Giulietta, la tua guida è (sempre) come un “rock”

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CERCALogin / RegistratiEditLog outxLog inricordamirecupera passwordRegistrati a Automobilismodepoca.itEDITORIALENEWSBELLISSIMEGUIDA ACQUISTOSPORTTECNICAIO E LA MIA AUTOGALLERYVIDEOGiulietta, la tua guida è (sempre) come un “rock”54 Immagini13/11/2014Invia emailStampa articoloIl tuo nome:La tua email:L’email del destinatario:Il nome Sprint ritorna in casa Alfa e per noi è stata l’occasione per rispolverare un mito in occasione dei 60 anni dalla nascita della prima Giuliettadi Francesco PelizzariPassato e presente si uniscono: in una bella giornata a Balocco,Alfa Romeo ha presentato la sua nuova Giulietta Sprint, versione aggiornata con una personalizzazione ad hoc della sua berlina compatta di successo. Un nome e una tempistica non casuale, visto che quest’anno si festeggiano i 60 anni della nascita della prima Giulietta, nel 1954. Un modello dalla genesi inconsueta: la Sprint, bellissima coupé realizzata da Bertone, fu in vendita prima della berlina. Esattamente il contrario della norma. Il motivo è stato ricordato da Louis Carl Vignon, responsabile del marchio Alfa Romeo per i mercati Europa e Medio Oriente: la berlina, al momento della delibera finale, presentava una rumorosità nell’abitacolo ritenuta eccessiva per il tipo di automobile. Sicché ci fu un ritardo nella produzione e per non ritardare anche il lancio sul mercato, si pensò di vendere prima la coupé: su una sportiva, la rumorosità si poteva ritenere una componente normale, anzi voluta. La Sprint poi ha risvolti di grande importanza nella storia dell’automobile italiana in generale: proprio grazie a questo modello prese le mosse la trasformazione di Bertone da carrozziere in industriale.Il nome “Sprint” è stato ripescato dall’Alfa Romeo per una versione brillante della Giulietta, sulla falsariga di quanto già fatto con la Mito Junior. Nello specifico, l’evoluzione è fatta di aggiornamenti estetici come maniglie porta, listelli della calandra e  gusci degli specchi retrovisori in nero lucido, poi ci sono le minigonne e un estrattore d’aria posteriore dal quale spuntano due terminali di scarico maggiorati e il badge “sprint” sul parafango anteriore. All’interno si trova un rivestimento morbido, per plancia e pannelli porta, che richiama la trama della fibra di carbonio. I sedili sono rivestiti con unmisto tessuto/Alcantaracon scritta Sprint sui poggiatesta e pomello cambio, volante e leva del freno a mano hanno la pelle con cuciture rosse.C’è anche una novità tecnica, perché sulla Giulietta Sprint debutta una nuova versione del 4 cilindri turbo MultiAir 1.4, da 150 CV e 210 Nm, che permette alla bella berlina di raggiungere i 210 km/h e coprire lo 0-100 in 8,2 secondi (e si aggiunge a quelle da 105, 120 e 170 CV). Prestazioni che giustificano l’uso del nome “Sprint” per questa versione, brillante quanto basta anche senza raggiungere le vette della Quadrifoglio Verde 1750 da 240 CV. Una prova su un percorso, nemmeno tanto breve, sulle pendici della “Panoramica Zegna” poco distante da Balocco ha mostrato tutte le qualità ben note della Giulietta: piacevolezza e brillantezza di guida, sterzo preciso, buona trazione, posteriore saldo e motore dall’ottima erogazione, anche se poco sportiva. Ottime tenuta di strada e stabilità, come pure la frenata, efficace il sistema elettronico DNA di gestione motore, cambio e sterzo.Emozioni in pistaDetto delle novità di prodotto, ci soffermiamo sull’impegno di Alfa Romeo nel valorizzare la sua storia, sotto questo profilo le novità sono ottime. Alla presentazione hanno fatto da cornice la presenza di varie Giulietta Sprint, berlina e tipo 116 (quella del 1977). Dal Museo di Arese sono state portate una Sprint rossa,una bellissima TZ coda troncae, soprattutto, la 750 Competizione carrozzata da Boano. Quest’ultima èuna Sport carrozzata Boano, del 1955, che Alfa Romeo costruì in esemplare unico per competere nella categoria “sport 1,5 litri”. Il numero 750 ne indica la derivazione dalla Giulietta (era il numero di progetto del modello): da essa deriva il bialbero quattro cilindri, portato alla cilindrata massima di 1,5 litri che le permette, con un peso molto contenuto, di raggiungere prestazioni di alto livello: se avesse corso sarebbe stata senza dubbio una vettura molto competitiva. Però la Casa del Portello ha l’obiettivo primario di concentrarsi sulla “Giulietta” per consolidarne i volumi produttivi, perciò non porta avanti il programma di realizzarne una piccola serie e la macchina restaesemplare unico.Abbiamo potuto provare le auto del Museo e non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione. Siamo saliti per prima sulla750 Competizione, una vera macchina da corsa fin dall’accesso all’abitacolo. La minuscola porta apribile con un semplice gancio interno dà accesso all’abitacolo. Quest’ultimo è scarno, lamiera a vista