Che paradosso: Hamilton disperato, la Ferrari NO | La Rossa ha i meccanici più veloci nei pit stop (piccola soddisfazione)
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La stagione può essere amara, ma in corsia box la Ferrari vola: pit stop sotto i 2,5 secondi e una costanza che fa scuola.
È uno di quei paradossi che fanno impazzire i tifosi: quando in pista non arriva la gloria che sogni, ti aggrappi a ciò che funziona davvero. E nel 2025 della Rossa, mentre l’umore si è spesso incupito e il racconto di un’annata “da titolo” si è sbriciolato strada facendo, c’è un reparto che non ha mai tremato: i meccanici Ferrari nei pit stop.
Per Lewis Hamilton, ritrovarsi dentro una stagione complicata può essere un peso che si vede anche dalla faccia, ma intanto la squadra gli consegna una certezza concreta: quando rientra ai box, il lavoro è chirurgico. È la classica piccola soddisfazione che non cambia una classifica, però racconta che qualcosa a Maranello si è messo davvero in ordine: metodo, ripetibilità, zero panico.
Un “titolo” che non fa coppe, ma dice tantissimo
Secondo quanto riportato da Motorsport.com, la Ferrari ha vinto il premio legato all’efficacia e alla costanza delle soste: non conta solo il giro secco più spettacolare, ma la capacità di ripetere la prestazione senza sbavature per tutto l’anno. Il dato che inchioda tutti è questo: media di 2,4 secondi, unica squadra sotto la soglia dei 2,5, il target che i team indicano come riferimento.
Il dettaglio che fa la differenza è la pulizia: nell’arco della stagione i pit stop oltre i 3 secondi sono stati solo 8 su circa sessanta. E quando serve il lampo, arriva anche quello: tre soste da 2,0 secondi (Monaco, Arabia Saudita e Abu Dhabi), mentre la McLaren ha sì firmato le tre soste più veloci dell’anno, compresa una da 1,91, ma pagando la mancanza di continuità.

La vera forza è la ripetizione: il segreto sta nel lavoro “invisibile”
Qui non si parla di magia, ma di investimenti e allenamento: pistole di ultima generazione con striscia LED per controllare le fasi di svitamento e avvitamento, oltre mille prove durante la pausa invernale e sensori per analizzare ogni frammento della sosta, così che anche le rotazioni e i cambi ruolo non diventino un rischio.
Il confronto con gli altri spiega perché è un paradosso dolceamaro: McLaren ha una media di circa 2,8 e ben 27 soste oltre i 3 secondi, Mercedes si attesta intorno a 2,71, Red Bull sale a 3,10 con errori che in alcuni casi hanno superato persino i dieci secondi. Insomma, Hamilton può anche essere “disperato” per ciò che manca in pista, ma quando la Ferrari si ferma ai box succede l’opposto: la Rossa non trema.
