Addio Nicola Pietrangeli: quella volta che superasti Panatta su una pista di Formula 1 (facendogli il gesto dell’ombrello)
Pietrangeli @automobilismodepoca
Nella memoria sportiva italiana resterà per sempre il campione elegante della terra rossa, ma c’è un episodio in pista, a motore acceso, che racconta come pochi il carattere istrionico di Nicola Pietrangeli.
Questa mattina si è spento Nicola Pietrangeli. Nel ricordo di amici e tifosi, il suo nome è legato a finali epiche, alla Coppa Davis, alle giornate infinite sui campi in terra battuta. Eppure, lontano dalle racchette, la passione per la velocità lo aveva portato anche dietro un volante, in quelle gare per personaggi famosi che negli anni Ottanta e Novanta mischiavano sportivi, attori e volti noti della tv. È proprio lì che nasce una delle storie più raccontate sul suo conto, un piccolo romanzo di amicizia, rivalità e ironia tutto italiano.
Secondo quanto riportato da Dagospia, in una di queste corse speciali il tabellone dei partenti metteva fianco a fianco lui e Adriano Panatta, compagno di mille battaglie tennistiche e bersaglio prediletto di scherzi e frecciate. La gara nella gara non era contro gli altri piloti, ma tutta interna a quel duello che dal tennis si spostava sull’asfalto: dodici giri da percorrere, stesso tipo di vettura, orgoglio in palio più di qualsiasi coppa.
La gara, il sorpasso all’ultimo giro e lo sfogo istintivo
Per gran parte del tempo i due procedono ravvicinati, con sorpassi sfiorati, staccate tirate al limite e un confronto che ricorda da vicino i loro match di un tempo. In testa può esserci l’uno o l’altro, ma è sul finale che tutto si decide. A pochi chilometri dalla bandiera a scacchi, la vettura guidata da Panatta comincia a dare segnali di cedimento: un problema tecnico, un calo di ritmo, quel tanto che basta per alimentare l’intuizione di chi in campo era abituato a colpire proprio nel momento in cui l’avversario abbassava la guardia.
Pietrangeli racconta di averlo visto rallentare, di averlo raggiunto e affiancato quasi con stupore. L’istinto agonistico fa il resto: nessuna prudenza, nessun calcolo, solo il desiderio di completare il sorpasso proprio su di lui, in pieno rettilineo. Ed è in quell’attimo che scatta il gesto destinato a entrare nella leggenda personale del campione: il braccio che si alza, il celebre “ombrello” mostrato all’amico-rivale, un misto di sfogo, goliardia e teatro puro.

Un gesto che racconta il personaggio più di mille interviste
Quell’episodio non è solo una nota di colore nella vita di un grande sportivo. Dentro quel sorpasso ci sono la voglia di competere a qualsiasi età, il gusto per la provocazione mai davvero cattiva, la capacità di trasformare ogni situazione in una storia da ridere a distanza di anni. È lo stesso spirito che emergeva nelle conferenze stampa, nelle interviste in tv, nei racconti sulle notti di Coppa Davis e sui rapporti, non sempre semplici, con le nuove generazioni del tennis.
Mentre si saluta la sua scomparsa, quell’immagine in automobile torna alla mente come un fotogramma perfetto: casco in testa, volante stretto tra le mani, sorpasso all’ultimo giro e un gesto esagerato che sintetizza, in un secondo, la miscela di talento, ironia e carattere che ha reso Nicola Pietrangeli una figura unica, dentro e fuori dal campo.
