FIAT-CINA: affare fatto per i vertici Stellantis | John Elkann totalmente colpito dal fascino orientale
Fiat - Cina @automobilismodepoca
La storica FIAT guarda a Oriente: dall’intesa con la cinese Leapmotor può nascere una nuova compatta “di casa nostra”, ma con tecnologia e piattaforma made in China.
Per decenni la storia dell’auto italiana è stata raccontata tutta tra Torino, Mirafiori e pochi altri stabilimenti europei. Oggi il baricentro si sposta: la Cina non è più solo una rivale low cost, ma un partner industriale con cui condividere piattaforme, motori elettrici e, soprattutto, progetti pensati per tornare a far sognare gli automobilisti del Vecchio Continente. In questo scenario si inserisce la mossa di Stellantis, che ha scelto Leapmotor come alleato privilegiato per riempire il vuoto lasciato dalle vecchie compatte FIAT.
Secondo un approfondimento specializzato, la crescita del marchio cinese è stata travolgente nel 2025: oltre 465.000 veicoli venduti da gennaio a ottobre e un balzo superiore al 120% rispetto all’anno precedente, numeri che hanno convinto il gruppo a spingere ancora di più su questa partnership. In cabina di regia ci sono i vertici di Stellantis e il presidente John Elkann, chiamati a trasformare un accordo industriale in un prodotto concreto, capace di parlare al cuore dei clienti europei senza perdere l’anima del marchio torinese.
Dalla Cina con furore: Leapmotor e il ritorno di una vecchia gloria FIAT
Il nome che riecheggia con più insistenza è quello di una compatta amatissima, pronta a rinascere in chiave moderna: la nuova FIAT Brava, basata sulla hatchback elettrica Leapmotor B05, nota in Cina come Lafa 5. L’idea è semplice e allo stesso tempo rivoluzionaria: prendere una piattaforma cinese già pronta, a trazione posteriore e pensata per autonomie importanti, e vestirla con un design europeo, un assetto tarato per le nostre strade e un carattere che richiami la tradizione delle compatte italiane.
Nel progetto si parla di un’auto elettrica o ibrida ad alte prestazioni, con potenze nell’ordine dei 200 cavalli e batterie da oltre 50 kWh, capace di coniugare efficienza e costi sotto controllo grazie alle economie di scala garantite da Leapmotor. Il cosiddetto “rebadging intelligente” permetterebbe a FIAT di tornare subito nel segmento delle compatte di fascia media, senza dover progettare da zero pianale, powertrain e software, concentrando gli sforzi su stile, finiture e taratura di guida, cioè su quei dettagli che possono fare la differenza agli occhi degli automobilisti europei.

Cosa cambia per Stellantis, per FIAT e per gli automobilisti italiani
Per Stellantis la scommessa è chiara: usare il know-how cinese per recuperare terreno nella corsa all’elettrico, mentre parte dei marchi del gruppo accusano vendite in calo e margini sotto pressione. Grazie alla joint venture Leapmotor International, i modelli del brand asiatico stanno già arrivando in Europa attraverso la rete di concessionari del gruppo, con centinaia di punti vendita operativi e un’espansione pianificata in quasi tutti i principali mercati, Italia inclusa.
Per gli automobilisti italiani, invece, la prospettiva è di trovarsi davanti a una FIAT profondamente diversa: sotto la carrozzeria ci saranno componenti e software sviluppati a migliaia di chilometri di distanza, mentre sopra resteranno il logo, lo stile e quell’idea di auto “di casa” che ha accompagnato generazioni intere. È qui che entra in gioco il “fascino orientale” evocato nel titolo: se il mix tra prezzi competitivi, tecnologia cinese e design italiano funzionerà davvero, i vertici del gruppo – a partire da John Elkann – potranno dire di aver trasformato una crisi in opportunità. In caso contrario, il rischio è che la FIAT “cinese” venga percepita come un tradimento delle origini, costringendo il marchio a ripensare ancora una volta il proprio futuro.
