Al Gran Prix di Monaco è grande Italia!

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La Rolls psichedelica di John Lennon in mostra a Londra

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maestro di stileAddio a Tom Tjaarda, grande talento del design

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SportAl Gran Prix di Monaco è grande Italia!17 maggio 2016di Francesco Pelizzari

Caffi vince la gara delle F1 72-76 e le Ferrari fanno scalpore. Ickx ha guidato le Porsche F1 da 1,5 litri; c’erano anche Adrian Newey con una Lotus 49 e Moss festeggiato per le vittorie nel ‘55 e ‘61. – Foto di Michele Rosetta

Caffi vince la gara delle F1 72-76 e le Ferrari fanno scalpore. Ickx ha guidato le Porsche F1 da 1,5 litri; c’erano anche Adrian Newey con una Lotus 49 e Moss festeggiato per le vittorie nel ‘55 e ‘61. – Foto di Michele Rosetta

Al Gran Prix di Monaco è grande Italia!In una grande cornice di pubblico, è tornato a sventolare il tricolore italiano su Monte-Carlo. Alex Caffi, 52 anni, talentuoso pilota della F1 anni ‘80, ha vinto il GP Storico di Monaco nella griglia più scenografica, quella “G” che comprendeva le monoposto di Formula 1 degli anni 1972-’76. Caffi ha guidato la Ensign N 176 che fu di Clay Regazzoni, all’epoca nota anche per la livrea nera con la scritta Tissot. La nota Casa orologiaia elvetica ha abbinato il suo nome a quello di Kessel, come negli anni 70: all’epoca apparve in F1 con Loris, padre di Ronnie che oggi guida il team che ha iscritto la monoposto di Caffi.L’Italia è stata molto ben rappresentata anche da altri piloti e altre vetture: nella categoria inferiore, la “F” dedicata alle monoposto di F1 dal 1966 al 1972, ha fatto sensazione la presenza della Ferrari 312 B che vinse il GP d’Italia 1970 con Clay Regazzoni. La monoposto di Maranello è stata iscritta da Paolo Barilla, che l’ha recuperata in California e fatta restaurare da specialisti italiani, con la consulenza di Mauro Forghieri, anch’egli presente a Monte-Carlo. Vedere il direttore tecnico di quella Ferrari muoversi sotto la tenda, nel paddock allestito sul Quai Antoine 1er, di fianco alla sua creatura boxer, metteva brividi di nostalgia. Una troupe televisiva ha piantonato la loro tenda per l’intero fine settimana, documentando ogni movimento intorno alla monoposto con telecamera e microfoni.Presenti altri illustri professionisti del volante, come Emanuele Pirro e Marco Werner, plurivincitori di Le Mans con l’Audi e ingaggiati per il GP di Monaco dai proprietari di Ferrari 312 B3, del 1973 per il tedesco e del ‘74 per il romano; quest’ultimo ha comunque concluso la gara al 4° posto. Restando in “casa” Ferrari c’erano anche una 312 T dell’italiano Casoli e una splendida 312 T2 che sembrava appena costruita.C’erano anche Lotus 72 nelle varie declinazioni, le 76 e 77 e un paio di 49 tra cui la splendida B guidata da Adrian Newey.Poi McLaren M14, M19 ed M23, March 701 e una splendida Tyrrell 001 del 1970, oltre a Hesketh 308, Williams FW 03 e FW 05 e Shadow DN 1, DN3, DN5 e DN8, Brabham BT33, Matra MS120 e BRM P153. Insomma, un vero “parterre de roi”.Anche quest’anno non è mancato Jacky Ickx, stavolta al volante delle monoposto Porsche Tipo 787 e Tipo 804 del museo di Zuffenhausen, presenti per rievocare il periodo delle vetture 4 cilindri (la 804 però è l’evoluzione a 8) nell’anno in cui il nome “718” è stato riesumato per Boxster e Cayman motorizzate appunto con i nuovi 4 cilindri boxer.Oltre alle F1 le altre “griglie” in programma del Gran Premio erano dedicate, come nelle altre edizioni, alle vetture da Gran Prix d’anteguerra (A), alle F1 e F2 fino al 1961 (B), alle Sport a motore anteriore 1952-‘55 (C, l’edizione 1952 del Gp di Monaco fu disputata con queste auto) e alle Formula Junior 1958-‘60 (D), la classe più numerosa tanto da dover disputare due gare di qualificazione (auto divise per numeri pari e dispari) per stabilire l’ordine di partenza.Nello splendore di tutto questo ben di dio ha lasciato un po’ con l’amaro in bocca il fatto che alle auto d’anteguerra sia stata riservata soltanto una parata, anziché una gara come nelle edizioni precedenti. Fatto dovuto probabilmente alla quantità di auto iscritte (236 in totale) con relative difficoltà organizzative relative anche alla praticabilità della pista.Le due volte di Moss a MonacoLa banca Credit Suisse è sponsor del GP Storico di Monaco e ha festeggiato Stirling Moss per le sue vittorie qui nel 1956 (60 anni fa) con la Maserati 250 F e nel 1961 (55 anni fa) con la Lotus 18. In quest’ultima occasione, in particolare, Moss guidò la vettura senza pannelli inferiori di carrozzeria, lasciando in vista le sue gambe con una sensazione che oggi fa rabbrividire, ma all’epoca, quando la sicurezza era men che un’opinione, fece notizia soltanto per la curiosità.Su Automobilismo d’Epoca di Giugno il reportage completo.© RIPRODUZIONE RISERVATA

