Ma guardiamola questa Panda, per la quale fu scelto il nome dell’orso hymalaiano simbolo del WWF, forse per attirarle la stessa simpatia. Eh sì, perché “Rustica”, come fu inizialmente identificata quando il progetto fu avviato, suonava male. E neppure il ventilato “tipo Zero” andava bene per dare un nome di facile presa al progetto siglato con la cifra interna 141.
La linea è semplice, con volumi squadrati, ma resi in modo elegante e con armonia nelle proporzioni. La calandra è risolta con semplicità, ma richiama, con l’asimmetria delle feritoie verticali, la Ritmo. E come sulla Ritmo la presa d’aria sul cofano è spostata di lato.
Tutt’al più ci si potrebbe chiedere cosa distingue esternamente le due diverse versioni: la 30 e la 45. Scritta identificativa a parte, che è “Panda 30” per la versione bicilindrica e “Panda 45” per quella a quattro cilindri, di diverso c’è solo la posizione della griglia sulla calandra: a destra per la 30, a sinistra per la 45. Con conseguente spostamento del marchio Fiat a rombi sulla parte di lamiera lasciata libera.
Per il resto le due vetture sono uguali. Le differenze si notano invece all’interno, dove per la versione di maggiore cilindrata la selleria può essere rivestita di panno e il pomello del cambio è ricoperto di materiale morbido. I finestrini posteriori sono apribili a compasso e il vano bagagli è chiuso da un ripiano. Sulla plancia è previsto l’alloggiamento per l’autoradio e il fondo scala del tachimetro, data la superiore velocità massima, è tarato diversamente.
La denominazione dei modelli ripete la logica inaugurata con la Ritmo, che distingue le versioni indicando la potenza del motore invece della cilindrata. E così “30” indica i cavalli erogati dal motore di 652 cc derivato dalla 126, mentre “45” quantifica la potenza della sorella maggiore, quella che monta l’unità di 903 cc già utilizzata nella 127.
Con questi due motori la Panda diventava l’alternativa ideale alla 126, offrendo, con la 30, una soluzione di maggiore praticità alla famiglia che voleva ridurre al massimo i costi di gestione dell’automobile.