e niente fronzoli; l’accesso è difficile come si conviene a un’auto di questo tipo: si deve infilare prima una gamba, poi l’altra e lasciarsi scivolare all’interno. Una volta al posto guida però si sta comodi, il sedile è accogliente e i comandi sono tutti a portata di mano. Dietro il grosso volante in legno ci sono il grosso contagiri e gli strumenti più piccoli per acqua e olio, la pedaliera è abbastanza piccola; solo la leva del cambio, a sinistra, è leggermente arretrata. Il motore si avvia con una piccola chiave e subito si è avvolti da un esaltante suono profondo e rauco, lo scarico libero esce dalla parte del copilota in corrispondenza del battente della porta. La partenza non è semplicissima, il pedale del gas è molto piccolo e soprattutto l’escursione è ridottissima, e nemmeno molto fluida. Giocando di frizione riusciamo ad avviarci, prima, seconda, terza ed è già il momento di scalare per affrontare la prima chicane di birilli predisposta sulla pista di Balocco. Come ci avevano detto, le prestazioni sono ottime: per il quattro cilindri di 1.488 cc sono dichiarati 145 CV a 8.000 giri, quasi 100 CV/litro e 220 km/h di velocità, niente male! Ma l’erogazione è pulita, sale di giri che è un piacere e soprattutto, come tradizione dei bialbero Alfa, la coppia è disponibile già da regimi medio-bassi, circa 4.000 giri; spinge che è un piacere. Il tracciato disegnato per questa prova tra le tante possibilità dell’impianto è abbastanza semplice, due rettilinei raccordati da due curvoni e tagliati da due chicane artificiali, ma c’è anche una piccola parte di “misto Alfa” nella quale la “750” ricorda di essere a casa e dà il meglio: lo sterzo è leggero, la macchina ha un rollio molto limitato e l’inserimento in curva preciso e stabile. Vietato esagerare, ma l’amicizia di Alessandro, storico meccanico di… Automobilismo Storico di Arese che ci accompagna, ci permette di spingere un pochino e intuire che la macchina si esibirebbe in tipiche sbandate controllate sulle quattro ruote se al volante ci fosse un pilota vero. La trattabilità del motore è testimoniata dal fatto che il misto si può percorrere quasi per intero in terza e l’uscita in progressione da questa parte per lanciarsi sul rettilineo di ritorno è una goduria. Sul curvone (quasi un rettilineo) che ci riporta ai “box” riusciamo a inserire la quinta (si, il cambio era già a cinque rapporti) e ci lanciamo, avvolti ed esaltati dal rombo a 6.000 giri, verso il traguardo ma… non resistiamo e tradiamo le consegne per rubare un altro giro. Che ci consente, avendo preso un minimo di ritmo, di accentuare un po’ la frenata. Scalare è ben più impegnativo che mettere le marce, soprattutto per la complicata manovrabilità dell’acceleratore per la doppietta; ma i freni… frenano! Bisogna solo premere quanto serve, perché l’assistenza non c’è e i tamburi sono… da competizione! Più sono impegnati e meglio rispondono. Una meraviglia!Non ce ne voglia, a questo punto, la “piccola” Sprint, ma fare un giro con lei è come tornare sulla terra: bella, morbida, progressiva, poco impegnativa: dopo la750 Competizioneguidiamo con il “gomito fuori”. Facciamo una divertente, piacevolissima, gita dentro Balocco, godendo del bel suono del bialbero, del bel volante in bachelite, della strumentazione ben visibile e della docilità di comportamento e dei comandi. Grande Giulietta, guidarti è sempre come un rock!Hall of LegendsTornando alla presentazione, la valorizzazione della storia Alfa Romeo è passata anche per il racconto dell’intera storia del nome Giulietta associato all’automobile, con l’intervento anche del responsabile del Museo di Arese, Stefano Agazzi. Si sono ripercorse tutte le tappe della storia, dall’invenzione del nome -che si vuole sia emerso da una cena parigina dell’Alfa Romeo nella quale un principe russo, constatando che i commensali erano tutti uomini, disse che a tanti Romeo mancava una Giulietta- alle varie versioni succedutesi. Si è ricordato come la produzione in breve tempo passò da 20 a 200 esemplari al giorno, per un totale alla fine di 178.000 esemplari.Infine, la presentazione della Giulietta Sprint è stata l’occasione per presentare anche la“Hall of Legends”, il nuovo portale  nel quale è possibile visitare virtualmente il  Museo di Aresee ripercorrere la storia del Biscione attraverso immagini, schede tecniche, storia e curiosità di dieci modelli in cinque decadi, dal 1910 al 1960.Tutto su:alfa romeogiuliettagiulietta sprintSocialIn edicola Automobilismo d’Epoca di Febbraio 2015In copertina l’Aurelia B24 Spider con curiosità inedite sulla storia del modello e la bella storia dell’esemplare.Sfoglia il numeroAbbonatiRivista cartaceaAbbonati alla versione cartacea di Automobilismo d’Epoca!Rivista su tabletScarica la versione per tablet e leggi Automobilismo d’Epoca quando vuoi!Rivista per smartphoneScarica la versione per smartphone e leggi Automobilismo d’Epoca quando vuoi!

