NSU Prinz 4L

La piccola pensata in grande si chiama “Principe”, ma dai soliti denigratori è stata quasi subito rinominata “saponetta”, “vasca da bagno”. E si diceva anche che: “Porta sfortuna se di colore verde”. Eppure, la Prinz 4 si è fatta strada a suon di qualità costruttiva, prestazioni, economia, comfort e affidabilità. Dal 1961 al 1973 è stata prodotta in circa 580.000 unità

A Neckarsulm, in Germania, nel 1873 Christian Schmidt fonda l’azienda Mechanische Werkstätte zur Herstellung von Strickmaschinen che opera dapprima nel settore tessile, poi produce biciclette e motociclette con il nome di NSU, derivato da tre lettere che formano il nome della città. Con le moto diventa leader mondiale negli anni Cinquanta per numeri produttivi e risultati sportivi.

Il mercato della moto però entra in crisi, quindi l’attenzione si sposta sulle auto. Si pensa ad una vettura compatta in grado di ospitare due adulti davanti e due bambini dietro, più 60 kg di carico. Il concetto è quello delle microvetture a tre ruote in auge dai primi anni 50 in Germania come il Messerschmitt, ma lo scarso confort di questo tipo di veicoli spinge nel 1955 i vertici NSU ad intraprendere il progetto diverso.

Dalla Typ 40 alla Prinz, passando per la Lido

Si chiama Typ 40 e si tratta di una vettura a 4 ruote dotata di motore bicilindrico di 396 cc e di un frontale simile a quello della NSU-Fiat Jagst, copia della italiana 600 prodotta in Germania. Nel 1956 il giovane stilista Claus Luthe (che approderà in Audi) rivisita la vettura, battezzata provvisoriamente Lido, disegnata inizialmente da Otto Erlewein mentre i tecnici ottimizzano telaistica e motore. Quest’ultimo (seguito direttamente dal progettista Albert Roder che ha già sviluppato le unità da moto) nel 1957 viene portato a 583 cc e 20 CV per staccarsi dalle microvetture e il nome diventa Prinz, ossia Principe.

La presentazione alla stampa avviene nell’estate 1957 a Stoccarda e quella al pubblico in autunno al Salone di Francoforte. La vettura è proposta nelle varianti Prinz I e Prinz II: quest’ultima bicolore e con un equipaggiamento più ricco. È una compatta tre volumi lunga 3,15 metri, larga 1,42 e alta 1,35, con un peso di 496 e 506 kg. Le forme sono arrotondate; il frontale è dominato dai proiettori tondi e il corto cofano posteriore integra feritoie di raffreddamento. L’abitacolo ospita quattro adulti e le grandi portiere facilitano l’accesso anche al divano. Le vetrature posteriori convergono quasi a formarne una unica e i finestrini anteriori sono scorrevoli sulla Prinz I e discendenti a manovella sulla II. Il motore disposto trasversalmente dispone di distribuzione a biellette: un sistema sviluppato da Roder per le moto che è privo di tenditore, non richiede manutenzione ed è molto silenzioso. Il cambio è a 4 marce, sincronizzato solo sulla Prinz II.

Nel 1959 la Prinz III, due anni dopo la Prinz 4

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Nel 1959, mentre giunge al debutto la coupé Prinz Sport disegnata da Bertone, arriva la nuova Prinz III con motore da 23 CV, sospensioni riviste, sedili e divano regolabili, impianto di riscaldamento più efficace, accendino. La produzione termina nel 1962 dopo circa 95.000 esemplari, ma intanto, nel 1961 è arrivato il modello della svolta. Si chiama Prinz IV, anzi Prinz 4. Il progetto, denominato Typ 47, viene avviato già nel 1959, poco tempo dopo il lancio della Prinz III per offrire una risposta a chi critica l’estetica.

Al tavolo da disegno siede sempre Claus Luthe che deve subito risolvere un problema serio: la BMW 700 lanciata in quel periodo assomiglia troppo, pur casualmente, a ciò che ha pensato. Tutto da rifare. Ma al Salone di Ginevra del 1960, quando vede l’americana Chevrolet Corvair, una tre volumi con superfici semplici e una nervatura che corre tutto intorno, Luthe decide di scegliere quella strada.

Nel giro di poche settimane sviluppa il modello in legno in scala 1:1, poi si concentra sulle parti da personalizzare. Nel mese di agosto le prime Prinz 4 escono dalle linee di montaggio, mentre la presentazione ufficiale avviene a settembre, al Salone di Francoforte. Non c’è dubbio, la vettura ha una forte personalità che - come spesso accade in questi casi - divide: o la si ama o la si detesta. È una berlina tre volumi lunga 3.440 mm con un passo di 2.040, larga 1.490 e alta 1.360 mm.

L’abitacolo, grazie al passo cresciuto di 40 mm e le carreggiate anteriore/posteriore aumentate di 37 e 9 mm (ora segnano 1.230/ 1.200 mm) garantisce un’abitabilità migliorata di molto rispetto al modello precedente, al punto da entrare in competizione con quello del VW Maggiolino: può infatti ospitare 5 occupanti. I sedili sono ben conformati, regolabili in inclinazione e rivestiti in tessuto resistente con bordi in finta pelle; sono abbinati a pannelli porta bicolori che aggiungono eleganza, così come il volante con clacson ad anello cromato.

