Com’è stato provare l’auto da corsa che vinse il primo GP d’Italia?
“E’ incredibile. Ammetto che fino a settimana scorsa non sapessi dell’esistenza del circuito Brescia-Montichiari, e guardando il tracciato antico non c’era mica da scherzare. Io ho provato brevemente la Ballot, ma fare anche 200 km/h con una vettura simile richiedeva attributi giganti, erano matti allora (stessa cosa che disse Schumacher quando guidò la F1 di Arnoux! N.d.r.). Un motore così avanti nel 1921 è uno spettacolo, poi per fortuna anche le gomme, le sospensioni, i freni e via dicendo hanno subito il giusto sviluppo”.
Cosa ti diceva tua mamma quando correvi?
“Beh mia mamma (ride indicando la pieve alle sue spalle N.d.r.) andava in chiesa il giorno prima. Non mi ha mai proibito di gareggiare, ma si preoccupava da morire anche perché all’epoca le F1 non erano ‘blindate’ come oggi, anzi. In occasione degli incidenti più gravi della mia carriera sono stato semplicemente fortunato a non farmi nulla di serio, a differenza purtroppo di altri”.
A differenza del compianto Gilles…
“Esatto, che morì in un modo veramente infelice purtroppo. Vi saluto con un aneddoto alla sua memoria. Un giorno stavamo cercando di fare una determinata curva al meglio, eri sui 200 km/h circa. E faccio a Gilles ‘ma tu riesci a farla in pieno? Perché io devo sollevare un attimo’ e lui mi risponde ‘anche io devo lasciare un attimo l’acceleratore, comunque nella sessione di oggi pomeriggio ci provo’. Ma voi non sapete cosa volesse dire ‘ci provo’ da parte di Villeneuve. Allora partiamo, facciamo le nostre prove ufficiali, e poco prima delle due, a quella curva, vedo la Ferrari nella ghiaia contro le gomme e senza due ruote. Per fortuna vedo Gilles che sta tornando incolume ai box a piedi, così finisco il giro, rientro al box Renault e vado diretto da lui. Mi guarda e subito mi fa ‘Ok, non si fa in pieno!’. Lui era così, doveva sempre trovare il limite “.