Giulietta, la tua guida è (sempre) come un “rock”54 Immagini13/11/2014Invia emailStampa articoloIl tuo nome:La tua email:L’email del destinatario:Il nome Sprint ritorna in casa Alfa e per noi è stata l’occasione per rispolverare un mito in occasione dei 60 anni dalla nascita della prima Giuliettadi Francesco PelizzariPassato e presente si uniscono: in una bella giornata a Balocco,Alfa Romeo ha presentato la sua nuova Giulietta Sprint, versione aggiornata con una personalizzazione ad hoc della sua berlina compatta di successo. Un nome e una tempistica non casuale, visto che quest’anno si festeggiano i 60 anni della nascita della prima Giulietta, nel 1954. Un modello dalla genesi inconsueta: la Sprint, bellissima coupé realizzata da Bertone, fu in vendita prima della berlina. Esattamente il contrario della norma. Il motivo è stato ricordato da Louis Carl Vignon, responsabile del marchio Alfa Romeo per i mercati Europa e Medio Oriente: la berlina, al momento della delibera finale, presentava una rumorosità nell’abitacolo ritenuta eccessiva per il tipo di automobile. Sicché ci fu un ritardo nella produzione e per non ritardare anche il lancio sul mercato, si pensò di vendere prima la coupé: su una sportiva, la rumorosità si poteva ritenere una componente normale, anzi voluta. La Sprint poi ha risvolti di grande importanza nella storia dell’automobile italiana in generale: proprio grazie a questo modello prese le mosse la trasformazione di Bertone da carrozziere in industriale.Il nome “Sprint” è stato ripescato dall’Alfa Romeo per una versione brillante della Giulietta, sulla falsariga di quanto già fatto con la Mito Junior. Nello specifico, l’evoluzione è fatta di aggiornamenti estetici come maniglie porta, listelli della calandra e  gusci degli specchi retrovisori in nero lucido, poi ci sono le minigonne e un estrattore d’aria posteriore dal quale spuntano due terminali di scarico maggiorati e il badge “sprint” sul parafango anteriore. All’interno si trova un rivestimento morbido, per plancia e pannelli porta, che richiama la trama della fibra di carbonio. I sedili sono rivestiti con unmisto tessuto/Alcantaracon scritta Sprint sui poggiatesta e pomello cambio, volante e leva del freno a mano hanno la pelle con cuciture rosse.C’è anche una novità tecnica, perché sulla Giulietta Sprint debutta una nuova versione del 4 cilindri turbo MultiAir 1.4, da 150 CV e 210 Nm, che permette alla bella berlina di raggiungere i 210 km/h e coprire lo 0-100 in 8,2 secondi (e si aggiunge a quelle da 105, 120 e 170 CV). Prestazioni che giustificano l’uso del nome “Sprint” per questa versione, brillante quanto basta anche senza raggiungere le vette della Quadrifoglio Verde 1750 da 240 CV. Una prova su un percorso, nemmeno tanto breve, sulle pendici della “Panoramica Zegna” poco distante da Balocco ha mostrato tutte le qualità ben note della Giulietta: piacevolezza e brillantezza di guida, sterzo preciso, buona trazione, posteriore saldo e motore dall’ottima erogazione, anche se poco sportiva. Ottime tenuta di strada e stabilità, come pure la frenata, efficace il sistema elettronico DNA di gestione motore, cambio e sterzo.Emozioni in pistaDetto delle novità di prodotto, ci soffermiamo sull’impegno di Alfa Romeo nel valorizzare la sua storia, sotto questo profilo le novità sono ottime. Alla presentazione hanno fatto da cornice la presenza di varie Giulietta Sprint, berlina e tipo 116 (quella del 1977). Dal Museo di Arese sono state portate una Sprint rossa,una bellissima TZ coda troncae, soprattutto, la 750 Competizione carrozzata da Boano. Quest’ultima èuna Sport carrozzata Boano, del 1955, che Alfa Romeo costruì in esemplare unico per competere nella categoria “sport 1,5 litri”. Il numero 750 ne indica la derivazione dalla Giulietta (era il numero di progetto del modello): da essa deriva il bialbero quattro cilindri, portato alla cilindrata massima di 1,5 litri che le permette, con un peso molto contenuto, di raggiungere prestazioni di alto livello: se avesse corso sarebbe stata senza dubbio una vettura molto competitiva. Però la Casa del Portello ha l’obiettivo primario di concentrarsi sulla “Giulietta” per consolidarne i volumi produttivi, perciò non porta avanti il programma di realizzarne una piccola serie e la macchina restaesemplare unico.Abbiamo potuto provare le auto del Museo e non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione. Siamo saliti per prima sulla750 Competizione, una vera macchina da corsa fin dall’accesso all’abitacolo. La minuscola porta apribile con un semplice gancio interno dà accesso all’abitacolo. Quest’ultimo è scarno, lamiera a vista e niente fronzoli; l’accesso è difficile come si conviene a un’auto di questo tipo: si deve infilare prima una gamba, poi l’altra e lasciarsi scivolare all’interno. Una volta al posto guida però si sta comodi, il sedile è accogliente e i comandi sono tutti a portata di mano. Dietro il grosso volante in legno ci sono il grosso contagiri e gli strumenti più piccoli per acqua e olio, la pedaliera è abbastanza piccola; solo la leva del cambio, a sinistra, è leggermente arretrata. Il motore si avvia con una piccola chiave e subito si è avvolti da un esaltante suono profondo e rauco, lo scarico libero esce dalla parte del copilota in corrispondenza del battente della porta. La partenza non è semplicissima, il pedale del gas è molto piccolo e soprattutto l’escursione è ridottissima, e nemmeno molto fluida. Giocando di frizione riusciamo ad avviarci, prima, seconda, terza ed è già il momento di scalare per affrontare la prima chicane di birilli predisposta sulla pista di Balocco. Come ci avevano detto, le prestazioni sono ottime: per il quattro cilindri di 1.488 cc sono dichiarati 145 CV a 8.000 giri, quasi 100 CV/litro e 220 km/h di velocità, niente male! Ma l’erogazione è pulita, sale di giri che è un piacere e soprattutto, come tradizione dei bialbero Alfa, la coppia è disponibile già da regimi medio-bassi, circa 4.000 giri; spinge che è un piacere. Il tracciato disegnato per questa prova tra le tante possibilità dell’impianto è abbastanza semplice, due rettilinei raccordati da due curvoni e tagliati da due chicane artificiali, ma c’è anche una piccola parte di “misto Alfa” nella quale la “750” ricorda di essere a casa e dà il meglio: lo sterzo è leggero, la macchina ha un rollio molto limitato e l’inserimento in curva preciso e stabile. Vietato esagerare, ma l’amicizia di Alessandro, storico meccanico di… Automobilismo Storico di Arese che ci accompagna, ci permette di spingere un pochino e intuire che la macchina si esibirebbe in tipiche sbandate controllate sulle quattro ruote se al volante ci fosse un pilota vero. La trattabilità del motore è testimoniata dal fatto che il misto si può percorrere quasi per intero in terza e l’uscita in progressione da questa parte per lanciarsi sul rettilineo di ritorno è una goduria. Sul curvone (quasi un rettilineo) che ci riporta ai “box” riusciamo a inserire la quinta (si, il cambio era già a cinque rapporti) e ci lanciamo, avvolti ed esaltati dal rombo a 6.000 giri, verso il traguardo ma… non resistiamo e tradiamo le consegne per rubare un altro giro. Che ci consente, avendo preso un minimo di ritmo, di accentuare un po’ la frenata. Scalare è ben più impegnativo che mettere le marce, soprattutto per la complicata manovrabilità dell’acceleratore per la doppietta; ma i freni… frenano! Bisogna solo premere quanto serve, perché l’assistenza non c’è e i tamburi sono… da competizione! Più sono impegnati e meglio rispondono. Una meraviglia!Non ce ne voglia, a questo punto, la “piccola” Sprint, ma fare un giro con lei è come tornare sulla terra: bella, morbida, progressiva, poco impegnativa: dopo la750 Competizioneguidiamo con il “gomito fuori”. Facciamo una divertente, piacevolissima, gita dentro Balocco, godendo del bel suono del bialbero, del bel volante in bachelite, della strumentazione ben visibile e della docilità di comportamento e dei comandi. Grande Giulietta, guidarti è sempre come un rock!Hall of LegendsTornando alla presentazione, la valorizzazione della storia Alfa Romeo è passata anche per il racconto dell’intera storia del nome Giulietta associato all’automobile, con l’intervento anche del responsabile del Museo di Arese, Stefano Agazzi. Si sono ripercorse tutte le tappe della storia, dall’invenzione del nome -che si vuole sia emerso da una cena parigina dell’Alfa Romeo nella quale un principe russo, constatando che i commensali erano tutti uomini, disse che a tanti Romeo mancava una Giulietta- alle varie versioni succedutesi. Si è ricordato come la produzione in breve tempo passò da 20 a 200 esemplari al giorno, per un totale alla fine di 178.000 esemplari.Infine, la presentazione della Giulietta Sprint è stata l’occasione per presentare anche la“Hall of Legends”, il nuovo portale  nel quale è possibile visitare virtualmente il  Museo di Aresee ripercorrere la storia del Biscione attraverso immagini, schede tecniche, storia e curiosità di dieci modelli in cinque decadi, dal 1910 al 1960.Tutto su:alfa romeogiuliettagiulietta sprintSocialIn edicola Automobilismo d’Epoca di Febbraio 2015In copertina l’Aurelia B24 Spider con curiosità inedite sulla storia del modello e la bella storia dell’esemplare.Sfoglia il numeroAbbonatiRivista cartaceaAbbonati alla versione cartacea di Automobilismo d’Epoca!Rivista su tabletScarica la versione per tablet e leggi Automobilismo d’Epoca quando vuoi!Rivista per smartphoneScarica la versione per smartphone e leggi Automobilismo d’Epoca quando vuoi!

