girare come dovrebbero, l’officina Patriarca si ingrandisce e Bruno, ormai quasi quarantenne, abbandona le corseda pilotaper dedicarsi esclusivamente alle preparazioni. Nei primi anni ‘70si specializza nell’elaborazione delle Ford Mexico, ottenendo direttamente dalla Casa l’incarico di seguire il giovane Andrea De Cesaris e di preparare le vetture ufficiali per le stagioni ’73 e ’74, ottenendo risultati tanto strabilianti da venir spesso accusato di essere in combutta con i commissari.La parentesi Ford dura fino alla fine degli anni ‘70, quando Patriarca è contattato dal pilota Franco Gardelli, intenzionato a partecipare al campionato Fiat Day; anche in questo caso, gli ottimi risultati (sei gare vinte su sette) portano il preparatore romano all’attenzione della squadra ufficiale, che gli affida in cura tre vetture, due Ritmo e una X1/9: per la stagione 1980 queste, più due vetture private, fruttano al curriculum di Bruno oltre trenta vittorie e la conquista di tutte e tre le categorie.Le “storiche”Gli anni ‘80 e la morte del papà Rodolfo portano Patriarca a un momento di tregua, nel quale si avvicina alle auto storiche. Acquista così la March-Alfa Romeo F1 con cui aveva corso Andrea De Adamich, inizia a curare la manutenzione e la preparazione di auto storiche e pian piano allarga la sua collezione a Bizzarrini, Tecno, Brabham, poi un’altra March ex-Piquet, Lotus e Porsche. Attraverso il club da lui fondato, dedicato al papà, organizza diverse importanti manifestazioni sportive per auto storiche, ospitando nomi del calibro del Conte Zanon, Eddie Cheever, Berardo Taraschi, Gigi Villoresi, Gabriele Tarquini, Maria Teresa De Filippis e addirittura Juan Manuel Fangio.Nel 1989 torna a seguire le corse preparando le BMW M3. Le sue vetture, troppo veloci rispetto alla concorrenza, creano tensioni e antipatie nelle altre scuderie, per cui Bruno decide di chiudere definitivamente con le corse, ma non con i motori: la sua casa di campagna a Piancarani di Campli, in Abruzzo, da allora non ha mai smesso di brulicare di amici, appassionati e curiosi. E il vecchio Bruno ha sempre aperto la porta a tutti.Tutto su:GiaurPatriarcaStanguelliniSocialSu Automobilismo d’Epoca di Novembre GTA in copertina e prova della S4 Gr. B con Alén!In edicola a partire da domani, 29 ottobre. Speciale di 30 pagine sulla coupé Alfa Romeo, siamo saliti sulla Delta ex-ufficiale, dossier sulla Fiat Uno e un’intervista ad Alfredo Altavilla.AbbonatiRivista cartaceaAbbonati alla versione cartacea di Automobilismo d’Epoca!Rivista su tabletScarica la versione per tablet e leggi Automobilismo d’Epoca quando vuoi!Rivista per smartphoneScarica la versione per smartphone e leggi Automobilismo d’Epoca quando vuoi!

