Da novembre 1986, però, l’Alfa Romeo entra nell’orbita Fiat. La casa torinese decide, tuttavia, di mantenere in produzione il motore boxer e nei primi mesi del 1990 aggiorna il modello. Con la seconda serie le versioni sportive della 33 diventano due: la “33 S 1.7 i.e. 16v Q.V.” e la “33 S 1.7 i.e. 16v Q.V. Permanent 4”, quest’ultima (a listino dal 1991) con un avanzato sistema di trazione integrale permanente. Cambia anche il nome che da “Alfa Romeo Alfa 33” diviene più semplicemente “Alfa Romeo 33”.
Entrambe montano il boxer 1.7 a iniezione, con nuove teste a quattro valvole per cilindro, distribuzione bialbero e punterie idrauliche. La potenza sale a 137 CV-DIN (132 per la versione catalizzata detta “Europa”) e le prestazioni ora sono allineate a quelle delle concorrenti più sportive di due litri. L’accelerazione è bruciante, la velocità sale a 208 km/h, 202 per la Permanent 4.
Qualche modifica coinvolge le sospensioni: al posteriore i bracci longitudinali superiori sono ora davanti al ponte, mentre davanti sono modificati i punti di attacco degli ammortizzatori, per migliorare la precisione di guida. Lo sterzo è servoassistito, più diretto e con minori reazioni in accelerazione. I freni sono a disco autoventilanti anteriori e tamburi posteriori, a richiesta l’impianto a quattro dischi con ABS, di serie sulla Permanent 4.
L’estetica è quella della seconda serie. Il frontale è inclinato all’indietro, con la calandra a trapezio rovesciato e al centro lo scudetto stilizzato. Il cofano motore ha un rilievo centrale a punta, il paraurti è in tinta vettura con fascia superiore nera. Al posteriore ci sono nuovi gruppi ottici secondari uniti da una fascia rossa catarifrangente e lo spoiler è di diverso disegno, come pure i cerchi in lega leggera.
L’interno sottolinea, attraverso i sedili Recaro anteriori, la vocazione sportiva della rinnovata 33.