Giulietta, la tua guida è (sempre) come un “rock”54 Immagini13/11/2014Invia emailStampa articoloIl tuo nome:La tua email:L’email del destinatario:Il nome Sprint ritorna in casa Alfa e per noi è stata l’occasione per rispolverare un mito in occasione dei 60 anni dalla nascita della prima Giuliettadi Francesco PelizzariPassato e presente si uniscono: in una bella giornata a Balocco,Alfa Romeo ha presentato la sua nuova Giulietta Sprint, versione aggiornata con una personalizzazione ad hoc della sua berlina compatta di successo. Un nome e una tempistica non casuale, visto che quest’anno si festeggiano i 60 anni della nascita della prima Giulietta, nel 1954. Un modello dalla genesi inconsueta: la Sprint, bellissima coupé realizzata da Bertone, fu in vendita prima della berlina. Esattamente il contrario della norma. Il motivo è stato ricordato da Louis Carl Vignon, responsabile del marchio Alfa Romeo per i mercati Europa e Medio Oriente: la berlina, al momento della delibera finale, presentava una rumorosità nell’abitacolo ritenuta eccessiva per il tipo di automobile. Sicché ci fu un ritardo nella produzione e per non ritardare anche il lancio sul mercato, si pensò di vendere prima la coupé: su una sportiva, la rumorosità si poteva ritenere una componente normale, anzi voluta. La Sprint poi ha risvolti di grande importanza nella storia dell’automobile italiana in generale: proprio grazie a questo modello prese le mosse la trasformazione di Bertone da carrozziere in industriale.Il nome “Sprint” è stato ripescato dall’Alfa Romeo per una versione brillante della Giulietta, sulla falsariga di quanto già fatto con la Mito Junior. Nello specifico, l’evoluzione è fatta di aggiornamenti estetici come maniglie porta, listelli della calandra e  gusci degli specchi retrovisori in nero lucido, poi ci sono le minigonne e un estrattore d’aria posteriore dal quale spuntano due terminali di scarico maggiorati e il badge “sprint” sul parafango anteriore. All’interno si trova un rivestimento morbido, per plancia e pannelli porta, che richiama la trama della fibra di carbonio. I sedili sono rivestiti con unmisto tessuto/Alcantaracon scritta Sprint sui poggiatesta e pomello cambio, volante e leva del freno a mano hanno la pelle con cuciture rosse.C’è anche una novità tecnica, perché sulla Giulietta Sprint debutta una nuova versione del 4 cilindri turbo MultiAir 1.4, da 150 CV e 210 Nm, che permette alla bella berlina di raggiungere i 210 km/h e coprire lo 0-100 in 8,2 secondi (e si aggiunge a quelle da 105, 120 e 170 CV). Prestazioni che giustificano l’uso del nome “Sprint” per questa versione, brillante quanto basta anche senza raggiungere le vette della Quadrifoglio Verde 1750 da 240 CV. Una prova su un percorso, nemmeno tanto breve, sulle pendici della “Panoramica Zegna” poco distante da Balocco ha mostrato tutte le qualità ben note della Giulietta: piacevolezza e brillantezza di guida, sterzo preciso, buona trazione, posteriore saldo e motore dall’ottima erogazione, anche se poco sportiva. Ottime tenuta di strada e stabilità, come pure la frenata, efficace il sistema elettronico DNA di gestione motore, cambio e sterzo.Emozioni in pistaDetto delle novità di prodotto, ci soffermiamo sull’impegno di Alfa Romeo nel valorizzare la sua storia, sotto questo profilo le novità sono ottime. Alla presentazione hanno fatto da cornice la presenza di varie Giulietta Sprint, berlina e tipo 116 (quella del 1977). Dal Museo di Arese sono state portate una Sprint rossa,una bellissima TZ coda troncae, soprattutto, la 750 Competizione carrozzata da Boano. Quest’ultima èuna Sport carrozzata Boano, del 1955, che Alfa Romeo costruì in esemplare unico per competere nella categoria “sport 1,5 litri”. Il numero 750 ne indica la derivazione dalla Giulietta (era il numero di progetto del modello): da essa deriva il bialbero quattro cilindri, portato alla cilindrata massima di 1,5 litri che le permette, con un peso molto contenuto, di raggiungere prestazioni di alto livello: se avesse corso sarebbe stata senza dubbio una vettura molto competitiva. Però la Casa del Portello ha l’obiettivo primario di concentrarsi sulla “Giulietta” per consolidarne i volumi produttivi, perciò non porta avanti il programma di realizzarne una piccola serie e la macchina restaesemplare unico.Abbiamo potuto provare le auto del Museo e non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione. Siamo saliti per prima sulla750 Competizione, una vera macchina da corsa fin dall’accesso all’abitacolo. La minuscola porta apribile con un semplice gancio interno dà accesso all’abitacolo. Quest’ultimo è scarno, lamiera a vista e niente fronzoli; l’accesso è difficile come si conviene a un’auto di questo tipo: si deve infilare prima una gamba, poi l’altra e lasciarsi scivolare all’interno. Una volta al posto guida però si sta comodi, il sedile è accogliente e i comandi sono tutti a portata di mano. Dietro il grosso volante in legno ci sono il grosso contagiri e gli strumenti più piccoli per acqua e olio, la pedaliera è abbastanza piccola; solo la leva del cambio, a sinistra, è leggermente arretrata. Il motore si avvia con una piccola chiave e subito si è avvolti da un esaltante suono profondo e rauco, lo scarico libero esce dalla parte del copilota in corrispondenza del battente della porta. La partenza non è semplicissima, il pedale del gas è molto piccolo e soprattutto l’escursione è ridottissima, e nemmeno molto fluida. Giocando di frizione riusciamo ad avviarci, prima, seconda, terza ed è già il momento di scalare per affrontare la prima chicane di birilli predisposta sulla pista di Balocco. Come ci avevano detto, le prestazioni sono ottime: per il quattro cilindri di 1.488 cc sono dichiarati 145 CV a 8.000 giri, quasi 100 CV/litro e 220 km/h di velocità, niente male! Ma l’erogazione è pulita, sale di giri che è un piacere e soprattutto, come tradizione dei bialbero Alfa, la coppia è disponibile già da regimi medio-bassi, circa 4.000 giri; spinge che è un piacere. Il tracciato disegnato per questa prova tra le tante possibilità dell’impianto è abbastanza semplice, due rettilinei raccordati da due curvoni e tagliati da due chicane artificiali, ma c’è anche una piccola parte di “misto Alfa” nella quale la “750” ricorda di essere a casa e dà il meglio: lo sterzo è leggero, la macchina ha un rollio molto limitato e l’inserimento in curva preciso e stabile. Vietato esagerare, ma l’amicizia di Alessandro, storico meccanico di… Automobilismo Storico di Arese che ci accompagna, ci permette di spingere un pochino e intuire che la macchina si esibirebbe in tipiche sbandate controllate sulle quattro ruote se al volante ci fosse un pilota vero. La trattabilità del motore è testimoniata dal fatto che il misto si può percorrere quasi per intero in terza e l’uscita in progressione da questa parte per lanciarsi sul rettilineo di ritorno è una goduria. Sul curvone (quasi un rettilineo) che ci riporta ai “box” riusciamo a inserire la quinta (si, il cambio era già a cinque rapporti) e ci lanciamo, avvolti ed esaltati dal rombo a 6.000 giri, verso il traguardo ma… non resistiamo e tradiamo le consegne per rubare un altro giro. Che ci consente, avendo preso un minimo di ritmo, di accentuare un po’ la frenata. Scalare è ben più impegnativo che mettere le marce, soprattutto per la complicata manovrabilità dell’acceleratore per la doppietta; ma i freni… frenano! Bisogna solo premere quanto serve, perché l’assistenza non c’è e i tamburi sono… da competizione! Più sono impegnati e meglio rispondono. Una meraviglia!Non ce ne voglia, a questo punto, la “piccola” Sprint, ma fare un giro con lei è come tornare sulla terra: bella, morbida, progressiva, poco impegnativa: dopo la750 Competizioneguidiamo con il “gomito fuori”. Facciamo una divertente, piacevolissima, gita dentro Balocco, godendo del bel suono del bialbero, del bel volante in bachelite, della strumentazione ben visibile e della docilità di comportamento e dei comandi. Grande Giulietta, guidarti è sempre come un rock!Hall of LegendsTornando alla presentazione, la valorizzazione della storia Alfa Romeo è passata anche per il racconto dell’intera storia del nome Giulietta associato all’automobile, con l’intervento anche del responsabile del Museo di Arese, Stefano Agazzi. Si sono ripercorse tutte le tappe della storia, dall’invenzione del nome -che si vuole sia emerso da una cena parigina dell’Alfa Romeo nella quale un principe russo, constatando che i commensali erano tutti uomini, disse che a tanti Romeo mancava una Giulietta- alle varie versioni succedutesi. Si è ricordato come la produzione in breve tempo passò da 20 a 200 esemplari al giorno, per un totale alla fine di 178.000 esemplari.Infine, la presentazione della Giulietta Sprint è stata l’occasione per presentare anche la“Hall of Legends”, il nuovo portale  nel quale è possibile visitare virtualmente il  Museo di Aresee ripercorrere la storia del Biscione attraverso immagini, schede tecniche, storia e curiosità di dieci modelli in cinque decadi, dal 1910 al 1960.Tutto su:alfa romeogiuliettagiulietta sprint