Addio al “Mago”12 Immagini10/11/2016Invia emailStampa articoloIl tuo nome:La tua email:L’email del destinatario:Se n’è andato Bruno Patriarca, il “Mago di Roma” dopo una vita fatta di motori, corse, vittorie, ma anche sconfitte e delusioni. Meccanico e preparatore, è stato anche pilota, costruttore e imprenditoredi Michele Di MauroRitiratosi da tempo tra le colline del teramano, dove ha continuato a vivere tra i motori con competenza ma anche con la modestia e l’umiltà tipica dei grandi lavoratori, Bruno Patriarca si è spento lo scorso 8 novembre. Tra le ultime apparizioni pubbliche, il suo intervento alla conferenza sul motorismo abruzzese durante ASI Auto Show 2015, e la Mille Miglia 2016, in cui ha fatto assistenza a una sua vecchia barchetta.Figlio di Rodolfo, autista e meccanico di origini abruzzesi, Bruno nasce a Roma nel 1935. Inizia lavorando come apprendista preparatore nell’officina del padre, finché Giuseppe Musolino, capo della “Celere” di Roma e appassionato di corse, commissiona loro la costruzione di una 750 Sport.La vettura è per i Patriarca un ottimo veicolo pubblicitario, in grado di portargli in officina il giovane pilota Sesto Leonardi, insoddisfatto della suaFiat Stanguellini 750. Dopo una cura drastica, sulla nuovaStanguellini-PatriarcaLeonardi vince il campionato italiano 1949.Nel 1953 Leonardi ingaggia il giovane Bruno come assistente per la suaGiaur 750 Sport; neanche diciottenne, egli finisce per mettere mano al motore, mostrando già la stoffa del “mago”. È cosi che, suGiaur-Patriarca, Leonardi è ancora campione italiano, consacrando Bruno come un vero preparatore.Dopo una breve separazione, Bruno e Rodolfo tornano a lavorare assieme aprendo una nuova officina, sempre nella Capitale. Siamo alle soglie del 1957, anno della nascita della Formula Junior, e per i Patriarca è l’occasione perfetta per costruire una propria monoposto 750, che debutta alla cronoscalata Frascati-Tuscolo del ‘58, classificandosi prima e avviando una lunga serie di trionfi che porteranno il nome dei costruttori romani alla ribalta nella scena motoristica nazionale, oltre che allavittoria del campionato italiano 750 Sport 1958 con Roberto Lippi.Con la Formula Junior di 1100 cc, troppo competitiva per i piloti alle prime armi, Bruno decide di creare un “vivaio” di talenti con poche disponibilità economiche. Col sostegno dei fratelli Giannini disegna e realizza laPatriarca-Baby Junior 500, con meccanica della popolare utilitaria Fiat montata su un telaio tubolare a traliccio di sua ideazione. Lanciata in pompa magna, la macchina viene realizzata in dieci esemplari per la Scuderia Roma, creata ad hoc per il noleggio in un campionato specifico composto da dieci gare. L’iniziativa, lodata dal pubblico, tramonta prematuramente a causa del mancato riconoscimento federale di CSAI. Per i Patriarca è una brutta delusione, morale ed economica.Bella di RomaNel 1961 Bruno apre la prima attività in proprio, ufficialmente un’assistenza Alfa Romeo, nella realtà un ritrovo di piloti bisognosi delle sue “magie”. Qui egli realizza la“Bella di Roma”, una berlinetta da 220 km/h in esemplare unico assemblata col marchio ARS (Automobili Romane Sportive) creato appositamente. Sul telaio originale Patriarca è montato un motore Alfa 1,3 portato dai fratelli Giannini a 1500 cc e 130 CV, e abbinato a una meccanica “mista” proveniente da Giulietta, MGA e Lancia Aprilia.Nello stesso periodo Bruno assembla alcuni esemplari di quella che sarà chiamata “Venturina”, un progetto moderno, ma con linee retrò, di micro vettura quattro posti per uso urbano.  Nel 1963, del tutto insperata, giunge dalla CSAI una tardiva convalida della Formula Baby Junior 500 cc. Bruno ritorna quindi sul progetto per adeguarlo ai tempi, ne ridisegna il telaio e aggiorna il propulsore con un nuovo boxer Steyr-Püch. La vettura debutta in gare disputate tra la prima e la seconda manche dei GP di F1, vincendo tutte le gare della stagione tranne una e aggiudicandosi il campionato italiano.De CesarisGli affari tornano a girare come dovrebbero, l’officina Patriarca si ingrandisce e Bruno, ormai quasi quarantenne, abbandona le corseda pilotaper dedicarsi esclusivamente alle preparazioni. Nei primi anni ‘70si specializza nell’elaborazione delle Ford Mexico, ottenendo direttamente dalla Casa l’incarico di seguire il giovane Andrea De Cesaris e di preparare le vetture ufficiali per le stagioni ’73 e ’74, ottenendo risultati tanto strabilianti da venir spesso accusato di essere in combutta con i commissari.La parentesi Ford dura fino alla fine degli anni ‘70, quando Patriarca è contattato dal pilota Franco Gardelli, intenzionato a partecipare al campionato Fiat Day; anche in questo caso, gli ottimi risultati (sei gare vinte su sette) portano il preparatore romano all’attenzione della squadra ufficiale, che gli affida in cura tre vetture, due Ritmo e una X1/9: per la stagione 1980 queste, più due vetture private, fruttano al curriculum di Bruno oltre trenta vittorie e la conquista di tutte e tre le categorie.Le “storiche”Gli anni ‘80 e la morte del papà Rodolfo portano Patriarca a un momento di tregua, nel quale si avvicina alle auto storiche. Acquista così la March-Alfa Romeo F1 con cui aveva corso Andrea De Adamich, inizia a curare la manutenzione e la preparazione di auto storiche e pian piano allarga la sua collezione a Bizzarrini, Tecno, Brabham, poi un’altra March ex-Piquet, Lotus e Porsche. Attraverso il club da lui fondato, dedicato al papà, organizza diverse importanti manifestazioni sportive per auto storiche, ospitando nomi del calibro del Conte Zanon, Eddie Cheever, Berardo Taraschi, Gigi Villoresi, Gabriele Tarquini, Maria Teresa De Filippis e addirittura Juan Manuel Fangio.Nel 1989 torna a seguire le corse preparando le BMW M3. Le sue vetture, troppo veloci rispetto alla concorrenza, creano tensioni e antipatie nelle altre scuderie, per cui Bruno decide di chiudere definitivamente con le corse, ma non con i motori: la sua casa di campagna a Piancarani di Campli, in Abruzzo, da allora non ha mai smesso di brulicare di amici, appassionati e curiosi. E il vecchio Bruno ha sempre aperto la porta a tutti.Tutto su:GiaurPatriarcaStanguellini

