Epoca, la Honda Z 600
La prima caratteristica che salta all’occhio, vedendo nel traffico la piccola Honda Z 600 coupé, è che, a dispetto delle dimensioni minime, e complice la sgargiante verniciatura arancio, tutti le danno strada. Il corpo vettura piccolo ed espressivo le dona una personalità unica, e per chi ha familiarità col mondo dei manga e dei cartoon giapponesi anni ‘70/’80, fedelissimi nel riprodurre qualsiasi tipo di veicolo a motore, vederla dal vivo è come assistere alla trasposizione nella realtà di un oggetto di fantasia.La vetturetta della Honda fu prodotta in poco più di 40.500 esemplari tra il 1970 e 1972 in una gamma di modelli inferiori al litro di cilindrata assai articolata (e lungimirante) per l’epoca, che spaziava dalla minima N 360 alla Z 600 nelle varianti sedan, coupé e life (una più banale versione 5 porte introdotta nel 1971), fino alle sportive e apprezzate S 800 coupé e spider; in tutti i casi, la sigla identificativa del modello ne indicava la cilindrata. Il piccolo ma brillante motore derivava dalla produzione motociclistica del periodo.Era rapida nello scatto,fondamentale per un’auto a forte vocazione cittadina, e una più che dignitosa velocità di punta, prossima ai 140 km/h. Ce lo conferma il proprietario, Walter Ciani di Roma, il quale ci ha però anche confidato che sopra i 100 km/h tenere la piccola Honda in strada richiede concentrazione, per il passo molto corto e le ruote da 10”, comunque ben imbrigliate dai freni a disco all’anteriore. Il piatto forte della serie Z è la razionalità nello sfruttamento dello spazio interno, che consente di ospitare, in poco più di tre metri, 4 persone, con un bagagliaio accettabile e la possibilità di abbattere lo schienale posteriore.Ulteriore dimostrazione viene dal vano, checontiene ruota di scorta e relativi attrezzi,sotto il bagagliaio e con sportello indipendente, per consentire la sostituzione della ruota senza dover scaricare i bagagli. L’interno, in vinile nero, nella sua semplicità stilistica e costruttiva offre ai passeggeri una serie di accessori degni di una piccola ammiraglia: la ricca strumentazione con contagiri (zona rossa a 6000 giri!) la raffinata console di stile aeronautico sul tetto con tanto di stemma Honda, plafoniera e luce di lettura, l’hazard (vera rarità nel 1970), il posacenere anteriore con accendisigari, l’impianto di aerazione e riscaldamento con bocchette orientabili, il vano portaoggetti con sportello e, per i posti posteriori, posacenere, i ganci appendiabiti, il già citato schienale abbattibile, la predisposizione per le cinture di sicurezza e i vetri apribili a compasso: una dotazione che nel 1970 nessuna utilitaria europea di pari dimensioni poteva eguagliare.L’incontro fortuito, durante la realizzazione del servizio fotografico, con un giovane appassionato alla guida della sua Fiat 500 L,anch’essa del 1970, ci ha permesso di comparare ingombri, abitabilità e modernità del progetto… Naturalmente la best-seller Fiat nel ‘70 aveva già 13 anni di servizio alle spalle, ma da noi vendeva ancora piuttosto bene, e se consideriamo che la sua sostituta è stata la 126, il cui bicilindrico di 594 cc dava 23 CV… L’esemplare di queste pagine, italiano da sempre, fu immatricolato a Forlì nel 1970. Il Ciani, dopo aver collezionato varie storiche importanti (diverse MG, Triumph, Porsche e un Samba Bus “23 vetrini” da concorso), si è appassionato alle microcar, acquistando prima un’Isetta, e poi, nei primi anni ‘90, una Honda N 360, parente stretta della Z 600 che presentiamo.La N 360 diventa per lui la chiave d’accesso al ristretto mondo (almeno in Italia) delle Honda d’epoca,nel quale conosce diversi appassionati e specialisti che poi gli torneranno utili per rimettere in forma la piccola Z, acquistata poco dopo. Ciani, che ne è il quinto proprietario, guida la sua coupé quotidianamente da quasi dieci