Maserati Quattroporte aperte al lusso

Maserati Quattroporte aperte al lusso

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Maserati Quattroporte aperte al lusso29 Immagini25/02/2015Invia emailStampa articoloIl tuo nome:La tua email:L’email del destinatario:Nel 1963 la Maserati mise per la prima volta d’accordo, nella stessa automobile, il temperamento e le prestazioni delle GT del Tridente con il lusso e il comfort delle migliori berline presidenziali. In una formula destinata a essere riproposta in diverse generazioni di modelliINTROMOTOREGLI AGGIORNAMENTIGLI ACCESSORII RICAMBIa cura della RedazioneSandro Pertini, quando era presidente della Repubblica, da ex partigiano qual era nella vita privata amava spostarsi soprattutto a piedi, ma nelle uscite ufficiali diede prova di fedeltà inossidabile a una maxi berlina italiana al 100%, di lusso non sfacciato e di prestazioni decisamente sportive: la Maserati Quattroporte. Un’auto che amò particolarmente frequentare, al punto di chiedere che l’esemplare messogli a disposizione (del 1980) fosse dotato di uno speciale vano porta-pipe: una civetteria che la stampa e la gente commentarono con simpatia. Un’auto sorprendente, per un uomo sotto ogni altro aspetto alieno dall’apparire e lontano mille miglia dagli stili di vita più borghesi e conformisti? Tutt’altro: perché, come lo stesso Pertini era solito ricordare, chi ha un ruolo importante deve avere un’auto importante. Così l’auto di rappresentanza più che un privilegio è un obbligo. Ne va del prestigio dell’istituzione che si rappresenta. Nel mondo sono poche le aziende specializzate in questo genere di vetture. Una è nata ai tempi del kaiser Guglielmo II e ha una stella a tre punte nello stemma, un’altra debuttò ai tempi di Edoardo VII e in cima al radiatore mostra una statuetta alata. Per entrare in concorrenza diretta con queste solide realtà ci voleva un bel coraggio. Ma alla Maserati, abituata alle sfide delle piste, il coraggio non mancava. Come dimostrò quando lasciò ufficialmente le corse per dedicarsi a modelli di serie che dovevano per forza essere diversi dalle utilitarie della Fiat, dalle sportive dell’Alfa Romeo, dai “classici” della Lancia ma anche dalle GT estreme della Ferrari. Per iniziare il nuovo corso, la Casa del Tridente scelse di costruire una gran turismo di gran classe, veloce ma confortevole, all’inglese insomma, nella tradizione delle Aston Martin e delle vecchie Bentley: la chiamò 3500 GT e la presentò nel 1958 con un motore a sei cilindri derivato da quello della 350 Sport. La 3500 GT divenne la capostipite di una fortunata serie di modelli. Ma quando quella parte della clientela Maserati che aveva una famiglia numerosa da scorrazzare nei fine settimana o in vacanza cominciò a chiedere a gran voce una berlina a quattro porte capace di grandi prestazioni, l’ingegner Giulio Alfieri, progettista storico della Casa, giudicò insufficienti sei cilindri e preferì un motore 8V.INTROMOTOREGLI AGGIORNAMENTIGLI ACCESSORII RICAMBITutto su:maseratimaserati quattroporteSocialAutomobilismo d’epoca di marzo è in edicolaIn copertina una splendida Mercedes-Benz 300 SL ma la versione senza ali di gabbiano e con hard top. Molti i servizi e gli approfondimenti, qui un breve assaggioSfoglia il numeroAbbonatiRivista cartaceaAbbonati alla versione cartacea di Automobilismo d’Epoca!Rivista su tabletScarica la versione per tablet e leggi Automobilismo d’Epoca quando vuoi!Rivista per smartphoneScarica la versione per smartphone e leggi Automobilismo d’Epoca quando vuoi!