10/11/2016Invia emailStampa articoloIl tuo nome:La tua email:L’email del destinatario:Se n’è andato Bruno Patriarca, il “Mago di Roma” dopo una vita fatta di motori, corse, vittorie, ma anche sconfitte e delusioni. Meccanico e preparatore, è stato anche pilota, costruttore e imprenditore

10/11/2016Invia emailStampa articoloIl tuo nome:La tua email:L’email del destinatario:

Se n’è andato Bruno Patriarca, il “Mago di Roma” dopo una vita fatta di motori, corse, vittorie, ma anche sconfitte e delusioni. Meccanico e preparatore, è stato anche pilota, costruttore e imprenditore

di Michele Di MauroRitiratosi da tempo tra le colline del teramano, dove ha continuato a vivere tra i motori con competenza ma anche con la modestia e l’umiltà tipica dei grandi lavoratori, Bruno Patriarca si è spento lo scorso 8 novembre. Tra le ultime apparizioni pubbliche, il suo intervento alla conferenza sul motorismo abruzzese durante ASI Auto Show 2015, e la Mille Miglia 2016, in cui ha fatto assistenza a una sua vecchia barchetta.Figlio di Rodolfo, autista e meccanico di origini abruzzesi, Bruno nasce a Roma nel 1935. Inizia lavorando come apprendista preparatore nell’officina del padre, finché Giuseppe Musolino, capo della “Celere” di Roma e appassionato di corse, commissiona loro la costruzione di una 750 Sport.La vettura è per i Patriarca un ottimo veicolo pubblicitario, in grado di portargli in officina il giovane pilota Sesto Leonardi, insoddisfatto della suaFiat Stanguellini 750. Dopo una cura drastica, sulla nuovaStanguellini-PatriarcaLeonardi vince il campionato italiano 1949.Nel 1953 Leonardi ingaggia il giovane Bruno come assistente per la suaGiaur 750 Sport; neanche diciottenne, egli finisce per mettere mano al motore, mostrando già la stoffa del “mago”. È cosi che, suGiaur-Patriarca, Leonardi è ancora campione italiano, consacrando Bruno come un vero preparatore.Dopo una breve separazione, Bruno e Rodolfo tornano a lavorare assieme aprendo una nuova officina, sempre nella Capitale. Siamo alle soglie del 1957, anno della nascita della Formula Junior, e per i Patriarca è l’occasione perfetta per costruire una propria monoposto 750, che debutta alla cronoscalata Frascati-Tuscolo del ‘58, classificandosi prima e avviando una lunga serie di trionfi che porteranno il nome dei costruttori romani alla ribalta nella scena motoristica nazionale, oltre che allavittoria del campionato italiano 750 Sport 1958 con Roberto Lippi.Con la Formula Junior di 1100 cc, troppo competitiva per i piloti alle prime armi, Bruno decide di creare un “vivaio” di talenti con poche disponibilità economiche. Col sostegno dei fratelli Giannini disegna e realizza laPatriarca-Baby Junior 500, con meccanica della popolare utilitaria Fiat montata su un telaio tubolare a traliccio di sua ideazione. Lanciata in pompa magna, la macchina viene realizzata in dieci esemplari per la Scuderia Roma, creata ad hoc per il noleggio in un campionato specifico composto da dieci gare. L’iniziativa, lodata dal pubblico, tramonta prematuramente a causa del mancato riconoscimento federale di CSAI. Per i Patriarca è una brutta delusione, morale ed economica.Bella di RomaNel 1961 Bruno apre la prima attività in proprio, ufficialmente