anni; la tiene volutamente in condizioni d’uso perché la macchina lo “deve portare in giro” nel congestionato traffico romano e ormai ne conosce ogni più piccolo segreto. L’uso quotidiano della vettura è tradito anche da dettagli come il volante e il pomello del cambio sportivi e lo stridente impianto stereo digitale, ma il proprietario ci rassicura subito: “conservo tutte le parti originali in garage, insieme con una bella collezione di radio d’epoca, che compro e vendo ai mercatini o in rete. Qui ho montato un moderno sintolettore perché mi piace ascoltare i miei cd quando giro per Roma o parto per una gita ai Castelli”.Rimessa a nuovo nella meccanica 5.300 km fa, con il prezioso supporto di Ciriaco Tosatto del sito internet hondarevival.com , la vettura ha richiesto nel tempo la sostituzione della catena di distribuzione e dei carburatori di produzione giapponese, mentre su un negozio on-line (http://stores.ebay.com/Midwest-Wholesale) il Ciani ha acquistato negli Stati Uniti (spesso a caro prezzo) diversi particolari introvabili da noi, come lo stemma Honda anteriore, il retrovisore esterno in tinta, le borchiette sui cerchi, volante e pomello cambio originali, le maniglie interne, la console per la radio, i paraurti, i profili in gomma sul tetto e il bull-bar anteriore, optional per il mercato statunitense, dove la vettura è da sempre molto apprezzata, fenomeno da noi reso impossibile dalla tassazione pesante che gravava all’epoca sui modelli d’importazione.La Z 600divide il garage di Walter Ciani con più pregiate Porsche 356 A, VW maggiolino tetto apribile del 1963, un VW T2 pick-up ma lui ne è entusiasta: “Nel traffico è come guidare uno scooter, si infila dovunque! È così agile che una volta, durante una gara tra storiche in kartodromo, nel misto stretto ho tenuto testa a una Giulia 1.6 preparata. In strada suscita simpatia, gli altri automobilisti la lasciano perfino passare per lanciare un’occhiata meravigliata. In media fa anche 22 km con un litro, l’importante è cambiare spesso l’olio, io lo faccio ogni 3/4000km. Ogni tanto mi viene voglia di venderla, ma poi le do un’occhiata, mi intenerisco e ci ripenso”.
La prima caratteristica che salta all’occhio, vedendo nel traffico la piccola Honda Z 600 coupé, è che, a dispetto delle dimensioni minime, e complice la sgargiante verniciatura arancio, tutti le danno strada. Il corpo vettura piccolo ed espressivo le dona una personalità unica, e per chi ha familiarità col mondo dei manga e dei cartoon giapponesi anni ‘70/’80, fedelissimi nel riprodurre qualsiasi tipo di veicolo a motore, vederla dal vivo è come assistere alla trasposizione nella realtà di un oggetto di fantasia.
La vetturetta della Honda fu prodotta in poco più di 40.500 esemplari tra il 1970 e 1972 in una gamma di modelli inferiori al litro di cilindrata assai articolata (e lungimirante) per l’epoca, che spaziava dalla minima N 360 alla Z 600 nelle varianti sedan, coupé e life (una più banale versione 5 porte introdotta nel 1971), fino alle sportive e apprezzate S 800 coupé e spider; in tutti i casi, la sigla identificativa del modello ne indicava la cilindrata. Il piccolo ma brillante motore derivava dalla produzione motociclistica del periodo.
Era rapida nello scatto,fondamentale per un’auto a forte vocazione cittadina, e una più che dignitosa velocità di punta, prossima ai 140 km/h. Ce lo conferma il proprietario, Walter Ciani di Roma, il quale ci ha però anche confidato che sopra i 100 km/h tenere la piccola Honda in strada richiede concentrazione, per il passo molto corto e le ruote da 10”, comunque ben imbrigliate dai freni a disco all’anteriore. Il piatto forte della serie Z è la razionalità nello sfruttamento dello spazio interno, che consente di ospitare, in poco più di tre metri, 4 persone, con un bagagliaio accettabile e la possibilità di abbattere lo schienale posteriore.
