La mia Integrale

Quando si avvicina il Rallye di Monte-Carlo c’è sempre nostalgia delle vittorie delle auto italiane. La Delta “16V” è stata una delle migliori espressioni di quella scuola

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«Prima di tutto devo dire che sono convinto Lancista da sempre. Da quasi due anni ero alla ricerca della Delta “giusta”. La cercavo originale al 100%, possibilmente unico proprietario, soprattutto curata e non pasticciata. Quando stavo quasi perdendo le speranze, trovo un annuncio che recita: “Delta integrale 16V unico proprietario”. Voglio approfondire e quindi chiamo subito. Mi risponde il figlio del proprietario. Mi dice che il padre (classe 1936) non la usa da parecchio tempo e quindi ha deciso di venderla. La Delta ha percorso 82.000 km, pochi se ben tenuta, è originale e ben conservata. Ha appena fatto un intervento di manutenzione molto accurato (dimostrato dalla fattura). L’auto è stata immatricolata ad Aprile 1991, quindi è una delle ultime 16V prodotte prima dell’arrivo della versione Evoluzione. Ha un bellissimo interno in alcantara verde e carrozzeria in colore bianco (la preferivo rossa, ma ora bianca mi piace tantissimo; e comunque è un abbinamento non consueto). La distanza non mi scoraggia: l’auto è a Roma e io a Pavia. Dopo qualche altra chiacchiera telefonica prendo accordi e, un mattino di fine luglio, parto presto in treno e a mezzogiorno sono già alla guida della Delta sulla strada di casa. A Roma ho incontrato un vero appassionato del marchio Lancia, una persona, anzi una famiglia, davvero piacevole: ad Alta Fedeltà (come la targhetta Hi-Fi sulla macchina)…! Sulla strada del ritorno, a parte il gran caldo, non ho alcun problema. Percorro i circa 550 km a 110/120 km/h. Mezz’ora di coda a Firenze, sotto il sole a 38°, è l’unica esperienza negativa della giornata. Finalmente, alle 19 la Delta è in garage. Ora mi tranquillizzo e inizio a valutare i lavori da fare. Prima cosa, pulizia degli interni. Rimossi i sedili, mi accorgo che sono davvero belli a parte un piccolo segno di usura sulla spalletta del sedile guida (ma questo è normale). Lavaggio moquette, alcantara e plastiche. Ora sono davvero perfetti. Sostituiti i pistoncini del portellone, sostituiti i pneumatici e il terminale di scarico che era bucato. Non serve altro, a parte un po’ di tempo libero per poterla usare. Peccato che il marchio Lancia sia stato abbandonato. Ha una storia incredibile e un potenziale commerciale che all’estero, specie in Germania, andava sfruttato».

Questo è il racconto dell’appassionato che ci ha messo a disposizione la Lancia Delta Integrale 16V per il servizio fotografico, un piccolo collezionista con una predilezione per le auto sportive di varia natura (ha anche una Porsche 911 SC, una Lancia Beta Montecarlo, e una Fiat Nuova 500). Uno dei tanti per cui la Delta Integrale è rimasta un mito che non accenna a perdere smalto. Un’automobile apprezzata da tutti, al di là del dominio nelle competizioni, che la portò a monopolizzare, nelle varie versioni, il mondiale Rally dal 1987 al 1992 (sei titoli Costruttori consecutivi e quattro Piloti). Parlando con Miki Biasion tempo fa ci disse che tra le tante qualità che fecero della Delta Integrale un’auto quasi imbattibile c’erano l’equilibrio tra prestazioni e facilità di guida, per il pilota, e il fatto che fosse facile da lavorarci, per i meccanici, nelle assistenze. Cosa che rendeva veloce, più che per le avversarie, gli interventi di riparazione. Una dote essenziale nelle competizioni di quel tipo. (L'articolo completo su Automobilismo d'epoca 12-1/2019-20 in edicola)

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