Maserati Quattroporte aperte al lusso29 Immagini25/02/2015Invia emailStampa articoloIl tuo nome:La tua email:L’email del destinatario:Nel 1963 la Maserati mise per la prima volta d’accordo, nella stessa automobile, il temperamento e le prestazioni delle GT del Tridente con il lusso e il comfort delle migliori berline presidenziali. In una formula destinata a essere riproposta in diverse generazioni di modelliINTROMOTOREGLI AGGIORNAMENTIGLI ACCESSORII RICAMBIa cura della RedazioneSandro Pertini, quando era presidente della Repubblica, da ex partigiano qual era nella vita privata amava spostarsi soprattutto a piedi, ma nelle uscite ufficiali diede prova di fedeltà inossidabile a una maxi berlina italiana al 100%, di lusso non sfacciato e di prestazioni decisamente sportive: la Maserati Quattroporte. Un’auto che amò particolarmente frequentare, al punto di chiedere che l’esemplare messogli a disposizione (del 1980) fosse dotato di uno speciale vano porta-pipe: una civetteria che la stampa e la gente commentarono con simpatia. Un’auto sorprendente, per un uomo sotto ogni altro aspetto alieno dall’apparire e lontano mille miglia dagli stili di vita più borghesi e conformisti? Tutt’altro: perché, come lo stesso Pertini era solito ricordare, chi ha un ruolo importante deve avere un’auto importante. Così l’auto di rappresentanza più che un privilegio è un obbligo. Ne va del prestigio dell’istituzione che si rappresenta. Nel mondo sono poche le aziende specializzate in questo genere di vetture. Una è nata ai tempi del kaiser Guglielmo II e ha una stella a tre punte nello stemma, un’altra debuttò ai tempi di Edoardo VII e in cima al radiatore mostra una statuetta alata. Per entrare in concorrenza diretta con queste solide realtà ci voleva un bel coraggio. Ma alla Maserati, abituata alle sfide delle piste, il coraggio non mancava. Come dimostrò quando lasciò ufficialmente le corse per dedicarsi a modelli di serie che dovevano per forza essere diversi dalle utilitarie della Fiat, dalle sportive dell’Alfa Romeo, dai “classici” della Lancia ma anche dalle GT estreme della Ferrari. Per iniziare il nuovo corso, la Casa del Tridente scelse di costruire una gran turismo di gran classe, veloce ma confortevole, all’inglese insomma, nella tradizione delle Aston Martin e delle vecchie Bentley: la chiamò 3500 GT e la presentò nel 1958 con un motore a sei cilindri derivato da quello della 350 Sport. La 3500 GT divenne la capostipite di una fortunata serie di modelli. Ma quando quella parte della clientela Maserati che aveva una famiglia numerosa da scorrazzare nei fine settimana o in vacanza cominciò a chiedere a gran voce una berlina a quattro porte capace di grandi prestazioni, l’ingegner Giulio Alfieri, progettista storico della Casa, giudicò insufficienti sei cilindri e preferì un motore 8V.INTROMOTOREGLI AGGIORNAMENTIGLI ACCESSORII RICAMBITutto su:maseratimaserati quattroporte

25/02/2015Invia emailStampa articoloIl tuo nome:La tua email:L’email del destinatario:Nel 1963 la Maserati mise per la prima volta d’accordo, nella stessa automobile, il temperamento e le prestazioni delle GT del Tridente con il lusso e il comfort delle migliori berline presidenziali. In una formula destinata a essere riproposta in diverse generazioni di modelli

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Nel 1963 la Maserati mise per la prima volta d’accordo, nella stessa automobile, il temperamento e le prestazioni delle GT del Tridente con il lusso e il comfort delle migliori berline presidenziali. In una formula destinata a essere riproposta in diverse generazioni di modelli

a cura della RedazioneSandro Pertini, quando era presidente della Repubblica, da ex partigiano qual era nella vita privata amava spostarsi soprattutto a piedi, ma nelle uscite ufficiali diede prova di fedeltà inossidabile a una maxi berlina italiana al 100%, di lusso non sfacciato e di prestazioni decisamente sportive: la Maserati Quattroporte. Un’auto che amò particolarmente frequentare, al punto di chiedere che l’esemplare messogli a disposizione (del 1980) fosse dotato di uno speciale vano porta-pipe: una civetteria che la stampa e la gente commentarono con simpatia. Un’auto sorprendente, per un uomo sotto ogni altro aspetto alieno dall’apparire e lontano mille miglia dagli stili di vita più borghesi e conformisti? Tutt’altro: perché, come lo stesso Pertini era solito ricordare, chi ha un ruolo importante deve avere un’auto importante. Così l’auto di rappresentanza più che un privilegio è un obbligo. Ne va del prestigio dell’istituzione che si rappresenta. Nel mondo sono poche le aziende specializzate in questo genere di vetture. Una è nata ai tempi del kaiser Guglielmo II e ha una stella a tre punte nello stemma, un’altra debuttò ai tempi di Edoardo VII e in cima al radiatore mostra una statuetta alata. Per entrare in concorrenza diretta con queste solide realtà ci voleva un bel coraggio. Ma alla Maserati, abituata alle sfide delle piste, il coraggio non mancava. Come dimostrò quando lasciò ufficialmente le corse per dedicarsi a modelli di serie che dovevano per forza essere diversi dalle utilitarie della Fiat, dalle sportive dell’Alfa Romeo, dai “classici” della Lancia ma anche dalle GT estreme della Ferrari. Per iniziare il nuovo corso, la Casa del Tridente scelse di costruire una gran turismo di gran classe, veloce ma confortevole, all’inglese insomma, nella tradizione delle Aston Martin e delle vecchie Bentley: la chiamò 3500 GT e la presentò nel 1958 con un motore a sei cilindri derivato da quello della 350 Sport. La 3500 GT divenne la capostipite di una fortunata serie di modelli. Ma quando quella parte della clientela Maserati che aveva una famiglia numerosa da scorrazzare nei fine settimana o in vacanza cominciò a chiedere a gran voce una berlina a quattro porte capace di grandi prestazioni, l’ingegner Giulio Alfieri, progettista storico della Casa, giudicò insufficienti sei cilindri e preferì un motore 8V.INTROMOTOREGLI AGGIORNAMENTIGLI ACCESSORII RICAMBITutto su:maseratimaserati quattroporte