In una grande cornice di pubblico, è tornato a sventolare il tricolore italiano su Monte-Carlo. Alex Caffi, 52 anni, talentuoso pilota della F1 anni ‘80, ha vinto il GP Storico di Monaco nella griglia più scenografica, quella “G” che comprendeva le monoposto di Formula 1 degli anni 1972-’76. Caffi ha guidato la Ensign N 176 che fu di Clay Regazzoni, all’epoca nota anche per la livrea nera con la scritta Tissot. La nota Casa orologiaia elvetica ha abbinato il suo nome a quello di Kessel, come negli anni 70: all’epoca apparve in F1 con Loris, padre di Ronnie che oggi guida il team che ha iscritto la monoposto di Caffi.L’Italia è stata molto ben rappresentata anche da altri piloti e altre vetture: nella categoria inferiore, la “F” dedicata alle monoposto di F1 dal 1966 al 1972, ha fatto sensazione la presenza della Ferrari 312 B che vinse il GP d’Italia 1970 con Clay Regazzoni. La monoposto di Maranello è stata iscritta da Paolo Barilla, che l’ha recuperata in California e fatta restaurare da specialisti italiani, con la consulenza di Mauro Forghieri, anch’egli presente a Monte-Carlo. Vedere il direttore tecnico di quella Ferrari muoversi sotto la tenda, nel paddock allestito sul Quai Antoine 1er, di fianco alla sua creatura boxer, metteva brividi di nostalgia. Una troupe televisiva ha piantonato la loro tenda per l’intero fine settimana, documentando ogni movimento intorno alla monoposto con telecamera e microfoni.Presenti altri illustri professionisti del volante, come Emanuele Pirro e Marco Werner, plurivincitori di Le Mans con l’Audi e ingaggiati per il GP di Monaco dai proprietari di Ferrari 312 B3, del 1973 per il tedesco e del ‘74 per il romano; quest’ultimo ha comunque concluso la gara al 4° posto. Restando in “casa” Ferrari c’erano anche una 312 T dell’italiano Casoli e una splendida 312 T2 che sembrava appena costruita.C’erano anche Lotus 72 nelle varie declinazioni, le 76 e 77 e un paio di 49 tra cui la splendida B guidata da Adrian Newey.Poi McLaren M14, M19 ed M23, March 701 e una splendida Tyrrell 001 del 1970, oltre a Hesketh 308, Williams FW 03 e FW 05 e Shadow DN 1, DN3, DN5 e DN8, Brabham BT33, Matra MS120 e BRM P153. Insomma, un vero “parterre de roi”.Anche quest’anno non è mancato Jacky Ickx, stavolta al volante delle monoposto Porsche Tipo 787 e Tipo 804 del museo di Zuffenhausen, presenti per rievocare il periodo delle vetture 4 cilindri (la 804 però è l’evoluzione a 8) nell’anno in cui il nome “718” è stato riesumato per Boxster e Cayman motorizzate appunto con i nuovi 4 cilindri boxer.Oltre alle F1 le altre “griglie” in programma del Gran Premio erano dedicate, come nelle altre edizioni, alle vetture da Gran Prix d’anteguerra (A), alle F1 e F2 fino al 1961 (B), alle Sport a motore anteriore 1952-‘55 (C, l’edizione 1952 del Gp di Monaco fu disputata con queste auto) e alle Formula Junior 1958-‘60 (D), la classe più numerosa tanto da dover disputare due gare di qualificazione (auto divise per numeri pari e dispari) per stabilire l’ordine di partenza.Nello splendore di tutto questo ben di dio ha lasciato un po’ con l’amaro in bocca il fatto che alle auto d’anteguerra sia stata riservata soltanto una parata, anziché una gara come nelle edizioni precedenti. Fatto dovuto probabilmente alla quantità di auto iscritte (236 in totale) con relative difficoltà organizzative relative anche alla praticabilità della pista.Le due volte di Moss a MonacoLa banca Credit Suisse è sponsor del GP Storico di Monaco e ha festeggiato Stirling Moss per le sue vittorie qui nel 1956 (60 anni fa) con la Maserati 250 F e nel 1961 (55 anni fa) con la Lotus 18. In quest’ultima occasione, in particolare, Moss guidò la vettura senza pannelli inferiori di carrozzeria, lasciando in vista le sue gambe con una sensazione che oggi fa rabbrividire, ma all’epoca, quando la sicurezza era men che un’opinione, fece notizia soltanto per la curiosità.Su Automobilismo d’Epoca di Giugno il reportage completo.

