Alfa Romeo 33 Q.V. e Permanent4

L’erede dell’Alfasud mantenne l’impronta di berlina sportiva da famiglia. Prestazioni e tenuta di strada di riferimento trovarono lo zenith nella versione a trazione integrale

La meccanica è di alto livello tecnico e può essere usata ancora a lungo. È casomai l’estetica a risentire degli anni trascorsi dal 1971, quando l’Alfasud è presentata al pubblico. Dall’esigenza di rinnovare la produzione di Pomigliano d’Arco prende avvio presso il Centro Stile Alfa Romeo il lavoro di Ermanno Cressoni, che sfocia nella nuova Alfa Romeo Alfa 33.

Quadrifoglio verde

Negli anni ’80 le sportive derivate da diffuse berline popolari, chiamate genericamente “GTI”, godono di molto favore. Alle sollecitazioni del mercato, l’Alfa Romeo ha risposto con l’Alfasud Quadrifoglio Verde ed è logico che ne sia presentata l’erede. Che arriva alla fine del 1984, quando è svelata al pubblico la nuova Alfa 33 Quadrifoglio Verde, sottolineando, attraverso il mantenimento dello storico simbolo del Quadrifoglio.

La caratterizzazione sportiva comincia dalle ruote in lega leggera ottenibili a richiesta (le stesse dell’Alfasud Ti Q.V.), prosegue nel frontale, dove spicca la nuova griglia radiatore con un solo profilo centrale e una fitta maglia come motivo di riempimento, per finire con l’apposita targhetta identificativa, la verniciatura nera dei montanti centrali e dei telai delle portiere attorno ai finestrini, il lava-tergilunotto di serie e i paraurti in tinta carrozzeria.

All’interno i sedili anteriori, di foggia sportiva, hanno gli appoggiatesta a rete e tinte dedicate, mentre Il volante ha la corona rivestita in pelle.

Sincera e fruibile

Su strada la 33 Q.V. ripropone le apprezzate caratteristiche di guida delle Alfa Romeo a carburatori, fatte di accelerazioni rabbiose a cui si aggiunge il tipico rumore dell’aspirazione abbinato all’inconfondibile sonorità del motore boxer. Le doti del propulsore, che “prende i giri” con facilità, trovano riscontro nella notevole tenuta di strada, dove l’assetto, volutamente non esasperato né troppo rigido, rende facile e sicura la guida. Forse uno sterzo più pronto e po’ di sottosterzo in meno non avrebbero guastato, anche se quest’ultimo aspetto contribuisce a rendere agevoli ai meno esperti le eventuali correzioni.

L’accoglienza del pubblico è molto buona, anche perché la carrozzeria a quattro porte concilia sportività e famiglia.

Sarebbe perfetta se avesse qualche CV in più e una cilindrata maggiore per affrontare le rivali più agguerrite del segmento.

Aumentano cilindrata e potenza

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Detto fatto, durante il 1986 la cubatura del quattro cilindri boxer aumenta da 1.490 a 1.712 cc, così la potenza cresce da 105 a 118 CV-DIN che spingono la rinnovata Q.V. a sfiorare i 200 km/h, con una progressione vivace anche dai bassi regimi nei rapporti superiori e un’accelerazione entusiasmante. Il comportamento stradale resta di base quello della precedente 1.5.

Sul piano estetico i cambiamenti seguono l’aggiornamento della gamma: i trasparenti degli indicatori di direzione sono bianchi, la griglia del radiatore è uguale alle altre versioni, rispetto alla precedente 1.5, scompare la filettatura grigia che percorre la fiancata all’altezza dei paraurti e, soprattutto, all’estremità del portellone è applicato uno spoiler in tinta. Nuovi sono anche i cerchi in lega leggera.