Giulietta, la tua guida è (sempre) come un “rock”

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13/11/2014Invia emailStampa articoloIl tuo nome:La tua email:L’email del destinatario:Il nome Sprint ritorna in casa Alfa e per noi è stata l’occasione per rispolverare un mito in occasione dei 60 anni dalla nascita della prima Giulietta

13/11/2014Invia emailStampa articoloIl tuo nome:La tua email:L’email del destinatario:

Il nome Sprint ritorna in casa Alfa e per noi è stata l’occasione per rispolverare un mito in occasione dei 60 anni dalla nascita della prima Giulietta

di Francesco PelizzariPassato e presente si uniscono: in una bella giornata a Balocco,Alfa Romeo ha presentato la sua nuova Giulietta Sprint, versione aggiornata con una personalizzazione ad hoc della sua berlina compatta di successo. Un nome e una tempistica non casuale, visto che quest’anno si festeggiano i 60 anni della nascita della prima Giulietta, nel 1954. Un modello dalla genesi inconsueta: la Sprint, bellissima coupé realizzata da Bertone, fu in vendita prima della berlina. Esattamente il contrario della norma. Il motivo è stato ricordato da Louis Carl Vignon, responsabile del marchio Alfa Romeo per i mercati Europa e Medio Oriente: la berlina, al momento della delibera finale, presentava una rumorosità nell’abitacolo ritenuta eccessiva per il tipo di automobile. Sicché ci fu un ritardo nella produzione e per non ritardare anche il lancio sul mercato, si pensò di vendere prima la coupé: su una sportiva, la rumorosità si poteva ritenere una componente normale, anzi voluta. La Sprint poi ha risvolti di grande importanza nella storia dell’automobile italiana in generale: proprio grazie a questo modello prese le mosse la trasformazione di Bertone da carrozziere in industriale.Il nome “Sprint” è stato ripescato dall’Alfa Romeo per una versione brillante della Giulietta, sulla falsariga di quanto già fatto con la Mito Junior. Nello specifico, l’evoluzione è fatta di aggiornamenti estetici come maniglie porta, listelli della calandra e  gusci degli specchi retrovisori in nero lucido, poi ci sono le minigonne e un estrattore d’aria posteriore dal quale spuntano due terminali di scarico maggiorati e il badge “sprint” sul parafango anteriore. All’interno si trova un rivestimento morbido, per plancia e pannelli porta, che richiama la trama della fibra di carbonio. I sedili sono rivestiti con unmisto tessuto/Alcantaracon scritta Sprint sui poggiatesta e pomello cambio, volante e leva del freno a mano hanno la pelle con cuciture rosse.C’è anche una novità tecnica, perché sulla Giulietta Sprint debutta una nuova versione del 4 cilindri turbo MultiAir 1.4, da 150 CV e 210 Nm, che permette alla bella berlina di raggiungere i 210 km/h e coprire lo 0-100 in 8,2 secondi (e si aggiunge a quelle da 105, 120 e 170 CV). Prestazioni che giustificano l’uso del nome “Sprint” per questa versione, brillante quanto basta anche senza raggiungere le vette della Quadrifoglio Verde 1750 da 240 CV. Una prova su un percorso, nemmeno tanto breve, sulle pendici della “Panoramica Zegna” poco distante da Balocco ha mostrato tutte le qualità ben note della Giulietta: piacevolezza e brillantezza di guida, sterzo preciso, buona trazione, posteriore saldo e motore dall’ottima erogazione, anche se poco sportiva. Ottime tenuta di strada e stabilità, come pure la frenata, efficace il sistema elettronico DNA di gestione motore, cambio e sterzo.Emozioni in pistaDetto delle novità di prodotto, ci soffermiamo sull’impegno di Alfa Romeo nel valorizzare la sua storia, sotto questo profilo le novità sono ottime. Alla presentazione hanno fatto da cornice la presenza di varie Giulietta Sprint, berlina e tipo 116 (quella del 1977). Dal Museo di Arese sono state portate una Sprint rossa,una bellissima TZ coda troncae, soprattutto, la 750 Competizione carrozzata da Boano. Quest’ultima èuna Sport carrozzata Boano, del 1955, che Alfa Romeo costruì in esemplare unico per competere nella categoria “sport 1,5 litri”. Il numero 750 ne indica la derivazione dalla Giulietta (era il numero di progetto del modello): da essa deriva il bialbero quattro cilindri, portato alla cilindrata massima di 1,5 litri che le permette, con un peso molto contenuto, di raggiungere prestazioni di alto livello: se avesse corso sarebbe stata senza dubbio una vettura molto competitiva. Però la Casa del Portello ha l’obiettivo primario di concentrarsi sulla “Giulietta” per consolidarne i volumi produttivi, perciò non porta avanti il programma di realizzarne una piccola serie e la macchina restaesemplare unico.Abbiamo potuto provare le auto del Museo e non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione. Siamo saliti per prima sulla750 Competizione, una vera macchina da corsa fin dall’accesso all’abitacolo. La minuscola porta apribile con un semplice gancio interno dà accesso all’abitacolo. Quest’ultimo è scarno, lamiera a vista e niente fronzoli; l’accesso è difficile come si conviene a un’auto di questo tipo: si deve infilare prima una gamba, poi l’altra e lasciarsi scivolare all’interno. Una volta al posto guida però si sta comodi, il sedile è accogliente e i comandi sono tutti a portata di mano. Dietro il grosso volante in legno ci sono il grosso contagiri e gli strumenti più piccoli per acqua e olio, la pedaliera è abbastanza piccola; solo la leva del cambio, a sinistra, è leggermente arretrata. Il motore si avvia con una piccola chiave e subito si è avvolti da un esaltante suono profondo e rauco, lo scarico libero esce dalla parte del copilota in corrispondenza del battente della porta. La partenza non è semplicissima, il pedale del gas è molto piccolo e soprattutto l’escursione è ridottissima, e nemmeno molto fluida. Giocando di frizione riusciamo ad avviarci, prima, seconda, terza ed è già il momento di scalare per affrontare la prima chicane di birilli predisposta sulla pista di Balocco. Come ci avevano detto, le prestazioni sono ottime: per il quattro cilindri di 1.488 cc sono dichiarati 145 CV a 8.000 giri, quasi 100 CV/litro e 220 km/h di velocità, niente male! Ma l’erogazione è pulita, sale di giri che è un piacere e soprattutto, come tradizione dei bialbero Alfa, la coppia è disponibile già da regimi medio-bassi, circa 4.000 giri; spinge che è un piacere. Il tracciato disegnato per questa prova tra le tante possibilità dell’impianto è abbastanza semplice, due rettilinei raccordati da due curvoni e tagliati da due chicane artificiali, ma c’è anche una piccola parte di “misto Alfa” nella quale la “750” ricorda di essere a casa e dà il meglio: lo sterzo è leggero, la macchina ha un rollio molto limitato e l’inserimento in curva preciso e stabile. Vietato esagerare, ma l’amicizia di Alessandro, storico meccanico di… Automobilismo Storico di Arese che ci accompagna, ci permette di spingere un pochino e intuire che la macchina si esibirebbe in tipiche sbandate controllate sulle quattro ruote se al volante ci fosse un pilota vero. La trattabilità del motore è testimoniata dal fatto che il misto si può percorrere quasi per intero in terza e l’uscita in progressione da questa parte per lanciarsi sul rettilineo di ritorno è una goduria. Sul curvone (quasi un rettilineo) che ci riporta ai “box” riusciamo a inserire la quinta (si, il cambio era già a cinque rapporti) e ci lanciamo, avvolti ed esaltati dal rombo a 6.000 giri, verso il traguardo ma… non resistiamo e tradiamo le consegne per rubare un altro giro. Che ci consente, avendo preso un minimo di ritmo, di accentuare un po’ la frenata. Scalare è ben più impegnativo che mettere le marce, soprattutto per la complicata manovrabilità dell’acceleratore per la doppietta; ma i freni… frenano! Bisogna solo premere quanto serve, perché l’assistenza non c’è e i tamburi sono… da competizione! Più sono impegnati e meglio rispondono. Una meraviglia!Non ce ne voglia, a questo punto, la “piccola” Sprint, ma fare un giro con lei è come tornare sulla terra: bella, morbida, progressiva, poco impegnativa: dopo la750 Competizioneguidiamo con il “gomito fuori”. Facciamo una divertente, piacevolissima, gita dentro Balocco, godendo del bel suono del bialbero, del bel volante in bachelite, della strumentazione ben visibile e della docilità di comportamento e dei comandi. Grande Giulietta, guidarti è sempre come un rock!Hall of LegendsTornando alla presentazione, la valorizzazione della storia Alfa Romeo è passata anche per il racconto dell’intera storia del nome Giulietta associato all’automobile, con l’intervento anche del responsabile del Museo di Arese, Stefano Agazzi. Si sono ripercorse tutte le tappe della storia, dall’invenzione del nome -che si vuole sia emerso da una cena parigina dell’Alfa Romeo nella quale un principe russo, constatando che i commensali erano tutti uomini, disse che a tanti Romeo mancava una Giulietta- alle varie versioni succedutesi. Si è ricordato come la produzione in breve tempo passò da 20 a 200 esemplari al giorno, per un totale alla fine di 178.000 esemplari.Infine, la presentazione della Giulietta Sprint è stata l’occasione per presentare anche la“Hall of Legends”, il nuovo portale  nel quale è possibile visitare virtualmente il  Museo di Aresee ripercorrere la storia del Biscione attraverso immagini, schede tecniche, storia e curiosità di dieci modelli in cinque decadi, dal 1910 al 1960.Tutto su:alfa romeogiuliettagiulietta sprint