un’assistenza Alfa Romeo, nella realtà un ritrovo di piloti bisognosi delle sue “magie”. Qui egli realizza la“Bella di Roma”, una berlinetta da 220 km/h in esemplare unico assemblata col marchio ARS (Automobili Romane Sportive) creato appositamente. Sul telaio originale Patriarca è montato un motore Alfa 1,3 portato dai fratelli Giannini a 1500 cc e 130 CV, e abbinato a una meccanica “mista” proveniente da Giulietta, MGA e Lancia Aprilia.Nello stesso periodo Bruno assembla alcuni esemplari di quella che sarà chiamata “Venturina”, un progetto moderno, ma con linee retrò, di micro vettura quattro posti per uso urbano.  Nel 1963, del tutto insperata, giunge dalla CSAI una tardiva convalida della Formula Baby Junior 500 cc. Bruno ritorna quindi sul progetto per adeguarlo ai tempi, ne ridisegna il telaio e aggiorna il propulsore con un nuovo boxer Steyr-Püch. La vettura debutta in gare disputate tra la prima e la seconda manche dei GP di F1, vincendo tutte le gare della stagione tranne una e aggiudicandosi il campionato italiano.De CesarisGli affari tornano a girare come dovrebbero, l’officina Patriarca si ingrandisce e Bruno, ormai quasi quarantenne, abbandona le corseda pilotaper dedicarsi esclusivamente alle preparazioni. Nei primi anni ‘70si specializza nell’elaborazione delle Ford Mexico, ottenendo direttamente dalla Casa l’incarico di seguire il giovane Andrea De Cesaris e di preparare le vetture ufficiali per le stagioni ’73 e ’74, ottenendo risultati tanto strabilianti da venir spesso accusato di essere in combutta con i commissari.La parentesi Ford dura fino alla fine degli anni ‘70, quando Patriarca è contattato dal pilota Franco Gardelli, intenzionato a partecipare al campionato Fiat Day; anche in questo caso, gli ottimi risultati (sei gare vinte su sette) portano il preparatore romano all’attenzione della squadra ufficiale, che gli affida in cura tre vetture, due Ritmo e una X1/9: per la stagione 1980 queste, più due vetture private, fruttano al curriculum di Bruno oltre trenta vittorie e la conquista di tutte e tre le categorie.Le “storiche”Gli anni ‘80 e la morte del papà Rodolfo portano Patriarca a un momento di tregua, nel quale si avvicina alle auto storiche. Acquista così la March-Alfa Romeo F1 con cui aveva corso Andrea De Adamich, inizia a curare la manutenzione e la preparazione di auto storiche e pian piano allarga la sua collezione a Bizzarrini, Tecno, Brabham, poi un’altra March ex-Piquet, Lotus e Porsche. Attraverso il club da lui fondato, dedicato al papà, organizza diverse importanti manifestazioni sportive per auto storiche, ospitando nomi del calibro del Conte Zanon, Eddie Cheever, Berardo Taraschi, Gigi Villoresi, Gabriele Tarquini, Maria Teresa De Filippis e addirittura Juan Manuel Fangio.Nel 1989 torna a seguire le corse preparando le BMW M3. Le sue vetture, troppo veloci rispetto alla concorrenza, creano tensioni e antipatie nelle altre scuderie, per cui Bruno decide di chiudere definitivamente con le corse, ma non con i motori: la sua casa di campagna a Piancarani di Campli, in Abruzzo, da allora non ha mai smesso di brulicare di amici, appassionati e curiosi. E il vecchio Bruno ha sempre aperto la porta a tutti.Tutto su:GiaurPatriarcaStanguellini

