FATEVI DA PARTE | La Cina ci invade: ecco le auto “pezzotte”, costano pochissimo e sono tutte 1.5 benzina

Un’indagine rivela come alcune auto cinesi di dubbia provenienza eludano le rigide normative europee, sfruttando un’omologazione speciale. Scopri i rischi per i consumatori e il mercato.

FATEVI DA PARTE | La Cina ci invade: ecco le auto “pezzotte”, costano pochissimo e sono tutte 1.5 benzina
Lo strano caso delle auto cinesi.Un’indagine rivela come alcune auto cinesi di dubbia provenienza eludano le rigide normative europee, sfruttando un’omologazione speciale. Scopri i rischi per i consumatori e il mercato.

L’Europa, da sempre baluardo di normative stringenti e complessi regolamenti nel settore automobilistico, si trova di fronte a una singolare anomalia. Una vera e propria crepa legislativa permette l’ingresso sul mercato di veicoli cinesi di dubbia provenienza, aggirando di fatto i controlli che i produttori europei e i grandi marchi cinesi rispettano meticolosamente.

È fondamentale distinguere tra i colossi dell’industria automobilistica cinese come Byd, Geely, Chery, Leapmotor e MG, che operano con omologazioni complete e una chiara strategia di mercato, e una miriade di piccoli brand. Questi ultimi, spesso dai nomi sconosciuti e difficili da pronunciare, sembrano emergere dal nulla, proponendo vetture che entrano nel continente quasi “clandestinamente”. Il punto comune è quasi sempre un motore turbo benzina da 1500 cc, una costante che solleva interrogativi.

Mentre la Commissione Europea dibatte sulle scadenze per l’addio ai motori endotermici, aprendo a spiragli per auto benzina e diesel con moduli ibridi complessi, il panorama automobilistico cinese continua la sua espansione inarrestabile. Con ben 150 marchi automobilistici, di cui 97 domestici, la Cina rappresenta un mercato dinamico dove startup e joint venture nascono e si evolvono rapidamente. I dazi sulle auto elettriche, pensati come barriera protettiva, si rivelano spesso insufficienti contro questa marea montante di prodotti.

L’inganno dell’individual vehicle approval

L'inganno dell'individual vehicle approval

L’omologazione individuale dei veicoli: un inganno costoso e burocratico.

 

La ragione principale dietro a questa anomalia risiede nell’esistenza dell’Individual Vehicle Approval (IVA). Questa omologazione è stata concepita per esemplari unici, prototipi o veicoli destinati a collezionisti eccentrici, non per la produzione di massa. Tuttavia, alcuni piccoli costruttori cinesi, agendo attraverso importatori spregiudicati, ne fanno un uso distorto per accedere al mercato europeo.

Il meccanismo è il seguente: queste auto vengono immatricolate inizialmente come “pezzi unici”, spesso in paesi come la Germania o la Polonia, dove le procedure possono essere più permissive. Questo stratagemma permette di bypassare le rigorose verifiche europee su emissioni di CO2, inquinamento e soprattutto sicurezza. Una volta ottenuta questa “certificazione” di comodo, le vetture vengono rapidamente rivendute e reimmatricolate in altri paesi membri, inclusa l’Italia, lasciando i consumatori senza adeguate garanzie, assistenza post-vendita o la disponibilità di pezzi di ricambio essenziali.

Queste piccole realtà, che si presentano come veri e propri costruttori, sono in realtà astuti intermediari che ingannano non solo il pubblico, ma a volte persino gli operatori del settore. È una situazione che crea un’evidente disparità competitiva: da un lato, le aziende europee investono risorse enormi per conformarsi a ogni normativa, dall’altro, questi “fantasmi orientali” operano al di fuori di tali requisiti, prosperando indisturbati.

Concorrenza sleale e la necessità di agire

Concorrenza sleale e la necessità di agire

Concorrenza sleale: agire è necessario per tutelare l’equità del mercato.

 

Questa prassi non è semplicemente una “concorrenza sleale”; è un vero e proprio vulnus al sistema, con ricadute negative sia per i consumatori che per l’industria. Il danno d’immagine si estende anche ai grandi marchi cinesi che, pur investendo miliardi in ricerca, sviluppo, batterie e design, si trovano a essere ingiustamente accomunati a queste operazioni opache. La loro reputazione viene macchiata da sospetti generati da pratiche scorrette altrui.

La conseguenza più grave per i consumatori è l’acquisto di un veicolo privo di quella “rete di sicurezza” che le normative europee dovrebbero garantire. Immagina un’auto senza una chiara tracciabilità, senza garanzie sulla sicurezza strutturale o sulla disponibilità di ricambi in caso di incidente o guasto. È una situazione che mette a rischio non solo gli acquirenti, ma anche la credibilità dell’intero sistema di protezione del consumatore.

È evidente l’urgenza di un intervento normativo mirato. Servono controlli più stringenti e una revisione delle procedure che rendano impossibile l’abuso dell’Individual Vehicle Approval per finalità diverse da quelle originali. La Commissione Europea e le autorità nazionali devono agire con decisione per tutelare sia gli automobilisti europei che l’integrità del proprio mercato industriale. Solo così si potrà ristabilire una parità di condizioni e salvaguardare il futuro dell’industria automobilistica europea. Sono stati promessi controlli severi con conseguenze importanti. Staremo a vedere.