Passato e presente si uniscono: in una bella giornata a Balocco,Alfa Romeo ha presentato la sua nuova Giulietta Sprint, versione aggiornata con una personalizzazione ad hoc della sua berlina compatta di successo. Un nome e una tempistica non casuale, visto che quest’anno si festeggiano i 60 anni della nascita della prima Giulietta, nel 1954. Un modello dalla genesi inconsueta: la Sprint, bellissima coupé realizzata da Bertone, fu in vendita prima della berlina. Esattamente il contrario della norma. Il motivo è stato ricordato da Louis Carl Vignon, responsabile del marchio Alfa Romeo per i mercati Europa e Medio Oriente: la berlina, al momento della delibera finale, presentava una rumorosità nell’abitacolo ritenuta eccessiva per il tipo di automobile. Sicché ci fu un ritardo nella produzione e per non ritardare anche il lancio sul mercato, si pensò di vendere prima la coupé: su una sportiva, la rumorosità si poteva ritenere una componente normale, anzi voluta. La Sprint poi ha risvolti di grande importanza nella storia dell’automobile italiana in generale: proprio grazie a questo modello prese le mosse la trasformazione di Bertone da carrozziere in industriale.Il nome “Sprint” è stato ripescato dall’Alfa Romeo per una versione brillante della Giulietta, sulla falsariga di quanto già fatto con la Mito Junior. Nello specifico, l’evoluzione è fatta di aggiornamenti estetici come maniglie porta, listelli della calandra e  gusci degli specchi retrovisori in nero lucido, poi ci sono le minigonne e un estrattore d’aria posteriore dal quale spuntano due terminali di scarico maggiorati e il badge “sprint” sul parafango anteriore. All’interno si trova un rivestimento morbido, per plancia e pannelli porta, che richiama la trama della fibra di carbonio. I sedili sono rivestiti con unmisto tessuto/Alcantaracon scritta Sprint sui poggiatesta e pomello cambio, volante e leva del freno a mano hanno la pelle con cuciture rosse.C’è anche una novità tecnica, perché sulla Giulietta Sprint debutta una nuova versione del 4 cilindri turbo MultiAir 1.4, da 150 CV e 210 Nm, che permette alla bella berlina di raggiungere i 210 km/h e coprire lo 0-100 in 8,2 secondi (e si aggiunge a quelle da 105, 120 e 170 CV). Prestazioni che giustificano l’uso del nome “Sprint” per questa versione, brillante quanto basta anche senza raggiungere le vette della Quadrifoglio Verde 1750 da 240 CV. Una prova su un percorso, nemmeno tanto breve, sulle pendici della “Panoramica Zegna” poco distante da Balocco ha mostrato tutte le qualità ben note della Giulietta: piacevolezza e brillantezza di guida, sterzo preciso, buona trazione, posteriore saldo e motore dall’ottima erogazione, anche se poco sportiva. Ottime tenuta di strada e stabilità, come pure la frenata, efficace il sistema elettronico DNA di gestione motore, cambio e sterzo.Emozioni in pistaDetto delle novità di prodotto, ci soffermiamo sull’impegno di Alfa Romeo nel valorizzare la sua storia, sotto questo profilo le novità sono ottime. Alla presentazione hanno fatto da cornice la presenza di varie Giulietta Sprint, berlina e tipo 116 (quella del 1977). Dal Museo di Arese sono state portate una Sprint rossa,una bellissima TZ coda troncae, soprattutto, la 750 Competizione carrozzata da Boano. Quest’ultima èuna Sport carrozzata Boano, del 1955, che Alfa Romeo costruì in esemplare unico per competere nella categoria “sport 1,5 litri”. Il numero 750 ne indica la derivazione dalla Giulietta (era il numero di progetto del modello): da essa deriva il bialbero quattro cilindri, portato alla cilindrata massima di 1,5 litri che le permette, con un peso molto contenuto, di raggiungere prestazioni di alto livello: se avesse corso sarebbe stata senza dubbio una vettura molto competitiva. Però la Casa del Portello ha l’obiettivo primario di concentrarsi sulla “Giulietta” per consolidarne i volumi produttivi, perciò non porta avanti il programma di realizzarne una piccola serie e la macchina restaesemplare unico.Abbiamo potuto provare le auto del Museo e non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione. Siamo saliti per prima sulla750 Competizione, una vera macchina da corsa fin dall’accesso all’abitacolo. La minuscola porta apribile con un semplice gancio interno dà accesso all’abitacolo. Quest’ultimo è scarno, lamiera a vista e niente fronzoli; l’accesso è difficile come si conviene a un’auto di questo tipo: si deve infilare prima una gamba, poi l’altra e lasciarsi scivolare all’interno. Una volta al posto guida però si sta comodi, il sedile è accogliente e i comandi sono tutti a portata di mano. Dietro il grosso volante in legno ci sono il grosso contagiri e gli strumenti più piccoli per acqua e olio, la pedaliera è abbastanza piccola; solo la leva del cambio, a sinistra, è leggermente arretrata. Il motore si avvia con una piccola chiave e subito si è avvolti da un esaltante suono profondo e rauco, lo scarico libero esce dalla parte del copilota in corrispondenza del battente della porta. La partenza non è semplicissima, il pedale del gas è molto piccolo e soprattutto l’escursione è ridottissima, e nemmeno molto fluida. Giocando di frizione riusciamo ad avviarci, prima, seconda, terza ed è già il momento di scalare per affrontare la prima chicane di birilli predisposta sulla pista di Balocco. Come ci avevano detto, le prestazioni sono ottime: per il quattro cilindri di 1.488 cc sono dichiarati 145 CV a 8.000 giri, quasi 100 CV/litro e 220 km/h di velocità, niente male! Ma l’erogazione è pulita, sale di giri che è un piacere e soprattutto, come tradizione dei bialbero Alfa, la coppia è disponibile già da regimi medio-bassi, circa 4.000 giri; spinge che è un piacere. Il tracciato disegnato per questa prova tra le tante possibilità dell’impianto è abbastanza semplice, due rettilinei raccordati da due curvoni e tagliati da due chicane artificiali, ma c’è anche una piccola parte di “misto Alfa” nella quale la “750” ricorda di essere a casa e dà il meglio: lo sterzo è leggero, la macchina ha un rollio molto limitato e l’inserimento in curva preciso e stabile. Vietato esagerare, ma l’amicizia di Alessandro, storico meccanico di… Automobilismo Storico di Arese che ci accompagna, ci permette di spingere un pochino e intuire che la macchina si esibirebbe in tipiche sbandate controllate sulle quattro ruote se al volante ci fosse un pilota vero. La trattabilità del motore è testimoniata dal fatto che il misto si può percorrere quasi per intero in terza e l’uscita in progressione da questa parte per lanciarsi sul rettilineo di ritorno è una goduria. Sul curvone (quasi un rettilineo) che ci riporta ai “box” riusciamo a inserire la quinta (si, il cambio era già a cinque rapporti) e ci lanciamo, avvolti ed esaltati dal rombo a 6.000 giri, verso il traguardo ma… non resistiamo e tradiamo le consegne per rubare un altro giro. Che ci consente, avendo preso un minimo di ritmo, di accentuare un po’ la frenata. Scalare è ben più impegnativo che mettere le marce, soprattutto per la complicata manovrabilità dell’acceleratore per la doppietta; ma i freni… frenano! Bisogna solo premere quanto serve, perché l’assistenza non c’è e i tamburi sono… da competizione! Più sono impegnati e meglio rispondono. Una meraviglia!Non ce ne voglia, a questo punto, la “piccola” Sprint, ma fare un giro con lei è come tornare sulla terra: bella, morbida, progressiva, poco impegnativa: dopo la750 Competizioneguidiamo con il “gomito fuori”. Facciamo una divertente, piacevolissima, gita dentro Balocco, godendo del bel suono del bialbero, del bel volante in bachelite, della strumentazione ben visibile e della docilità di comportamento e dei comandi. Grande Giulietta, guidarti è sempre come un rock!Hall of LegendsTornando alla presentazione, la valorizzazione della storia Alfa Romeo è passata anche per il racconto dell’intera storia del nome Giulietta associato all’automobile, con l’intervento anche del responsabile del Museo di Arese, Stefano Agazzi. Si sono ripercorse tutte le tappe della storia, dall’invenzione del nome -che si vuole sia emerso da una cena parigina dell’Alfa Romeo nella quale un principe russo, constatando che i commensali erano tutti uomini, disse che a tanti Romeo mancava una Giulietta- alle varie versioni succedutesi. Si è ricordato come la produzione in breve tempo passò da 20 a 200 esemplari al giorno, per un totale alla fine di 178.000 esemplari.Infine, la presentazione della Giulietta Sprint è stata l’occasione per presentare anche la“Hall of Legends”, il nuovo portale  nel quale è possibile visitare virtualmente il  Museo di Aresee ripercorrere la storia del Biscione attraverso immagini, schede tecniche, storia e curiosità di dieci modelli in cinque decadi, dal 1910 al 1960.