Sandro Pertini, quando era presidente della Repubblica, da ex partigiano qual era nella vita privata amava spostarsi soprattutto a piedi, ma nelle uscite ufficiali diede prova di fedeltà inossidabile a una maxi berlina italiana al 100%, di lusso non sfacciato e di prestazioni decisamente sportive: la Maserati Quattroporte. Un’auto che amò particolarmente frequentare, al punto di chiedere che l’esemplare messogli a disposizione (del 1980) fosse dotato di uno speciale vano porta-pipe: una civetteria che la stampa e la gente commentarono con simpatia. Un’auto sorprendente, per un uomo sotto ogni altro aspetto alieno dall’apparire e lontano mille miglia dagli stili di vita più borghesi e conformisti? Tutt’altro: perché, come lo stesso Pertini era solito ricordare, chi ha un ruolo importante deve avere un’auto importante. Così l’auto di rappresentanza più che un privilegio è un obbligo. Ne va del prestigio dell’istituzione che si rappresenta. Nel mondo sono poche le aziende specializzate in questo genere di vetture. Una è nata ai tempi del kaiser Guglielmo II e ha una stella a tre punte nello stemma, un’altra debuttò ai tempi di Edoardo VII e in cima al radiatore mostra una statuetta alata. Per entrare in concorrenza diretta con queste solide realtà ci voleva un bel coraggio. Ma alla Maserati, abituata alle sfide delle piste, il coraggio non mancava. Come dimostrò quando lasciò ufficialmente le corse per dedicarsi a modelli di serie che dovevano per forza essere diversi dalle utilitarie della Fiat, dalle sportive dell’Alfa Romeo, dai “classici” della Lancia ma anche dalle GT estreme della Ferrari. Per iniziare il nuovo corso, la Casa del Tridente scelse di costruire una gran turismo di gran classe, veloce ma confortevole, all’inglese insomma, nella tradizione delle Aston Martin e delle vecchie Bentley: la chiamò 3500 GT e la presentò nel 1958 con un motore a sei cilindri derivato da quello della 350 Sport. La 3500 GT divenne la capostipite di una fortunata serie di modelli. Ma quando quella parte della clientela Maserati che aveva una famiglia numerosa da scorrazzare nei fine settimana o in vacanza cominciò a chiedere a gran voce una berlina a quattro porte capace di grandi prestazioni, l’ingegner Giulio Alfieri, progettista storico della Casa, giudicò insufficienti sei cilindri e preferì un motore 8V.

Sandro Pertini, quando era presidente della Repubblica, da ex partigiano qual era nella vita privata amava spostarsi soprattutto a piedi, ma nelle uscite ufficiali diede prova di fedeltà inossidabile a una maxi berlina italiana al 100%, di lusso non sfacciato e di prestazioni decisamente sportive: la Maserati Quattroporte. Un’auto che amò particolarmente frequentare, al punto di chiedere che l’esemplare messogli a disposizione (del 1980) fosse dotato di uno speciale vano porta-pipe: una civetteria che la stampa e la gente commentarono con simpatia. Un’auto sorprendente, per un uomo sotto ogni altro aspetto alieno dall’apparire e lontano mille miglia dagli stili di vita più borghesi e conformisti? Tutt’altro: perché, come lo stesso Pertini era solito ricordare, chi ha un ruolo importante deve avere un’auto importante. Così l’auto di rappresentanza più che un privilegio è un obbligo. Ne va del prestigio dell’istituzione che si rappresenta. Nel mondo sono poche le aziende specializzate in questo genere di vetture. Una è nata ai tempi del kaiser Guglielmo II e ha una stella a tre punte nello stemma, un’altra debuttò ai tempi di Edoardo VII e in cima al radiatore mostra una statuetta alata. Per entrare in concorrenza diretta con queste solide realtà ci voleva un bel coraggio. Ma alla Maserati, abituata alle sfide delle piste, il coraggio non mancava. Come dimostrò quando lasciò ufficialmente le corse per dedicarsi a modelli di serie che dovevano per forza essere diversi dalle utilitarie della Fiat, dalle sportive dell’Alfa Romeo, dai “classici” della Lancia ma anche dalle GT estreme della Ferrari. Per iniziare il nuovo corso, la Casa del Tridente scelse di costruire una gran turismo di gran classe, veloce ma confortevole, all’inglese insomma, nella tradizione delle Aston Martin e delle vecchie Bentley: la chiamò 3500 GT e la presentò nel 1958 con un motore a sei cilindri derivato da quello della 350 Sport. La 3500 GT divenne la capostipite di una fortunata serie di modelli. Ma quando quella parte della clientela Maserati che aveva una famiglia numerosa da scorrazzare nei fine settimana o in vacanza cominciò a chiedere a gran voce una berlina a quattro porte capace di grandi prestazioni, l’ingegner Giulio Alfieri, progettista storico della Casa, giudicò insufficienti sei cilindri e preferì un motore 8V.

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