La fretta di arrivare per primi non consentì di riscontrare gli inconvenienti derivanti dall’uso differente del quattro cilindri Perkins rispetto a quello per cui era stato progettato (nautica). Una Giulia, con la fama di vettura brillante che si era meritata, veniva scelta anche in versione Diesel dai clienti che amavano le prestazioni e che, pur consci di trovarsi al volante di una vettura a gasolio, tendevano a guidarla in modo sportivo. E si sa, i Diesel di allora erano motori aspirati concepiti per uno scopo completamente diverso. A tal proposito, smentiamo la leggenda metropolitana secondo cui le vibrazioni del Perkins avrebbero causato cedimenti strutturali della scocca: nessuna Giulia Diesel ha mai presentato inconvenienti di questo tipo.
Il rumore all’avviamento e le vibrazioni: erano una caratteristica intrinseca dei motori Diesel dell’epoca. Tuttavia, se in un veicolo pesante o in un furgone venivano accettati come normali, in un’automobile facevano storcere il naso; figuriamoci nel caso di un’Alfa Romeo. Sulla Giulia ,la rumorosità, evidente a freddo, si attenuava una volta raggiunto il normale regime termico. Tuttavia restava un rumore residuo ai bassi regimi e ne risentiva il comfort. E questo malgrado il lavoro svolto per migliorare le caratteristiche di funzionamento del motore, a cui va aggiunta l’applicazione di ben cinque chili di materiale fonoassorbente supplementare, il montaggio di appositi supporti elastici tra scocca e motore e l’aggiunta di un ammortizzatore.
Altro problema era l’arricchimento eccessivo della miscela durante l’avviamento, un difetto intrinseco del motore Perkins, che comportava un’indesiderata presenza di gasolio incombusto nell’olio di lubrificazione.
Sul piano della finizione, scritta identificativa a parte, quasi nulla differenzia la Diesel dalla sorella a benzina: le sole diversità stanno nella strumentazione con fondo scala del contagiri e del tachimetro adattato e nella presenza dei comandi tipici del motore Diesel, come il pomello di azzeramento della mandata di gasolio per lo spegnimento del motore e la posizione della chiave di avviamento per l’accensione delle candelette di pre-riscaldamento.
Per concludere, checché se ne dica, la Giulia Diesel non fu un esperimento sbagliato. Il motore scelto non sarà stato il più indicato, però quest’auto ha il merito di aver aperto per prima, nell’Italia degli anni ‘70, una via che qualche anno dopo sarà seguita dalla stessa Alfa Romeo con i tutti suoi modelli, quando il fenomeno del Diesel automobilistico assumerà dimensioni che nessuno prima avrebbe immaginato.