Passato e presente si uniscono: in una bella giornata a Balocco,Alfa Romeo ha presentato la sua nuova Giulietta Sprint, versione aggiornata con una personalizzazione ad hoc della sua berlina compatta di successo. Un nome e una tempistica non casuale, visto che quest’anno si festeggiano i 60 anni della nascita della prima Giulietta, nel 1954. Un modello dalla genesi inconsueta: la Sprint, bellissima coupé realizzata da Bertone, fu in vendita prima della berlina. Esattamente il contrario della norma. Il motivo è stato ricordato da Louis Carl Vignon, responsabile del marchio Alfa Romeo per i mercati Europa e Medio Oriente: la berlina, al momento della delibera finale, presentava una rumorosità nell’abitacolo ritenuta eccessiva per il tipo di automobile. Sicché ci fu un ritardo nella produzione e per non ritardare anche il lancio sul mercato, si pensò di vendere prima la coupé: su una sportiva, la rumorosità si poteva ritenere una componente normale, anzi voluta. La Sprint poi ha risvolti di grande importanza nella storia dell’automobile italiana in generale: proprio grazie a questo modello prese le mosse la trasformazione di Bertone da carrozziere in industriale.

Il nome “Sprint” è stato ripescato dall’Alfa Romeo per una versione brillante della Giulietta, sulla falsariga di quanto già fatto con la Mito Junior. Nello specifico, l’evoluzione è fatta di aggiornamenti estetici come maniglie porta, listelli della calandra e  gusci degli specchi retrovisori in nero lucido, poi ci sono le minigonne e un estrattore d’aria posteriore dal quale spuntano due terminali di scarico maggiorati e il badge “sprint” sul parafango anteriore. All’interno si trova un rivestimento morbido, per plancia e pannelli porta, che richiama la trama della fibra di carbonio. I sedili sono rivestiti con unmisto tessuto/Alcantaracon scritta Sprint sui poggiatesta e pomello cambio, volante e leva del freno a mano hanno la pelle con cuciture rosse.

