Lancia Flaminia Sport Zagato
Introduzione
I commissari tecnici dell’ASI hanno omologato senza problemi la Lancia Flaminia Sport telaio # 824.00 - 1360 che presentiamo in queste pagine. Avrebbero dovuto però considerare la targhetta 3C sopra il cofano, confermata dalla presenza dei tre carburatori che troneggiano sotto il cofano. Hanno invece ignorato questa prova schiacciante di non conformità. La presenza di questi particolari avrebbe dovuto far pensare a una Lancia Flaminia Sport 3C, in altre parole al modello successivo alla Sport semplice: la 3C era equipaggiato con due carburatori Weber 35 DCLN più un Weber 35 DCLN 1 invece del singolo carburatore Solex C40 PAAI del modello in oggetto.
La punzonatura del telaio e le targhette riassuntive della nostra Lancia riportano il prefisso 824.00, dando ragione ai tecnici dell’ASI: perché attestano senza equivoci che la vettura è nata come Sport e non come Sport 3C. I 3 carburatori sono dunque un’anomalia: se fosse un modello 3C il numero di serie dovrebbe essere 824.13; inoltre la numerazione dei telai 3C comincia da 3001. Su questa anomalia l’ultimo proprietario della bella Flaminia Sport ha avviato una ricerca che ha dato risultati sorprendenti. Ma torniamo alle vicende della vettura prima che venisse sottoposta alle verifiche dei commissari ASI per l’omologazione.
Il ritrovamento
Il ritrovamento avviene in modo piuttosto
spettacolare perché la # 824.00 -
1360 si rivela all’improvviso in Calabria nel 1988 nel corso dell’abbattimento
di una costruzione sigillata a suo tempo dalle autorità competenti per
abuso
edilizio. In pratica è stata “murata viva” 24 anni prima. Al diradarsi
della
polvere sollevata dalle macerie crollate, la Flaminia si mostra in tutta
la sua
bellezza. Il contachilometri segna 45.000 e le chiavi inserite nel quadro
sembrano pronte a dare il contatto. L’esemplare è perfetto e basta poco
per
rimetterlo in efficienza.
Solo il rivestimento dei sedili in cinghiale azzurro (un allestimento esclusivo
riservato solo a 12 delle Flaminia Sport prodotte), sembra compromesso
perchè
la pelle è secca e si screpola a sedersi. Ma non si tratta di un gran danno:
basta l’indirizzo giusto e una buona cura con i prodotti appropriati per
farle
ritrovare la morbidezza degli anni migliori.
Resta il fatto che, sotto il cofano, anziché due, ci sono tre carburatori.
Segno che, evidentemente, erano già presenti dagli anni Sessanta. Chissà
chi
glieli ha montati.
Da Carotenuto a Mastroianni
Ritornata agli antichi splendori la
# 824.00 - 1360 è l’ospite d’onore di una
concessionaria Lancia di Roma nel marzo
del 1989 in occasione della
presentazione della Dedra. L’altro
ospite d’onore della giornata è Marcello
Mastroianni, grande appassionato di
auto e Lancista DOC. L’attore si lascia
fotografare volentieri accanto alla
Flaminia e ricorda di avere posseduto, per
pochi mesi, un’auto così. Tanto basta
perché l’ultimo proprietario si lanci
alla ricerca di una prova che confermi
la circostanza. La ricerca individua tra
i proprietari della vettura non il bell’attore
della Dolce Vita ma il suo
stilista che, però, afferma di averla
acquistata proprio da Mastroianni. Ne è
sicuro al punto da vergare una dichiarazione
scritta dalla quale si evince che
la proprietà a favore dell’attore non
risulta registrata per la brevità della
sua durata. In effetti, non ce n’è
traccia nell’estratto cronologico. Esso
documenta però alcune circostanze interessanti.
La # 824.00 - 1360 è stata
costruita il 7 agosto 1961, ma la data
della prima immatricolazione è del 3
novembre 1962. L’ultimo proprietario
rileva l’anomalia dell’immatricolazione
avvenuta un anno dopo la costruzione
e a questo punto la storia della # 824.00
– 1360 arriva sul tavolo della redazione
di Automobilismo d’Epoca.
