Nel 2025 l’unico modo possibile per non pagare la multa è (ancora) questo | Devi mandare la pec

Nel 2025 l’unico modo possibile per non pagare la multa è (ancora) questo | Devi mandare la pec

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Nel 2025, se la sanzione arriva da un autovelox “sospetto”, l’unica vera arma è una PEC di contestazione ben scritta: senza ricorso formale, la multa resta valida e va pagata.

Negli ultimi mesi il mondo degli autovelox è stato rivoluzionato da decreti, censimenti nazionali e pronunce della Cassazione. Il Ministero dei Trasporti ha imposto a Comuni e forze dell’ordine di registrare ogni dispositivo in un elenco ufficiale, accessibile online, proprio per fare chiarezza su quali apparecchi siano davvero in regola. In Veneto, per esempio, i dispositivi regolarmente censiti sono 440 tra autovelox e tutor, e solo questi possono legittimamente rilevare le infrazioni.

Parallelamente, le sentenze hanno rimesso al centro un dettaglio tecnico tutt’altro che secondario: la differenza tra semplice “approvazione” e vera omologazione dell’apparecchio. Se il dispositivo non è stato omologato secondo le procedure previste, o non risulta nella lista ministeriale, la multa può essere messa in discussione. Ma non accade in automatico: è il cittadino a dover muoversi, e farlo nel modo giusto, usando uno strumento preciso e tracciabile.

Quando il verbale è attaccabile: elenco ministeriale e omologazione

Il primo passaggio è capire se l’autovelox da cui arriva la sanzione è in regola. Ogni dispositivo fisso deve comparire nel portale nazionale dedicato ai controlli di velocità, dove il Ministero raccoglie gli apparecchi comunicati dalle amministrazioni. Chi non è in quella lista, secondo gli esperti, non dovrebbe essere usato per elevare sanzioni, e un verbale basato su un dispositivo “fantasma” può essere considerato illegittimo, proprio come riportato in recenti approfondimenti sui controlli in Veneto.

Accanto al censimento, resta decisivo il tema della mancata omologazione. La Cassazione ha ribadito che approvazione e omologazione sono due procedimenti diversi e che solo quest’ultima garantisce l’affidabilità delle misurazioni. In varie pronunce è stato riconosciuto che le multe rilevate da strumenti non omologati possono essere annullate, a patto che l’automobilista presenti ricorso nei termini e chieda espressamente di visionare la documentazione tecnica che certifica modello e conformità dell’apparecchio utilizzato.

Autovelox @automobilismodepoca

Perché la PEC resta l’ancora di salvezza contro gli autovelox irregolari

Una volta individuato un possibile vizio – dispositivo non in elenco, dubbi su autorizzazione o omologazione – non basta lamentarsi: serve mettere per iscritto la propria opposizione. La strada più lineare è una PEC di contestazione indirizzata all’ente che ha emesso il verbale (Comune, Polizia stradale, ecc.) o alla Prefettura, se si sceglie il ricorso amministrativo. La posta elettronica certificata ha lo stesso valore di una raccomandata A/R ma è più rapida, economica e genera ricevute con data e ora di invio, fondamentali per dimostrare il rispetto dei termini.

Nella PEC vanno indicati gli estremi del verbale, il luogo del rilevamento, il numero e il tipo di apparecchio, chiedendo accesso agli atti per ottenere copia del decreto prefettizio di installazione e della certificazione di omologazione. Allo stesso tempo vanno esposti con chiarezza i motivi della contestazione, compresa l’eventuale assenza del dispositivo dall’elenco ufficiale. Tutto questo deve avvenire entro i termini di legge per il ricorso, altrimenti la multa diventa definitiva. Nel 2025, con regole più rigide sugli autovelox, l’unica vera possibilità di non pagare una sanzione ingiusta resta quella: usare la PEC in modo puntuale, facendo valere i propri diritti prima che sia troppo tardi.