La macchina, uno dei 262 esemplari prodotti in totale, veste di uno splendido e italiano rosso fuoco, che esalta le linee aggressive di questo capolavoro a quattro ruote. Impossibile non riconoscere il tratto di Pininfarina, che aveva precedentemente disegnato l’attraente Lancia Beta Montecarlo, vettura madre e punto di partenza del progetto “SE037” -da cui deriva la cellula centrale- fortemente voluta e sostenuta dall’ingegner Sergio Limone.
Da qualunque angolazione la si guardi, questa berlinetta bassa, cattiva ed elegante allo stesso tempo, conquista davvero tutti: il muso plasmato dall’audace spoiler prominente, le numerose feritoie e prese d’aria sparse un po’ ovunque, il movimento bombato al centro del cofano, le due gobbe sul tetto studiate per far posto ai caschi dei piloti in gara e l’ampio lunotto in vetro, che rende ben visibile il propulsore, sono gli elementi che disegnano quest’opera d’arte, subito entrata nella storia dell’automobilismo.
Ma è quando si aprono le due porte e alziamo i cofani che siamo colti da un brivido, quella vera eccitazione che solo l’appassionato conosce. Sotto la facciata della storica villa di Camillo Benso, la 037 mostra irriverente le caratteristiche tipiche delle automobili da competizione, dal telaio tubolare a gabbia ai due serbatoi laterali, inseriti davanti alle generose ruote posteriori (cerchi Speedline 8j x 16” davanti e 9j x 16” dietro), fino ai quattro ammortizzatori a gas, in un acceso giallo racing, e le barre laterali nere che spiccano robuste all’interno dell’abitacolo.
Quest’ultimo, razionale ed evidentemente finalizzato all’uso sportivo, potrebbe sembrare troppo semplice, quasi povero, ma se ne osserviamo attentamente tutti i particolari evinciamo una certa ricercatezza: strumentazione completa di tutto (indicatore della pressione della sovralimentazione incluso), plancia rivestita in morbido neoprene, consolle centrale guarnita da una serie di fusibili rossi (facilmente ripristinabili in caso di guasto), luce per le note del navigatore e pedaliera in alluminio di grandi dimensioni, per favorire il “punta-tacco”. Il volante a tre razze con logo rosso Abarth e i sedili sportivi ma comodi, in velluto marrone scuro e cuciture rosse, arricchiscono il tutto di una raffinata sportività.
Mettersi al volante di un’auto del genere, per chiunque sia cresciuto a pane e motori come noi, non è cosa che si scordi facilmente: la consapevolezza di essere alla guida di un pezzo di storia, ambìto da collezionisti e appassionati di tutto il mondo, provoca una strana sensazione, un misto di gioia, eccitazione e incredulità. Ogni momento di questa fredda giornata di fine inverno ci resterà vivo e definito nella memoria.
Avere in mano un oggetto di tale valore non può lasciare indifferenti, pertanto quando abbiamo affondato sul gas il buon senso ha prevalso.