Simili per vocazione, per dimensioni, per prestazioni, Fulvia e Junior Z condividono anche una buona parte della componentistica specifica, dall’Elasticpel dei rivestimenti, alle serrature, al motorino di sollevamento dei lunotti posteriori, alle maniglie porta (Junior Z e Fulvia Sport 1.6).
Agli antipodi per filosofia stilistica e aerodinamica, furono una sfida per Spada come per Zagato, che si misero alla prova nel tentativo, riuscito, di dimostrare che forme diverse, dettate da principi diversi, potevano portare comunque a ottimi risultati sul piano dinamico e aerodinamico.
Assieme a motori e prestazioni, pressoché identici, per quanto diverse anche le due carrozzerie condividono alcuni tratti comuni: l’impostazione coupé due volumi, due posti e due porte con coda spiovente e finestratura ampia, i lunotti molto inclinati e apribili a compasso, i finestrini posteriori sfuggenti e appuntiti, le dimensioni compatte, le linee pulite.
Con l’occhio di oggi risultano più Zagato che non Alfa o Lancia; lo si percepisce non solo dalle forme inconsuete, ma da alcuni dettagli tipici di una produzione artigianale, quali l’assemblaggio spesso approssimativo, i tanti elementi recuperati da altri veicoli di grande serie, la qualità poco omogenea dei materiali impiegati. Sensazioni accentuate nell’Alfa, tutta Zagato anche nell’abitacolo, più spartano e meno abitabile della Fulvia, che monta invece plancia e sedili del modello di serie (Zagato disegnerà successivamente i poggiatesta della 1.6, curiosamente estesi anche alle Coupé prodotte a Torino).