02 May 2023

La lettera del Presidente ASI Alberto Scuro

Un estratto della lettera scritta dal rinnovato Presidente di ASI dopo le elezioni del 15 aprile sul tema della certificazione e della circolazione della auto storiche

La nostra linea è chiara e irrinunciabile, e trova fondamento nell’espressione del Consiglio di Stato, il quale ha sancito che “i veicoli di interesse storico e collezionistico ai fini della circolazione non possono essere equiparati ai veicoli non considerati tali”, chiarendo che i primi necessitano di normative dedicate sulla circolazione, nell’ottica di tutelarne il valore culturale storico e la conservazione. I veicoli storici costituiscono una percentuale minima del parco veicoli circolante sul territorio nazionale, sono usati occasionalmente (mai con una frequenza quotidiana o per un utilizzo professionale), non circolano praticamente mai nelle ore di punta e non contribuiscono a congestionare il traffico, poiché i proprietari evitano circostanze che potrebbero esporre questi mezzi ad uno stress tecnico. Non da meno, grazie al Certificato di Rilevanza Storica registrato alla Motorizzazione, sono riconoscibili dalle telecamere dei Comuni collegate al Centro Elaborazione Dati della Motorizzazione stessa e, quindi, facilmente tracciabili e monitorabili.

Il Certificato di Rilevanza Storica è lo strumento previsto dalle norme vigenti per individuare i veicoli di interesse storico e collezionistico. E’ in vigore dal 2010 (da 12 anni) ed è quindi fonte di dati di piena attendibilità sui volumi dei veicoli storici circolanti e sui relativi impatti potenziali da questi cagionati. E’ l’unica certificazione ufficiale per classificare tali veicoli e può essere rilasciata esclusivamente ove i mezzi risultino conformi alle caratteristiche costruttive originarie e di conservazione del veicolo, sulla base di criteri oggettivi, i soli riconosciuti validi dalla Federazione Mondiale. Non a caso, la FIVA ha sottolineato come qualsiasi eventuale ed iniqua lista per distinguere e penalizzare alcuni veicoli di potenziale interesse storico rispetto ad altri è da ritenersi non oggettiva, discriminatoria e antidemocratica, tanto che non risulta utilizzata in nessun Paese al mondo. Il vantaggio del sistema in vigore basato sul CRS è quello che, pur evitando inaccettabili preclusioni, screma il 99% dei veicoli “vecchi” selezionandone come storici e degni di tutela solo una percentuale minima di quelli circolanti. Secondo i dati della Motorizzazione, al 2 gennaio 2023 i veicoli circolanti in Italia sono 56.968.525 e di questi 16.146.684 hanno più di venti anni. I veicoli storici con un CRS registrato alla Motorizzazione alla stessa data risultano essere 148.882, pari allo 0.26% del parco veicolare totale e allo 0,92% del parco veicolare ultraventennale. Questi numeri parlano da soli.

Vogliamo entrare ancor di più nel dettaglio? Prendiamo in considerazione due marchi agli antipodi della produzione, da una parte le più diffuse Fiat e dall’altra le più esclusive Ferrari. Emerge che in tutta Italia, al 14 aprile 2023, circolino 2.076.923 autoveicoli Fiat con anzianità di immatricolazione tra i 20 e i 29 anni e di questi solo lo 0,62% è in possesso di Certificato di Rilevanza Storica registrato alla Motorizzazione. Tale percentuale cambia notevolmente per gli autoveicoli Ferrari con anzianità compresa tra i 20 e i 29 anni che sale al 25,5%. Appare quindi evidente che per le più diffuse e popolari Fiat vi è meno richiesta e più selezione per il rilascio dei CRS, mentre per le Ferrari – pur adottando gli stessi criteri e modalità di rilascio dei CRS – c’è sicuramente più richiesta, motivata dalla natura stessa dei singoli veicoli, forse condizionata anche dal valore economico e quindi dalla presunta esclusività del mezzo. Ma non siamo noi a poter stabilire a monte tali criteri. I valori Statutari di ASI non discrimineranno mai tra forme o valori diversi di collezionismo e privilegerà sempre la passione autentica, in ogni sua manifestazione e forma .

Questi numeri, in ogni caso, sgombrano il campo da ogni timore che sulle strade delle principali città italiane si possano riversare, a fronte delle deroghe richieste per i veicoli di interesse storico e collezionistico, migliaia di auto solo vecchie e non degne di essere considerate storiche. Chiunque insista nel sostenere queste tesi lo può fare solo per due motivi: o per poca conoscenza della materia o per sostenere interessi di altra natura. Affermare strumentalmente che far circolare i veicoli in possesso di CRS comporterebbe danni irreversibili in termini di inquinamento e congestione stradale vuol dire non saper interpretare quell’universo di storicità e passione che ASI da decenni tutela.

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