Marco Visani
Giorgio Nada Editore
Pagine 192
Euro 44,00
Ricordate i “tubi Innocenti”, parte integrante della cantieristica di casa nostra, con i ponteggi in bella vista? Non erano in realtà un’idea originale, ma il geniale perfezionamento di una soluzione di matrice inglese. E già, proprio come la Mini che col marchio Innocenti conosce una delle sue più brillanti interpretazioni, persino meglio rifinita di quelle prodotte con i marchi Austin e Morris. In tutto questo c’è la continuità dello spirito imprenditoriale di Ferdinando Innocenti, proiettato nei due settori chiave della società di metà ‘900, l’edilizia e i trasporti. È da queste premesse che nasce la Lambretta, ispirata allo scooter americano Cushman, ed anche l’ingresso nel settore auto, promosso da Luigi Innocenti, figlio di Ferdinando. Nell’agosto del 1959 è lui a comunicare ufficialmente che la Innocenti potrà “montare e parzialmente costruire” le BMC destinate al mercato italiano. Dalla iniziale A40 al fenomeno Mini, passando per la spider 950, la IM3, la J4 e J5, è un cammino virtuoso fino all’aprile 1972, quando la famiglia Innocenti esce dall’azienda. La fine arriva nel 1997, dopo svariate vicissitudini e passaggi di proprietà. Un bel libro, ben documentato, importante per conoscere la storia di un sogno industriale che non riguarda solo Lambretta e Mini.