Ritiratosi da tempo tra le colline del teramano, dove ha continuato a vivere tra i motori con competenza ma anche con la modestia e l’umiltà tipica dei grandi lavoratori, Bruno Patriarca si è spento lo scorso 8 novembre. Tra le ultime apparizioni pubbliche, il suo intervento alla conferenza sul motorismo abruzzese durante ASI Auto Show 2015, e la Mille Miglia 2016, in cui ha fatto assistenza a una sua vecchia barchetta.Figlio di Rodolfo, autista e meccanico di origini abruzzesi, Bruno nasce a Roma nel 1935. Inizia lavorando come apprendista preparatore nell’officina del padre, finché Giuseppe Musolino, capo della “Celere” di Roma e appassionato di corse, commissiona loro la costruzione di una 750 Sport.La vettura è per i Patriarca un ottimo veicolo pubblicitario, in grado di portargli in officina il giovane pilota Sesto Leonardi, insoddisfatto della suaFiat Stanguellini 750. Dopo una cura drastica, sulla nuovaStanguellini-PatriarcaLeonardi vince il campionato italiano 1949.Nel 1953 Leonardi ingaggia il giovane Bruno come assistente per la suaGiaur 750 Sport; neanche diciottenne, egli finisce per mettere mano al motore, mostrando già la stoffa del “mago”. È cosi che, suGiaur-Patriarca, Leonardi è ancora campione italiano, consacrando Bruno come un vero preparatore.Dopo una breve separazione, Bruno e Rodolfo tornano a lavorare assieme aprendo una nuova officina, sempre nella Capitale. Siamo alle soglie del 1957, anno della nascita della Formula Junior, e per i Patriarca è l’occasione perfetta per costruire una propria monoposto 750, che debutta alla cronoscalata Frascati-Tuscolo del ‘58, classificandosi prima e avviando una lunga serie di trionfi che porteranno il nome dei costruttori romani alla ribalta nella scena motoristica nazionale, oltre che allavittoria del campionato italiano 750 Sport 1958 con Roberto Lippi.Con la Formula Junior di 1100 cc, troppo competitiva per i piloti alle prime armi, Bruno decide di creare un “vivaio” di talenti con poche disponibilità economiche. Col sostegno dei fratelli Giannini disegna e realizza laPatriarca-Baby Junior 500, con meccanica della popolare utilitaria Fiat montata su un telaio tubolare a traliccio di sua ideazione. Lanciata in pompa magna, la macchina viene realizzata in dieci esemplari per la Scuderia Roma, creata ad hoc per il noleggio in un campionato specifico composto da dieci gare. L’iniziativa, lodata dal pubblico, tramonta prematuramente a causa del mancato riconoscimento federale di CSAI. Per i Patriarca è una brutta delusione, morale ed economica.Bella di RomaNel 1961 Bruno apre la prima attività in proprio, ufficialmente un’assistenza Alfa Romeo, nella realtà un ritrovo di piloti bisognosi delle sue “magie”. Qui egli realizza la“Bella di Roma”, una berlinetta da 220 km/h in esemplare unico assemblata col marchio ARS (Automobili Romane Sportive) creato appositamente. Sul telaio originale Patriarca è montato un motore Alfa 1,3 portato dai fratelli Giannini a 1500 cc e 130 CV, e abbinato a una meccanica “mista” proveniente da Giulietta, MGA e Lancia Aprilia.Nello stesso periodo Bruno assembla alcuni esemplari di quella che sarà chiamata “Venturina”, un progetto moderno, ma con linee retrò, di micro vettura quattro posti per uso urbano.  Nel 1963, del tutto insperata, giunge dalla CSAI una tardiva convalida della Formula Baby Junior 500 cc. Bruno ritorna quindi sul progetto per adeguarlo ai tempi, ne ridisegna il telaio e aggiorna il propulsore con un nuovo boxer Steyr-Püch. La vettura debutta in gare disputate tra la prima e la seconda manche dei GP di F1, vincendo tutte le gare della stagione tranne una e aggiudicandosi il campionato italiano.De CesarisGli affari tornano a girare come dovrebbero, l’officina Patriarca si ingrandisce e Bruno, ormai quasi quarantenne, abbandona le corseda pilotaper dedicarsi esclusivamente alle preparazioni. Nei primi anni ‘70si specializza nell’elaborazione delle Ford Mexico, ottenendo direttamente dalla Casa l’incarico di seguire il giovane Andrea De Cesaris e di preparare le vetture ufficiali per le stagioni ’73 e ’74, ottenendo risultati tanto strabilianti da venir spesso accusato di essere in combutta con i commissari.La parentesi Ford dura fino alla fine degli anni ‘70, quando Patriarca è contattato dal pilota Franco Gardelli, intenzionato a partecipare al campionato Fiat Day; anche in questo caso, gli ottimi risultati (sei gare vinte su sette) portano il preparatore romano all’attenzione della squadra ufficiale, che gli affida in cura tre vetture, due Ritmo e una X1/9: per la stagione 1980 queste, più due vetture private, fruttano al curriculum di Bruno oltre trenta vittorie e la conquista di tutte e tre le categorie.Le “storiche”Gli anni ‘80 e la morte del papà Rodolfo portano Patriarca a un momento di tregua, nel quale si avvicina alle auto storiche. Acquista così la March-Alfa Romeo F1 con cui aveva corso Andrea De Adamich, inizia a curare la manutenzione e la preparazione di auto storiche e pian piano allarga la sua collezione a Bizzarrini, Tecno, Brabham, poi un’altra March ex-Piquet, Lotus e Porsche. Attraverso il club da lui fondato, dedicato al papà, organizza diverse importanti manifestazioni sportive per auto storiche, ospitando nomi del calibro del Conte Zanon, Eddie Cheever, Berardo Taraschi, Gigi Villoresi, Gabriele Tarquini, Maria Teresa De Filippis e addirittura Juan Manuel Fangio.Nel 1989 torna a seguire le corse preparando le BMW M3. Le sue vetture, troppo veloci rispetto alla concorrenza, creano tensioni e antipatie nelle altre scuderie, per cui Bruno decide di chiudere definitivamente con le corse, ma non con i motori: la sua casa di campagna a Piancarani di Campli, in Abruzzo, da allora non ha mai smesso di brulicare di amici, appassionati e curiosi. E il vecchio Bruno ha sempre aperto la porta a tutti.

Ritiratosi da tempo tra le colline del teramano, dove ha continuato a vivere tra i motori con competenza ma anche con la modestia e l’umiltà tipica dei grandi lavoratori, Bruno Patriarca si è spento lo scorso 8 novembre. Tra le ultime apparizioni pubbliche, il suo intervento alla conferenza sul motorismo abruzzese durante ASI Auto Show 2015, e la Mille Miglia 2016, in cui ha fatto assistenza a una sua vecchia barchetta.

Figlio di Rodolfo, autista e meccanico di origini abruzzesi, Bruno nasce a Roma nel 1935. Inizia lavorando come apprendista preparatore nell’officina del padre, finché Giuseppe Musolino, capo della “Celere” di Roma e appassionato di corse, commissiona loro la costruzione di una 750 Sport.

La vettura è per i Patriarca un ottimo veicolo pubblicitario, in grado di portargli in officina il giovane pilota Sesto Leonardi, insoddisfatto della suaFiat Stanguellini 750. Dopo una cura drastica, sulla nuovaStanguellini-PatriarcaLeonardi vince il campionato italiano 1949.

Nel 1953 Leonardi ingaggia il giovane Bruno come assistente per la suaGiaur 750 Sport; neanche diciottenne, egli finisce per mettere mano al motore, mostrando già la stoffa del “mago”. È cosi che, suGiaur-Patriarca, Leonardi è ancora campione italiano, consacrando Bruno come un vero preparatore.

Dopo una breve separazione, Bruno e Rodolfo tornano a lavorare assieme aprendo una nuova officina, sempre nella Capitale. Siamo alle soglie del 1957, anno della nascita della Formula Junior, e per i Patriarca è l’occasione perfetta per costruire una propria monoposto 750, che debutta alla cronoscalata Frascati-Tuscolo del ‘58, classificandosi prima e avviando una lunga serie di trionfi che porteranno il nome dei costruttori romani alla ribalta nella scena motoristica nazionale, oltre che allavittoria del campionato italiano 750 Sport 1958 con Roberto Lippi.

Con la Formula Junior di 1100 cc, troppo competitiva per i piloti alle prime armi, Bruno decide di creare un “vivaio” di talenti con poche disponibilità economiche. Col sostegno dei fratelli Giannini disegna e realizza laPatriarca-Baby Junior 500, con meccanica della popolare utilitaria Fiat montata su un telaio tubolare a traliccio di sua ideazione. Lanciata in pompa magna, la macchina viene realizzata in dieci esemplari per la Scuderia Roma, creata ad hoc per il noleggio in un campionato specifico composto da dieci gare. L’iniziativa, lodata dal pubblico, tramonta prematuramente a causa del mancato riconoscimento federale di CSAI. Per i Patriarca è una brutta delusione, morale ed economica.

Nel 1961 Bruno apre la prima attività in proprio, ufficialmente un’assistenza Alfa Romeo, nella realtà un ritrovo di piloti bisognosi delle sue “magie”. Qui egli realizza la“Bella di Roma”, una berlinetta da 220 km/h in esemplare unico assemblata col marchio ARS (Automobili Romane Sportive) creato appositamente. Sul telaio originale Patriarca è montato un motore Alfa 1,3 portato dai fratelli Giannini a 1500 cc e 130 CV, e abbinato a una meccanica “mista” proveniente da Giulietta, MGA e Lancia Aprilia.

Nello stesso periodo Bruno assembla alcuni esemplari di quella che sarà chiamata “Venturina”, un progetto moderno, ma con linee retrò, di micro vettura quattro posti per uso urbano.  Nel 1963, del tutto insperata, giunge dalla CSAI una tardiva convalida della Formula Baby Junior 500 cc. Bruno ritorna quindi sul progetto per adeguarlo ai tempi, ne ridisegna il telaio e aggiorna il propulsore con un nuovo boxer Steyr-Püch. La vettura debutta in gare disputate tra la prima e la seconda manche dei GP di F1, vincendo tutte le gare della stagione tranne una e aggiudicandosi il campionato italiano.

Gli affari tornano a girare come dovrebbero, l’officina Patriarca si ingrandisce e Bruno, ormai quasi quarantenne, abbandona le corseda pilotaper dedicarsi esclusivamente alle preparazioni. Nei primi anni ‘70si specializza nell’elaborazione delle Ford Mexico, ottenendo direttamente dalla Casa l’incarico di seguire il giovane Andrea De Cesaris e di preparare le vetture ufficiali per le stagioni ’73 e ’74, ottenendo risultati tanto strabilianti da venir spesso accusato di essere in combutta con i commissari.

La parentesi Ford dura fino alla fine degli anni ‘70, quando Patriarca è contattato dal pilota Franco Gardelli, intenzionato a partecipare al campionato Fiat Day; anche in questo caso, gli ottimi risultati (sei gare vinte su sette) portano il preparatore romano all’attenzione della squadra ufficiale, che gli affida in cura tre vetture, due Ritmo e una X1/9: per la stagione 1980 queste, più due vetture private, fruttano al curriculum di Bruno oltre trenta vittorie e la conquista di tutte e tre le categorie.

Gli anni ‘80 e la morte del papà Rodolfo portano Patriarca a un momento di tregua, nel quale si avvicina alle auto storiche. Acquista così la March-Alfa Romeo F1 con cui aveva corso Andrea De Adamich, inizia a curare la manutenzione e la preparazione di auto storiche e pian piano allarga la sua collezione a Bizzarrini, Tecno, Brabham, poi un’altra March ex-Piquet, Lotus e Porsche. Attraverso il club da lui fondato, dedicato al papà, organizza diverse importanti manifestazioni sportive per auto storiche, ospitando nomi del calibro del Conte Zanon, Eddie Cheever, Berardo Taraschi, Gigi Villoresi, Gabriele Tarquini, Maria Teresa De Filippis e addirittura Juan Manuel Fangio.

Nel 1989 torna a seguire le corse preparando le BMW M3. Le sue vetture, troppo veloci rispetto alla concorrenza, creano tensioni e antipatie nelle altre scuderie, per cui Bruno decide di chiudere definitivamente con le corse, ma non con i motori: la sua casa di campagna a Piancarani di Campli, in Abruzzo, da allora non ha mai smesso di brulicare di amici, appassionati e curiosi. E il vecchio Bruno ha sempre aperto la porta a tutti.

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