C’è anche una novità tecnica, perché sulla Giulietta Sprint debutta una nuova versione del 4 cilindri turbo MultiAir 1.4, da 150 CV e 210 Nm, che permette alla bella berlina di raggiungere i 210 km/h e coprire lo 0-100 in 8,2 secondi (e si aggiunge a quelle da 105, 120 e 170 CV). Prestazioni che giustificano l’uso del nome “Sprint” per questa versione, brillante quanto basta anche senza raggiungere le vette della Quadrifoglio Verde 1750 da 240 CV. Una prova su un percorso, nemmeno tanto breve, sulle pendici della “Panoramica Zegna” poco distante da Balocco ha mostrato tutte le qualità ben note della Giulietta: piacevolezza e brillantezza di guida, sterzo preciso, buona trazione, posteriore saldo e motore dall’ottima erogazione, anche se poco sportiva. Ottime tenuta di strada e stabilità, come pure la frenata, efficace il sistema elettronico DNA di gestione motore, cambio e sterzo.

Detto delle novità di prodotto, ci soffermiamo sull’impegno di Alfa Romeo nel valorizzare la sua storia, sotto questo profilo le novità sono ottime. Alla presentazione hanno fatto da cornice la presenza di varie Giulietta Sprint, berlina e tipo 116 (quella del 1977). Dal Museo di Arese sono state portate una Sprint rossa,una bellissima TZ coda troncae, soprattutto, la 750 Competizione carrozzata da Boano. Quest’ultima èuna Sport carrozzata Boano, del 1955, che Alfa Romeo costruì in esemplare unico per competere nella categoria “sport 1,5 litri”. Il numero 750 ne indica la derivazione dalla Giulietta (era il numero di progetto del modello): da essa deriva il bialbero quattro cilindri, portato alla cilindrata massima di 1,5 litri che le permette, con un peso molto contenuto, di raggiungere prestazioni di alto livello: se avesse corso sarebbe stata senza dubbio una vettura molto competitiva. Però la Casa del Portello ha l’obiettivo primario di concentrarsi sulla “Giulietta” per consolidarne i volumi produttivi, perciò non porta avanti il programma di realizzarne una piccola serie e la macchina restaesemplare unico.

Abbiamo potuto provare le auto del Museo e non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione. Siamo saliti per prima sulla750 Competizione, una vera macchina da corsa fin dall’accesso all’abitacolo. La minuscola porta apribile con un semplice gancio interno dà accesso all’abitacolo. Quest’ultimo è scarno, lamiera a vista e niente fronzoli; l’accesso è difficile come si conviene a un’auto di questo tipo: si deve infilare prima una gamba, poi l’altra e lasciarsi scivolare all’interno. Una volta al posto guida però si sta comodi, il sedile è accogliente e i comandi sono tutti a portata di mano. Dietro il grosso volante in legno ci sono il grosso contagiri e gli strumenti più piccoli per acqua e olio, la pedaliera è abbastanza piccola; solo la leva del cambio, a sinistra, è leggermente arretrata. Il motore si avvia con una piccola chiave e subito si è avvolti da un esaltante suono profondo e rauco, lo scarico libero esce dalla parte del copilota in corrispondenza del battente della porta. La partenza non è semplicissima, il pedale del gas è molto piccolo e soprattutto l’escursione è ridottissima, e nemmeno molto fluida. Giocando di frizione riusciamo ad avviarci, prima, seconda, terza ed è già il momento di scalare per affrontare la prima chicane di birilli predisposta sulla pista di Balocco. Come ci avevano detto, le prestazioni sono ottime: per il quattro cilindri di 1.488 cc sono dichiarati 145 CV a 8.000 giri, quasi 100 CV/litro e 220 km/h di velocità, niente male! Ma l’erogazione è pulita, sale di giri che è un piacere e soprattutto, come tradizione dei bialbero Alfa, la coppia è disponibile già da regimi medio-bassi, circa 4.000 giri; spinge che è un piacere. Il tracciato disegnato per questa prova tra le tante possibilità dell’impianto è abbastanza semplice, due rettilinei raccordati da due curvoni e tagliati da due chicane artificiali, ma c’è anche una piccola parte di “misto Alfa” nella quale la “750” ricorda di essere a casa e dà il meglio: lo sterzo è leggero, la macchina ha un rollio molto limitato e l’inserimento in curva preciso e stabile. Vietato esagerare, ma l’amicizia di Alessandro, storico meccanico di… Automobilismo Storico di Arese che ci accompagna, ci permette di spingere un pochino e intuire che la macchina si esibirebbe in tipiche sbandate controllate sulle quattro ruote se al volante ci fosse un pilota vero. La trattabilità del motore è testimoniata dal fatto che il misto si può percorrere quasi per intero in terza e l’uscita in progressione da questa parte per lanciarsi sul rettilineo di ritorno è una goduria. Sul curvone (quasi un rettilineo) che ci riporta ai “box” riusciamo a inserire la quinta (si, il cambio era già a cinque rapporti) e ci lanciamo, avvolti ed esaltati dal rombo a 6.000 giri, verso il traguardo ma… non resistiamo e tradiamo le consegne per rubare un altro giro. Che ci consente, avendo preso un minimo di ritmo, di accentuare un po’ la frenata. Scalare è ben più impegnativo che mettere le marce, soprattutto per la complicata manovrabilità dell’acceleratore per la doppietta; ma i freni… frenano! Bisogna solo premere quanto serve, perché l’assistenza non c’è e i tamburi sono… da competizione! Più sono impegnati e meglio rispondono. Una meraviglia!

Non ce ne voglia, a questo punto, la “piccola” Sprint, ma fare un giro con lei è come tornare sulla terra: bella, morbida, progressiva, poco impegnativa: dopo la750 Competizioneguidiamo con il “gomito fuori”. Facciamo una divertente, piacevolissima, gita dentro Balocco, godendo del bel suono del bialbero, del bel volante in bachelite, della strumentazione ben visibile e della docilità di comportamento e dei comandi. Grande Giulietta, guidarti è sempre come un rock!

Tornando alla presentazione, la valorizzazione della storia Alfa Romeo è passata anche per il racconto dell’intera storia del nome Giulietta associato all’automobile, con l’intervento anche del responsabile del Museo di Arese, Stefano Agazzi. Si sono ripercorse tutte le tappe della storia, dall’invenzione del nome -che si vuole sia emerso da una cena parigina dell’Alfa Romeo nella quale un principe russo, constatando che i commensali erano tutti uomini, disse che a tanti Romeo mancava una Giulietta- alle varie versioni succedutesi. Si è ricordato come la produzione in breve tempo passò da 20 a 200 esemplari al giorno, per un totale alla fine di 178.000 esemplari.

Infine, la presentazione della Giulietta Sprint è stata l’occasione per presentare anche la“Hall of Legends”, il nuovo portale  nel quale è possibile visitare virtualmente il  Museo di Aresee ripercorrere la storia del Biscione attraverso immagini, schede tecniche, storia e curiosità di dieci modelli in cinque decadi, dal 1910 al 1960.

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