“Rapida e nervosa, l’AMI8 mette in mostra tutta la sua grinta. Dura e infaticabile, non teme né il caldo né il freddo. E le lunghe tappe in autostrada viaggiando a tavoletta le sono indifferenti. Ha un motore di due cilindri orizzontali, raffreddato ad aria. Un minimo di parti in movimento. Niente guarnizioni sulle testate. Niente manicotti. Niente cinghie. Niente spinterogeno. I rischi di guasti sono così ridotti al minimo. Un radiatore dell’olio consente di spingere al massimo, senza pericolo di surriscaldare il motore, perciò anche con usura minore”: questo era, sulla brochure dell’AMI8, il testo relativo alla robustezza. Obiettivamente, è difficile farsi venire in mente qualcos’altro da aggiungere, anche a cinquant’anni di distanza.
Le soluzioni tecniche indicate sopra avevano anche il pregio di ridurre la manutenzione al minimo: pochi punti di ingrassaggio, pieno d’olio da soli 2,25 litri, niente radiatore e quindi anche niente antigelo. Benzina, candele a posto, distribuzione regolata e via. Per la felicità anche del portafoglio.
Proprio all’economia era dedicato il punto finale, l’ottavo, del pieghevole:
l’AMI8 sa contare, ha rispetto del denaro, non vi prende in giro e consuma poco
6,4 litri per 100 km; inoltre grazie alla cilindrata di soli 602 cc, con due cilindri e 35 CV, la tassa di circolazione era molto contenuta. Ma c’era di più: “uno speciale procedimento, chiamato elettroforesi, consente a tutte le parti della carrozzeria, visibili o nascoste, di ricevere uno strato uniforme di vernice protettiva che allontana ogni pericolo di ruggine. E quand’è il momento, l’AMI8 si rivende agevolmente, senza subire forti deprezzamenti”.