Il Mauto di Torino celebra i 50 anni della Fiat 127

Fino al 5 settembre Torino omaggerà la 127 e il suo progettista, presentando anche l'inedito e innovativo prototipo del City Taxi di Manzù

1/5

Fino al 5 settembre il Museo nazionale dell'Automobile di Torino (MAUTO) ospita la mostra "Che macchina!" dedicata alla Fiat 127 che quest’anno festeggia il suo 50° anniversario. Inoltre, l’esposizione rende omaggio al designer che ne concepì la forma: Pio Manzoni, in arte Manzù, figlio dell’affermato scultore Giacomo. Il titolo della rassegna è tratto dalla campagna di lancio della prima serie e sintetizza bene come la 127 lasciò tutti stupiti per la sua innovazione, divenendo di fatto una delle vetture Fiat più amate di sempre.
La figura di Pio Manzù e la genesi della Fiat 127 saranno oggetto di un convegno che si terrà il 6 luglio alle 10.30 presso l’Auditorium del Museo. Tra i relatori Roberto Giolito – Head of Heritage, Stellantis – insieme all’ex direttore del MAUTO Rodolfo Gaffino Rossi ed a Luciano Galimberti, Presidente dell’ADI – Associazione per il Disegno Industriale. La Fiat 127 è davvero un’auto moderna per l’epoca - spaziosa dentro e piccola fuori - così come è di particolare attualità la visione sul tema della mobilità del progettista Pio Manzù prematuramente scomparso nel 1969. Il pubblico può ammirare sei esemplari dell'utilitaria presentata nel 1971 e insignita del titolo di “Car of the year” nel 1972: due 127 della prima serie, la Rustica, la Sport, la Top e la Panorama. E accanto alle vetture trovano spazio disegni, modelli, prototipi e progetti che Pio Manzù realizzò durante la sua vita: dalla lampada Parentesi, realizzata insieme ad Achille Castiglioni nel 1968, alla rivoluzionaria Autonova FAM del 1964, il primo monovolume della storia moderna.

Di certo grande curiosità suscita il prototipo Fiat City Taxi su base 850, appartenente alla preziosa collezione storica di Heritage e solitamente esposta nello spazio polifunzionale Heritage HUB a Torino. Si tratta di un originale progetto per il trasporto pubblico cittadino non di linea che vanta numerose innovazioni tecnologiche orientate alla sicurezza e alla funzionalità, tanto che può essere definito a pieno titolo una vera e propria “concept car”. Basti pensare che sono ben 15 i nuovi brevetti registrati da Fiat per allestire la 850 City Taxi. Certo il prototipo presentato al Salone di Torino resta allo stadio sperimentale, ma molte delle sue innovative soluzioni vengono in seguito utilizzate sulle vetture di serie. Il progetto parte dall’utilizzo della meccanica della Fiat 850: per agevolare l’intensivo impiego cittadino viene scelta la versione “Idromatic”, presentata al Salone di Ginevra nel 1966 e caratterizzata dalla presenza di un convertitore di coppia intorno alla frizione idraulica per rendere più semplice la guida in città. Non si tratta di un cambio automatico ma di un sistema che elimina il pedale della frizione e che lascia invariate le quattro marce della 850 Super. La descrizione utilizzata è “trasmissione servoassistita” e la targhetta sul cofano riporta la dicitura “Idroconvert” che nel frattempo ha sostituito la precedente denominazione del lancio. Le dimensioni sono compatte ma gli spazi sono sfruttati al massimo, tanto per favorire l’agilità nell’impiego cittadino quanto per facilitare la salita e la discesa dei passeggeri. La forma a due volumi, con sbalzi ridotti, presenta linee piuttosto tese con cofano anteriore corto e spiovente, ampie superfici vetrate che permettono ai passeggeri di godere al meglio del panorama cittadino e l’abitacolo più alto del normale per migliorare il comfort durante la permanenza a bordo. La colorazione arancione vuole rendere più facilmente riconoscibili i mezzi di trasporto pubblico rispetto agli altri, quando i taxi sfoggiano ancora la livrea verde e nera.

Più che per lo sviluppo in altezza, l’850 City Taxi stupisce per le asimmetrie: sul lato sinistro c’è una porta convenzionale utilizzata soltanto dall’autista, mentre sul lato destro i passeggeri entrano in vettura attraverso un’inusuale e innovativa lunga porta scorrevole a comando elettrico. Le differenti dimensioni delle porte si ripercuotono anche sulle diverse misure dei primi due vetri laterali. Inoltre, i due tergicristalli sono particolarmente lunghi perché devono pulire un parabrezza molto più alto del normale: quello dal lato del conducente – realizzato nella configurazione “a pantografo” – si articola con due bracci e, come su alcuni pullman dell’epoca, nella posizione di riposo resta verticale; anche l’altro tergicristalli non è del tutto convenzionale, perché descrive un arco dall’interno verso l’esterno del vetro, al contrario rispetto alle altre Fiat contemporanee. Il divano posteriore ospita tre passeggeri: se, in casi straordinari, fosse necessario ospitarne un quarto per brevi tratti, è presente un sedile supplementare a ribalta posto accanto a quello del conducente. Le particolarità degli interni proseguono: la Fiat City Taxi si caratterizza infatti anche per una plancia avveniristica imbottita con materiale deformabile, che ingloba il quadro strumenti, il tassametro e – una condizione innovativa ancora oggi! - lo schermo di un piccolo televisore. Inoltre, il conducente può dialogare direttamente con la centrale dei taxi attraverso un radiotelefono il cui microfono è integrato nell’aletta parasole. Sono molto importanti le innovazioni dedicate alla sicurezza, che successivamente diventeranno standard nelle vetture di serie: come il piantone dello sterzo snodato per salvaguardare il guidatore in caso d’impatto frontale, la plancia imbottita in materiale deformabile e il fissaggio dei bagagli tramite cinghia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA