27 April 2023

Lancia Rally: emozioni senza tempo

Abbiamo guidato uno dei 262 esemplari della Lancia Rally, la versione stradale della gloriosa 037 da gara: in diretta dal posto di guida le sensazioni uniche che è in grado di regalare

“Ognuno deve fare il suo mestiere!”. Così diceva il nonno, quando discuteva di lavoro e mansioni con gli amici al bar. La stessa frase mi è sovvenuta appena arrivati a Leri Cavour, paese fantasma fra le risaie del vercellese, ben scelto dai fotografi per provare questa splendida Lancia Rally (037 stradale). Icona rallystica degli anni ‘80 (corse dal 1982 al 1986), la Zerotrentasette ha segnato il periodo dei “Gruppi B”, categoria dalle pochissime limitazioni studiata su misura per i grandi costruttori di automobili: per ottenere l’omologazione del modello da competizione bastava costruire 200 autovetture stradali, senza doversi così sobbarcare gli oneri di produzione della grande serie.

Ancora oggi gli appassionati di tutto il mondo ricordano con nostalgia quegli anni e Lancia, dopo le gloriose Fulvia HF e Stratos, vinse inaspettatamente il titolo del Campionato Mondiale 1983 proprio con la 037. Parte della sua gloria, infatti, fu quella di prevalere sulle strepitose Audi Quattro a trazione integrale, date come favorite assolute fin dall’inizio della stagione agonistica.

Il 4 cilindri Abarth rompe il silenzio

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Svoltati in una stretta stradina, lunga poche centinaia di metri, ci rendiamo subito conto che il luogo di destinazione non sarà troppo trafficato, le erbacce e i cespugli ai lati della carreggiata lasciano intendere chiaramente lo stato di abbandono della zona (900 ettari che furono un tempo possedimento della famiglia Benso di Cavour, ndr). Parcheggiate le auto e scaricate le attrezzature, esploriamo subito l’affascinante “grangia”: ci sono vecchi fienili, granai e ampie scuderie, ma sono soprattutto la chiesa barocca settecentesca e la villa della famiglia Cavour a catturare la nostra attenzione, così da preferirle come suggestivi e contrastanti scenari per la nostra titolata e rispettabile protagonista.

La piccola troupe inizia a lavorare, io e il proprietario dell’auto ci complimentiamo ancora con i fotografi per la scelta del luogo mentre il sordo e cattivo borbottio dello scarico amplifica il suono del bialbero 16 valvole Abarth, rompendo il surreale silenzio del paese fantasma. Come dire che il nostro sguardo, vagando tra erbacce e strutture abbandonate, è accompagnato in sottofondo dal compressore volumetrico Roots (qui definito Volumex), che miagola prepotente mentre posizioniamo la 037 per i primi scatti fotografici della giornata.

Bassa, cattiva, ma anche elegante

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La macchina, uno dei 262 esemplari prodotti in totale, veste di uno splendido e italiano rosso fuoco, che esalta le linee aggressive di questo capolavoro a quattro ruote. Impossibile non riconoscere il tratto di Pininfarina, che aveva precedentemente disegnato l’attraente Lancia Beta Montecarlo, vettura madre e punto di partenza del progetto “SE037” -da cui deriva la cellula centrale- fortemente voluta e sostenuta dall’ingegner Sergio Limone.

Da qualunque angolazione la si guardi, questa berlinetta bassa, cattiva ed elegante allo stesso tempo, conquista davvero tutti: il muso plasmato dall’audace spoiler prominente, le numerose feritoie e prese d’aria sparse un po’ ovunque, il movimento bombato al centro del cofano, le due gobbe sul tetto studiate per far posto ai caschi dei piloti in gara e l’ampio lunotto in vetro, che rende ben visibile il propulsore, sono gli elementi che disegnano quest’opera d’arte, subito entrata nella storia dell’automobilismo.

Ma è quando si aprono le due porte e alziamo i cofani che siamo colti da un brivido, quella vera eccitazione che solo l’appassionato conosce. Sotto la facciata della storica villa di Camillo Benso, la 037 mostra irriverente le caratteristiche tipiche delle automobili da competizione, dal telaio tubolare a gabbia ai due serbatoi laterali, inseriti davanti alle generose ruote posteriori (cerchi Speedline 8j x 16” davanti e 9j x 16” dietro), fino ai quattro ammortizzatori a gas, in un acceso giallo racing, e le barre laterali nere che spiccano robuste all’interno dell’abitacolo.

Quest’ultimo, razionale ed evidentemente finalizzato all’uso sportivo, potrebbe sembrare troppo semplice, quasi povero, ma se ne osserviamo attentamente tutti i particolari evinciamo una certa ricercatezza: strumentazione completa di tutto (indicatore della pressione della sovralimentazione incluso), plancia rivestita in morbido neoprene, consolle centrale guarnita da una serie di fusibili rossi (facilmente ripristinabili in caso di guasto), luce per le note del navigatore e pedaliera in alluminio di grandi dimensioni, per favorire il “punta-tacco”. Il volante a tre razze con logo rosso Abarth e i sedili sportivi ma comodi, in velluto marrone scuro e cuciture rosse, arricchiscono il tutto di una raffinata sportività.

Mettersi al volante di un’auto del genere, per chiunque sia cresciuto a pane e motori come noi, non è cosa che si scordi facilmente: la consapevolezza di essere alla guida di un pezzo di storia, ambìto da collezionisti e appassionati di tutto il mondo, provoca una strana sensazione, un misto di gioia, eccitazione e incredulità. Ogni momento di questa fredda giornata di fine inverno ci resterà vivo e definito nella memoria.

Avere in mano un oggetto di tale valore non può lasciare indifferenti, pertanto quando abbiamo affondato sul gas il buon senso ha prevalso.

Una guida senza filtri

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Perlustrata attentamente la zona, a due passi dalla grangia abbandonata vediamo affiancarsi uno stradone asfaltato, deserto, che ben si presta a dar libero sfogo al bialbero sovralimentato. Chiediamo così l’autorizzazione al proprietario -sempre presente e ben attento a tutto quello che facciamo- di mettere alla frusta tutti i 205 CV della signora in rosso. Lancia dichiarava per la 037 stradale oltre 220 km/h, poco meno di 6” per lo 0-100, e km da fermo in 27” con uscita a 200 km/h. A distanza di oltre trent’anni non sono numeri che impressionano, alla portata di una Mini Cooper S JCW o una Golf GTI! Ma le presuntuose berlinette attuali, tronfie di chip ed ammennicoli elettronici vari, non potranno mai regalare le stesse emozioni. Guidare la 037, con il 4 cilindri libero di cantare senza filtri anti-inquinamento, non ha prezzo. Lo sterzo è diretto, la frizione dura ma sincera, il cambio fantastico: leveraggio corto, ben manovrabile, innesti secchi e precisi. Solo la posizione della leva è un po’ innaturale per la guida stradale perché un po’ spostata verso il cruscotto: siamo quindi costretti ad allungare il braccio destro, fino a stenderlo, per inserire la seconda e la quarta, in cima alla griglia come si usava sulle sportive dell’epoca, con la prima in basso a sinistra.

In curva il comportamento è neutro, da tipica sportiva a motore centrale che offre rapidi inserimenti e grande tenuta di strada. L’assetto rigido garantisce un comportamento sicuro ma se cerchiamo la parte alta del contagiri, tra una curva e l’altra, lei ci avverte chiaramente e se potesse ci griderebbe decisa:

Ehi, fai attenzione! Non mi piace essere portata da piloti della domenica!

Sì, se cerchi il suo limite e non ti chiami Biasion, Bettega, Röhrl o Alén, forse è meglio che tu non le dia troppa confidenza... a far danni, non ci vuole poi tanto!

Comunque, pur restando nei limiti della sicurezza percorriamo alcune curve abbastanza velocemente da affrontarle in terza/quarta, riusciamo a innestare e stendere pure la quinta, provando di conseguenza l’efficacia e la potenza dei freni. L’impianto, a quattro dischi autoventilanti, consente di bloccare la vettura in spazi piuttosto brevi senza particolari scompensi, con uno sforzo sul pedale abbastanza limitato.

Scheda tecnica Lancia Rally (1982)

Motore: 232 AR 4 posteriore centrale longitudinale, 4 cilindri in linea, alesaggio e corsa 84 x 90 mm, cilindrata 1.995 cc, rapporto di compressione 7,5:1, potenza 205 CV a 7.000 giri, coppia 23 kgm a 5.000 giri, distribuzione bialbero a camme in testa, 4 valvole per cilindro, alimentazione carburatore Weber 40DCNVH 15/250, compressore volumetrico (pressione da 0,6 a 0,9 bar), accensione elettronica, lubrificazione a carter secco Trasmissione: trazione posteriore, frizione monodisco a secco, cambio ZF a 5 velocità + RM, differenziale autobloccante al 25%, pneumatici ant 205/55 VR16, post 225/50 V 16 Corpo vettura: telaio scocca centrale più tubi saldati, carrozzeria coupé in resina poliestere, 2 porte, 2 posti, sospensioni ant e post trapezi, molle a elica, barra stabilizzatrice ant, ammortizzatori idraulici a gas (post doppio), freni dischi autoventilanti, doppio servofreno Dimensioni (in mm) e peso: passo 2.440, carreggiate ant/post 1.508/1.490, lunghezza 3.915, larghezza 1.850, altezza 1.245, peso (in ordine di marcia) 1.170 kg Prestazioni: velocità massima 220 km/h, accelerazione 0-400 m15”

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