Anche all’interno ci sono numerose modifiche: la grafica del cruscotto, dove il tachimetro ha fondo scala a 240 km/h, il volante ridisegnato, la posizione degli interruttori dei servizi, i poggiatesta schiumati e la decorazione dei sedili in panno rosso e nero,.

Quattro valvole per cilindro

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Da novembre 1986, però, l’Alfa Romeo entra nell’orbita Fiat. La casa torinese decide, tuttavia, di mantenere in produzione il motore boxer e nei primi mesi del 1990 aggiorna il modello. Con la seconda serie le versioni sportive della 33 diventano due: la “33 S 1.7 i.e. 16v Q.V.” e la “33 S 1.7 i.e. 16v Q.V. Permanent 4”, quest’ultima (a listino dal 1991) con un avanzato sistema di trazione integrale permanente. Cambia anche il nome che da “Alfa Romeo Alfa 33” diviene più semplicemente “Alfa Romeo 33”.

Entrambe montano il boxer 1.7 a iniezione, con nuove teste a quattro valvole per cilindro, distribuzione bialbero e punterie idrauliche. La potenza sale a 137 CV-DIN (132 per la versione catalizzata detta “Europa”) e le prestazioni ora sono allineate a quelle delle concorrenti più sportive di due litri. L’accelerazione è bruciante, la velocità sale a 208 km/h, 202 per la Permanent 4.

Qualche modifica coinvolge le sospensioni: al posteriore i bracci longitudinali superiori sono ora davanti al ponte, mentre davanti sono modificati i punti di attacco degli ammortizzatori, per migliorare la precisione di guida. Lo sterzo è servoassistito, più diretto e con minori reazioni in accelerazione. I freni sono a disco autoventilanti anteriori e tamburi posteriori, a richiesta l’impianto a quattro dischi con ABS, di serie sulla Permanent 4.

L’estetica è quella della seconda serie. Il frontale è inclinato all’indietro, con la calandra a trapezio rovesciato e al centro lo scudetto stilizzato. Il cofano motore ha un rilievo centrale a punta, il paraurti è in tinta vettura con fascia superiore nera. Al posteriore ci sono nuovi gruppi ottici secondari uniti da una fascia rossa catarifrangente e lo spoiler è di diverso disegno, come pure i cerchi in lega leggera.

L’interno sottolinea, attraverso i sedili Recaro anteriori, la vocazione sportiva della rinnovata 33.

Integrale permanente

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Se la Q.V. 16v a trazione anteriore è l’evoluzione in chiave motoristica del precedente modello, la Permanent 4, con la trazione integrale permanente, è un concentrato di tecnologia. Sperimentata la trazione posteriore inseribile con la “33 1.5 4x4”, l’Alfa Romeo propone ora una berlina sportiva media in cui la trazione integrale permanente significa soprattutto sicurezza. La ripartizione di coppia tra l’asse anteriore e quello posteriore avviene automaticamente nel momento in cui le ruote anteriori iniziano a perdere aderenza. Il controllo passa attraverso un giunto centrale di tipo viscoso. La trasmissione prevede inoltre un giunto elettromagnetico per disinserire in frenata la trazione integrale e ripristinarla istantaneamente quando si rilascia il pedale del freno per rendere compatibile la trazione totale con l’ABS.

Rispetto alla sorella a trazione anteriore, la 33 integrale presenta un lieve aumento di consumo e un sensibile calo di prestazioni, dovuti al peso superiore e alla efficienza inferiore della trazione totale. In compenso, la “33 Q.V. Permanent 4” (dal 1993 la sigla “Permanent 4” è sostituita da “Q4”) è più stabile in curva e offre ottima trazione su terreni bagnati o viscidi. Un piccolo scotto si paga per l’inferiore capacità del bagagliaio dovuta all’ingombro del differenziale posteriore.

La raffinata base meccanica resta al passo con i tempi anche negli anni ’90, tanto che nel 1994 la 146, che prenderà il posto della 33, ne manterrà il motore boxer.

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