In una grande cornice di pubblico, è tornato a sventolare il tricolore italiano su Monte-Carlo. Alex Caffi, 52 anni, talentuoso pilota della F1 anni ‘80, ha vinto il GP Storico di Monaco nella griglia più scenografica, quella “G” che comprendeva le monoposto di Formula 1 degli anni 1972-’76. Caffi ha guidato la Ensign N 176 che fu di Clay Regazzoni, all’epoca nota anche per la livrea nera con la scritta Tissot. La nota Casa orologiaia elvetica ha abbinato il suo nome a quello di Kessel, come negli anni 70: all’epoca apparve in F1 con Loris, padre di Ronnie che oggi guida il team che ha iscritto la monoposto di Caffi.

L’Italia è stata molto ben rappresentata anche da altri piloti e altre vetture: nella categoria inferiore, la “F” dedicata alle monoposto di F1 dal 1966 al 1972, ha fatto sensazione la presenza della Ferrari 312 B che vinse il GP d’Italia 1970 con Clay Regazzoni. La monoposto di Maranello è stata iscritta da Paolo Barilla, che l’ha recuperata in California e fatta restaurare da specialisti italiani, con la consulenza di Mauro Forghieri, anch’egli presente a Monte-Carlo. Vedere il direttore tecnico di quella Ferrari muoversi sotto la tenda, nel paddock allestito sul Quai Antoine 1er, di fianco alla sua creatura boxer, metteva brividi di nostalgia. Una troupe televisiva ha piantonato la loro tenda per l’intero fine settimana, documentando ogni movimento intorno alla monoposto con telecamera e microfoni.

Presenti altri illustri professionisti del volante, come Emanuele Pirro e Marco Werner, plurivincitori di Le Mans con l’Audi e ingaggiati per il GP di Monaco dai proprietari di Ferrari 312 B3, del 1973 per il tedesco e del ‘74 per il romano; quest’ultimo ha comunque concluso la gara al 4° posto. Restando in “casa” Ferrari c’erano anche una 312 T dell’italiano Casoli e una splendida 312 T2 che sembrava appena costruita.

C’erano anche Lotus 72 nelle varie declinazioni, le 76 e 77 e un paio di 49 tra cui la splendida B guidata da Adrian Newey.

Poi McLaren M14, M19 ed M23, March 701 e una splendida Tyrrell 001 del 1970, oltre a Hesketh 308, Williams FW 03 e FW 05 e Shadow DN 1, DN3, DN5 e DN8, Brabham BT33, Matra MS120 e BRM P153. Insomma, un vero “parterre de roi”.

Anche quest’anno non è mancato Jacky Ickx, stavolta al volante delle monoposto Porsche Tipo 787 e Tipo 804 del museo di Zuffenhausen, presenti per rievocare il periodo delle vetture 4 cilindri (la 804 però è l’evoluzione a 8) nell’anno in cui il nome “718” è stato riesumato per Boxster e Cayman motorizzate appunto con i nuovi 4 cilindri boxer.

Oltre alle F1 le altre “griglie” in programma del Gran Premio erano dedicate, come nelle altre edizioni, alle vetture da Gran Prix d’anteguerra (A), alle F1 e F2 fino al 1961 (B), alle Sport a motore anteriore 1952-‘55 (C, l’edizione 1952 del Gp di Monaco fu disputata con queste auto) e alle Formula Junior 1958-‘60 (D), la classe più numerosa tanto da dover disputare due gare di qualificazione (auto divise per numeri pari e dispari) per stabilire l’ordine di partenza.

Nello splendore di tutto questo ben di dio ha lasciato un po’ con l’amaro in bocca il fatto che alle auto d’anteguerra sia stata riservata soltanto una parata, anziché una gara come nelle edizioni precedenti. Fatto dovuto probabilmente alla quantità di auto iscritte (236 in totale) con relative difficoltà organizzative relative anche alla praticabilità della pista.

La banca Credit Suisse è sponsor del GP Storico di Monaco e ha festeggiato Stirling Moss per le sue vittorie qui nel 1956 (60 anni fa) con la Maserati 250 F e nel 1961 (55 anni fa) con la Lotus 18. In quest’ultima occasione, in particolare, Moss guidò la vettura senza pannelli inferiori di carrozzeria, lasciando in vista le sue gambe con una sensazione che oggi fa rabbrividire, ma all’epoca, quando la sicurezza era men che un’opinione, fece notizia soltanto per la curiosità.

Contattacivia Don Luigi Sturzo, 7- 20016 Pero (Mi) – Tel. 02/380851- Fax 02/38010393 – E-mail:automobilismodepoca@edisport.it

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Automobilismodepoca.it – Quotidiano di informazione Reg. Trib. di Milano n.394 in data 23.06.2003