In Italia il prezzo oscillava da 2.999.000 a 3.199.000 Lire, a seconda della versione: non pochi, considerando che le concorrenti di pari cilindrata più costose non superavano i 2.300.000 Lire. I giudizi della stampa furono tutto sommato positivi: piacevano il motore centrale, tipico delle GT di razza, i quattro freni a disco, la bella linea, il cruscotto da astronave e la soluzione dei tre posti. Le critiche d’altro canto non mancarono, specie per soluzioni un po’ troppo avveniristiche, come le colorazioni vistose, il posto guida inadatto a piloti di grossa taglia e, in generale, la scarsa accessibilità.
Il punto dolente, soprattutto, pareva essere la meccanica. Prestazioni non eccezionali e rumorosità elevata, oltre al cambio a sole quattro marce. D’altro canto, si dovette utilizzare quello che c’era in casa Simca: il motore 1.3 (1.294 cc), con due carburatori doppio corpo e 84 CV, derivato dalla 1100 TI; dal magazzino della Casa provenivano anche sterzo e avantreno. In compenso, il retrotreno era frutto di una progettazione specifica e non mancavano finezze come i bracci delle sospensioni in alluminio, il sottoscocca interamente carenato, il serbatoio carburante in plastica o il comando dei fari a depressione.
In ogni caso, grazie all’aerodinamica (cx 0,33) e alla leggerezza della macchina, la velocità massima di 185 km/h era dignitosa. Nei primi dodici mesi di commercializzazione la Bagheera fu venduta in un numero di esemplari superiore a quanti la precedente 530 realizzò nei suoi sei anni di presenza in listino.
Interessante era la tecnica costruttiva, con il telaio composto da una struttura portante in metallo su cui si applicava la carrozzeria fatta di pannelli in vetroresina incollati e rivettati.
La Bagheera, il cui design fu opera del greco Antonis Volanis, piacque subito per la linea sportiva, la buona tenuta di strada e, come si conviene a un’auto francese, le soluzioni alquanto originali: su tutte i tre posti affiancati, ma anche il volante con la parte inferiore squadrata non passa inosservato, men che meno l’autoradio verticale. All’interno i sedili sono molto comodi e profilati e la posizione di guida è semisdraiata, come si conviene ad una sportiva di razza; la strumentazione è completa e i rivestimenti in colori vivaci non lasciano certo indifferenti anche se non sono il massimo dell’eleganza.