“Ho comprato una macchina usata” | Accertamento dell’Agenzia delle Entrate automatico: quando scatta e perchè
Agenzia delle Entrate @automobilismodepoca
Comprare una macchina usata oggi non significa solo scegliere un modello e pagare il venditore: per l’Agenzia delle Entrate ogni passaggio può accendere un faro automatico.
La scena è quella di sempre: dopo settimane di annunci, telefonate e prove su strada, arriva finalmente l’affare giusto. Prezzo trattato, firma sul passaggio di proprietà, bollo e assicurazione sistemati. La nuova auto usata è sotto casa e sembra finita lì. E invece no: dietro le quinte, i dati di quel contratto iniziano a viaggiare tra PRA, Motorizzazione, compagnie assicurative e, soprattutto, sistemi informatici del Fisco.
Da qualche anno, infatti, ogni acquisto “visibile” – e un’auto lo è per definizione – entra nel mosaico delle informazioni che l’amministrazione fiscale usa per capire se il tenore di vita di un contribuente è compatibile con i redditi dichiarati. Non è un controllo manuale fatto a occhio, ma un insieme di incroci automatici che, in alcuni casi, possono portare a un accertamento vero e proprio, richiesto poi al singolo cittadino.
Dai dati del PRA ai redditi: quando scatta il sospetto del Fisco
Ogni volta che viene registrato un passaggio di proprietà, il sistema segna nome dell’acquirente, targa e valore indicativo del veicolo. Se nel giro di pochi anni una stessa persona accumula più auto o passa a modelli di fascia medio-alta, il “profilo” che ne esce viene confrontato con quanto risulta dalle dichiarazioni dei redditi. È qui che, caso per caso, può nascere un dubbio: come fa chi dichiara poco a permettersi certe spese?
Lo stesso vale se il prezzo indicato nell’atto risulta in modo evidente troppo basso rispetto alle quotazioni di mercato. Le vendite “sottostimate” per risparmiare qualcosa su imposte e bolli rischiano di attirare proprio l’attenzione che si voleva evitare. L’algoritmo non conosce amicizie o favori: confronta numeri, valori medi e situazioni anomale, segnalando quelle da approfondire a chi, in ufficio, decide se aprire o meno un fascicolo.

Pagamenti tracciabili e documenti in ordine: come non farsi trovare impreparati
Questo non significa che ogni acquirente di usato riceverà una lettera dall’Agenzia delle Entrate. Moltissime operazioni restano semplici acquisti, perfettamente compatibili con ciò che si dichiara. Il punto è un altro: se il Fisco chiede spiegazioni, bisogna essere pronti a dimostrare che l’auto è stata pagata con soldi puliti e coerenti col proprio reddito.
Pagamenti tracciabili, bonifici, ricevute del concessionario, eventuali prestiti regolarmente accesi e documentati diventano allora la miglior difesa. Anche i passaggi familiari – come il parente che aiuta economicamente o l’eredità – devono essere spiegabili con carte alla mano. L’errore da evitare è pensare che “tanto non controllano nessuno” o accettare valori di compravendita fittizi pur di spuntare uno sconto. L’auto usata può essere un affare, ma nella mancata trasparenza si nasconde sempre il rischio di trasformarla, a distanza di tempo, in un problema con il Fisco.
