Stellantis ha concluso un’operazione epocale ma nessuno ne parla | Cos’è successo al Deposito Avogadro e perchè riguarda tutti noi
Il governo approva l’acquisizione da parte di Sogin del Deposito Avogadro da Stellantis. Una mossa chiave per il futuro energetico italiano e la gestione del nucleare. Cosa cambia?
Stellantis @automobilismodepoca
Un’operazione di significativa importanza strategica si è concretizzata nel panorama energetico italiano: il Consiglio dei Ministri ha dato il suo benestare all’acquisizione della partecipazione totalitaria di Deposito Avogadro da parte di Sogin. Questa società, finora controllata al 100% da Stellantis tramite Fca Partecipazioni, passa ora sotto il controllo pubblico. L’ok è giunto su proposta congiunta dei ministri dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, segnando un passaggio cruciale per la gestione degli asset nucleari nazionali.
Deposito Avogadro gestisce l’ex impianto Avogadro RS-1 di Saluggia (Vercelli), un reattore di ricerca sperimentale la cui attività è cessata nel 1971. Oggi, questo sito è parte integrante del programma di decommissioning nucleare italiano, specializzato nello stoccaggio temporaneo di combustibile nucleare esaurito. La sua storia affonda le radici negli anni ’60-’70, quando Fiat, all’epoca un conglomerato industriale con interessi anche nel settore energetico, partecipava attivamente a progetti nucleari civili e di ricerca.
I numeri dell’operazione e il disimpegno di Stellantis
Le cifre chiave dell’operazione e del disimpegno di Stellantis.
Sebbene i dettagli finanziari precisi della cessione a Sogin non siano stati divulgati pubblicamente, si stima che il valore dell’acquisizione possa aggirarsi attorno a qualche milione di euro, basandosi sui fondamentali economici della società. Il bilancio 2024 di Deposito Avogadro, esaminato da MF-Milano Finanza, ha registrato ricavi per 3,9 milioni di euro e un utile netto di circa 800 mila euro. Il patrimonio netto si attesta a 6,75 milioni di euro, a cui si aggiunge una posizione finanziaria netta positiva di 18,6 milioni, legata alla gestione accentrata della liquidità all’interno del gruppo Stellantis. Questi numeri evidenziano una realtà aziendale solida ma, per Stellantis, non più allineata al proprio core business.
Per il gruppo automobilistico guidato da Antonio Filosa, l’operazione rappresenta una chiara strategia di disimpegno da un’attività non core. Stellantis, focalizzata sul proprio business automobilistico e sui futuri sviluppi nel settore della mobilità, ha scelto di cedere un asset che, seppur strategicamente rilevante per il Paese nella gestione delle infrastrutture nucleari, non rientra più nei suoi obiettivi industriali primari. Questa mossa sottolinea la tendenza delle grandi holding a concentrarsi sulle proprie specializzazioni, ottimizzando il portafoglio e le risorse per la crescita futura.
La strategia del governo e il futuro nucleare italiano
Per Sogin, l’acquisizione del Deposito Avogadro è un passo fondamentale che rafforza il controllo pubblico su un asset considerato strategico. La gestione del combustibile nucleare irraggiato e delle scorie è un tema di sicurezza nazionale e questa operazione consolida la filiera del decommissioning, garantendo una maggiore efficienza e trasparenza nella gestione di tali infrastrutture critiche. L’internalizzazione di Deposito Avogadro sotto il cappello di Sogin assicura una piena integrazione delle attività di smantellamento e messa in sicurezza.
La decisione si inserisce in un contesto politico ed energetico ben più ampio. Nonostante l’Italia abbia vietato la produzione di energia nucleare in seguito ai referendum del 1987 e del 2011, l’attuale governo guidato da Giorgia Meloni sta attivamente lavorando a un nuovo quadro normativo. L’obiettivo è superare il bando attraverso l’introduzione di tecnologie nucleari di nuova generazione, considerate più sicure e sostenibili. L’esecutivo ha più volte espresso la volontà di reintrodurre il nucleare nel mix energetico nazionale entro il 2027, vedendolo come una leva indispensabile per la decarbonizzazione dei settori industriali ad alta intensità energetica e per garantire maggiore autonomia energetica al Paese.
Questo scenario suggerisce che l’operazione Stellantis-Sogin non è un evento isolato, ma parte di una visione strategica più ampia che mira a ripensare il ruolo dell’Italia nell’energia nucleare, sia per la gestione del passato che per le opportunità future.