Ulteriore dimostrazione viene dal vano, checontiene ruota di scorta e relativi attrezzi,sotto il bagagliaio e con sportello indipendente, per consentire la sostituzione della ruota senza dover scaricare i bagagli. L’interno, in vinile nero, nella sua semplicità stilistica e costruttiva offre ai passeggeri una serie di accessori degni di una piccola ammiraglia: la ricca strumentazione con contagiri (zona rossa a 6000 giri!) la raffinata console di stile aeronautico sul tetto con tanto di stemma Honda, plafoniera e luce di lettura, l’hazard (vera rarità nel 1970), il posacenere anteriore con accendisigari, l’impianto di aerazione e riscaldamento con bocchette orientabili, il vano portaoggetti con sportello e, per i posti posteriori, posacenere, i ganci appendiabiti, il già citato schienale abbattibile, la predisposizione per le cinture di sicurezza e i vetri apribili a compasso: una dotazione che nel 1970 nessuna utilitaria europea di pari dimensioni poteva eguagliare.
L’incontro fortuito, durante la realizzazione del servizio fotografico, con un giovane appassionato alla guida della sua Fiat 500 L,anch’essa del 1970, ci ha permesso di comparare ingombri, abitabilità e modernità del progetto… Naturalmente la best-seller Fiat nel ‘70 aveva già 13 anni di servizio alle spalle, ma da noi vendeva ancora piuttosto bene, e se consideriamo che la sua sostituta è stata la 126, il cui bicilindrico di 594 cc dava 23 CV… L’esemplare di queste pagine, italiano da sempre, fu immatricolato a Forlì nel 1970. Il Ciani, dopo aver collezionato varie storiche importanti (diverse MG, Triumph, Porsche e un Samba Bus “23 vetrini” da concorso), si è appassionato alle microcar, acquistando prima un’Isetta, e poi, nei primi anni ‘90, una Honda N 360, parente stretta della Z 600 che presentiamo.
La N 360 diventa per lui la chiave d’accesso al ristretto mondo (almeno in Italia) delle Honda d’epoca,nel quale conosce diversi appassionati e specialisti che poi gli torneranno utili per rimettere in forma la piccola Z, acquistata poco dopo. Ciani, che ne è il quinto proprietario, guida la sua coupé quotidianamente da quasi dieci anni; la tiene volutamente in condizioni d’uso perché la macchina lo “deve portare in giro” nel congestionato traffico romano e ormai ne conosce ogni più piccolo segreto. L’uso quotidiano della vettura è tradito anche da dettagli come il volante e il pomello del cambio sportivi e lo stridente impianto stereo digitale, ma il proprietario ci rassicura subito: “conservo tutte le parti originali in garage, insieme con una bella collezione di radio d’epoca, che compro e vendo ai mercatini o in rete. Qui ho montato un moderno sintolettore perché mi piace ascoltare i miei cd quando giro per Roma o parto per una gita ai Castelli”.
Rimessa a nuovo nella meccanica 5.300 km fa, con il prezioso supporto di Ciriaco Tosatto del sito internet hondarevival.com , la vettura ha richiesto nel tempo la sostituzione della catena di distribuzione e dei carburatori di produzione giapponese, mentre su un negozio on-line (http://stores.ebay.com/Midwest-Wholesale) il Ciani ha acquistato negli Stati Uniti (spesso a caro prezzo) diversi particolari introvabili da noi, come lo stemma Honda anteriore, il retrovisore esterno in tinta, le borchiette sui cerchi, volante e pomello cambio originali, le maniglie interne, la console per la radio, i paraurti, i profili in gomma sul tetto e il bull-bar anteriore, optional per il mercato statunitense, dove la vettura è da sempre molto apprezzata, fenomeno da noi reso impossibile dalla tassazione pesante che gravava all’epoca sui modelli d’importazione.
La Z 600divide il garage di Walter Ciani con più pregiate Porsche 356 A, VW maggiolino tetto apribile del 1963, un VW T2 pick-up ma lui ne è entusiasta: “Nel traffico è come guidare uno scooter, si infila dovunque! È così agile che una volta, durante una gara tra storiche in kartodromo, nel misto stretto ho tenuto testa a una Giulia 1.6 preparata. In strada suscita simpatia, gli altri automobilisti la lasciano perfino passare per lanciare un’occhiata meravigliata. In media fa anche 22 km con un litro, l’importante è cambiare spesso l’olio, io lo faccio ogni 3/4000km. Ogni tanto mi viene voglia di venderla, ma poi le do un’occhiata, mi intenerisco e ci ripenso”.