Consultando l’estratto cronologico
si scopre che il primo proprietario è Bruno
Carotenuto. Fra noi qualcuno ha un guizzo
di memoria e lo ricorda come un
discreto pilota degli anni Sessanta.
Se fosse così si potrebbe ipotizzare che
la vettura sia stata trasformata
con tre carburatori per le corse e che, per
lo stesso motivo, sia stata targata
un anno dopo essere stata costruita.
Infatti, per gareggiare in pista non
era necessario che fosse un’auto
immatricolata. Riusciti a rintracciare
Carotenuto, abbiamo avuto conferma delle
nostre ipotesi.
L’ex pilota ricorda di avere impiegato
più volte la # 824.00 – 1360 per correre
a Vallelunga e ancora gli brucia di
essere arrivato sempre secondo dietro
Cesare Fiorio o agli altri piloti ufficiali
che disponevano della specialissima
Flaminia Sport alleggerita e preparata
dalla Casa. Anche in redazione
ricordiamo quella fenomenale Flaminia.
In pratica era imbattibile e arrivare
secondi era il miglior risultato possibile
per chi non disponeva di un’auto
ufficiale. Al proposito ricordiamo un’impresa
sportiva del tutto particolare:
il record semi-ufficiale di velocità
autostradale ottenuto nel marzo 1961 dal
gentleman driver Giulio Cabianca, che
impiegò un’ora e mezzo da Milano a
Firenze, a 187 km/h di media. Al ritorno,
sul tratto Bologna - Milano, fu
ancora più veloce: 218 km/h di media.
Le modifiche Zagato
Non c’è da meravigliarsi che la bella
Lancia sia così veloce. Il carrozziere
Elio Zagato, incaricato di disegnarne la linea, non possiede la galleria
del
vento e s’arrangia provando e riprovando i prototipi in autostrada,
cronometrando pazientemente le velocità raggiunte dopo ogni modifica che
promette un buon risultato aerodinamico. La linea tesa e levigata della
Flaminia Sport è figlia di quel metodo di lavoro. Il vento suggerisce un
disegno semplice e razionale con molti punti comuni a quello dell’Appia
Sport,
che lo stesso carrozziere già costruisce per la Lancia. Ma il prestigio
dell’
autotelaio, le proporzioni più equilibrate, la serenità delle superfici
e la
raffinata esecuzione, rendono la Flaminia ancora più bella.
Nonostante la forma aerodinamica da auto da corsa, la Sport ha i connotati
dell’
auto signorile. In altre parole la classe Lancia in questo modello si sposa
alla perfezione con le particolarità tipiche delle “carrozzate Zagato”.
Solo le
prese d’aria interrompono la levigata continuità delle linee, ma la calandra
in
puro stile Lancia conferisce forza espressiva e autorevolezza al frontale,
oltre che permettere il “respiro” del potente motore V6, che di serie
eroga 119
CV ma con la trasformazione a tre carburatori e qualche ritocco arriva
facilmente a 140 CV.
Nella parte posteriore il compito di conferire autorevolezza, oltre al
naturale
slancio, è affidato alla elaborata cornice porta targa e ai fanali tondi,
insolitamente grandi per l’epoca, e per questo innovativi dal punto di
vista
stilistico e funzionale.
Gli interni
All’interno i sedili rivestiti di pelle
(specialmente se di cinghiale come nel nostro caso) non solo donano
un carattere signorile all’abitacolo, ma rivelano l’esperienza di pilota
gentleman di Elio Zagato, che sa come dare loro la forma giusta per
trattenere il guidatore nelle curve veloci, senza per questo renderli
costrittivi nella guida normale. La classe della Lancia Flaminia Sport
si apprezza anche nello stupendo volante d’alluminio con corona
di legno e nei grandi strumenti circolari con la grafica impeccabile.
Molti particolari della finitura, come le maniglie e le bavette attorno
ai cristalli, sono in
alluminio, lo stesso materiale è impiegato
per gran parte della carrozzeria. La Flaminia Sport pesa ben 300
kg meno della berlina originale. Oltre ai consensi dei piloti e delle
celebrità dello spettacolo, la Sport trova quindi una calda accoglienza
anche presso la clientela normale, a patto di essere danarosa e di classe.