Dietro al divano è ricavato un piccolo vano che si associa a quello anteriore da 337 litri dove è alloggiato anche il serbatoio da 37 litri: il bocchettone di rifornimento è accessibile aprendo il cofano, così da conservare la pulizia della linea esterna. La batteria, invece è posizionata sotto il divano. Da segnalare i deflettori anteriori che si aprono tramite manopola: un autentico tocco di raffinatezza.

598 cc e 30 CV per 120 km/h

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Il motore deriva dall’unità della Prinz III e dispone di albero a camme in testa comandato da biellette, motorino di avviamento che funge da starter e generatore, bobine singole. Ora ha una cilindrata di 598 cc, monta un carburatore Solex in luogo del Bing ed eroga 30 CV a 5.500 giri e 4,5 kgm a 3.250, sufficienti per spingere la vettura (565 kg a vuoto) a 120 km/h, valore ai vertici della categoria: in realtà durante alcuni test condotti dalla stampa specializzata si superano 123 km/h. Buona anche l’accelerazione 0-60 km/ora che richiede 10”, mentre da 0 a 100 km/h si arriva in 28”8 e il chilometro da fermo si copre in 43”6. Il tutto con un consumo medio di 5,7 l/100 km, e una percorrenza di oltre 21 km/litro a 80 km/h.

In Italia costa 830.000 lire, quindi è più cara di Fiat 600, Citroën 2CV, Autobianchi Bianchina, ma incontra i favori del pubblico. Nel primo anno è prodotta in 11.888 esemplari, che salgono nel 1962 a 53.301 e raggiunge l’apice della produzione nel 1963, con 73.612 unità. A cavallo degli anni Sessanta/Settanta la Prinz diventa l’auto straniera più venduta in Italia, duellando con la Simca 1000. Tra i motivi del successo, anche il raffreddamento ad aria del motore che non crea problemi in inverno, la verniciatura particolarmente resistente e l’affidabilità.

Nel 1964 debuttano i freni a disco anteriori (optional)

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A partire dal 1964 arrivano i freni a disco anteriori (opzional), nuovi paraurti a pezzo unico, ruote con diversi coprimozzi e un nuovo sistema di scarico con uscita unica a sinistra e un diverso sistema di riscaldamento aria abitacolo, con flusso che passa in un riscaldatore specifico. L’evoluzione finale è datata 1968: il motore è immutato, ma il frontale guadagna una mascherina orizzontale, i cerchi ruota sono forati e i freni anteriori a disco di serie. In coda compare per la prima volta il numero 4 accanto alla L. Nell’abitacolo la plancia è completamente rivestita, il cruscotto offre tre strumenti (con livello benzina elettrico) il tergi ha due velocità, il posacenere è spostato in posizione più comoda e il coperchio del vano dietro ai sedili è meglio rifinito. Nel 1971 i paraurti montano piccoli rostri che nel ’72 lasciano spazio a un listello in gomma. Ma, sostanzialmente, la Prinz non cambia più sino alla sua uscita di produzione nel 1973, quando la Casa da tre anni è entrata nell’orbita Audi diventando Audi NSU.

SCHEDA TECNICA NSU PRINZ 4 (1961)

Motore: posteriore trasversale, 2 cilindri in linea, raffreddato ad aria; cilindrata totale 598 cc, alesaggio per corsa 76x66 mm, distribuzione con albero a camme in testa comandato da un sistema a biellette privo di tenditore; due valvole in testa per cilindro; rapporto di compressione 7,5:1, alimentazione con carburatore Solex. Trasmissione: trazione posteriore, frizione monodisco a secco con comando meccanico, cambio a 4 rapporti sincronizzati + RM. Sospensioni: indipendenti su entrambi gli assali, con molloni elicoidali e ammortizzatori idraulici a doppio effetto; anteriori con quadrilateri, posteriori con semiassi. Sterzo: a cremagliera. Freni: a tamburo da 180 mm con impianto idraulico; freno di stazionamento agente sui tamburi posteriori. Ruote: cerchi in lamiera di acciaio con pneumatici 4,80x12 (5.00x12 dal 1964) Impianto elettrico: tensione 12 V, avviamento con starter/generatore integrato e bobine singole. Corpo vettura: berlina 3 volumi, 2 porte, 4 posti con carrozzeria autoportante e portiere incernierate anteriormente. Dimensioni (in mm) e peso: lunghezza 3.440, larghezza 1.490, altezza 1.360; passo 2.040, carreggiata anteriore 1.230; carreggiata posteriore 1.200; peso a vuoto 555 kg, portata 445 kg; capacità vano bagagli 337 litri, capacità serbatoio carburante 37 litri. Prestazioni: potenza max 30 CV a 5.500 giri; velocità max 120 km/h, accelerazione da 0 a 80 km/ora, 15,8 secondi; consumo 5,7 l/100 km.

Articolo pubblicato su Automobilismo d'epoca agosto/settembre 2022

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