Ora manca solo la Peugeot, la hooligan del gruppo. Classe 1992 (questo esemplare), livrea ispirata alla T16, 794 kg di peso e un motore da 1,3 litri vorace di giri, oltre a tonnellate di carattere.
Che dire: la Rallye è un gioiello, uno di quelli da custodire con gelosia maniacale. Il quattro cilindri ha un sound fantastico tra aspirazione e scarico (qua leggermente modificati), è penetrante, acuto, criminoso e con una fame di giri tale che il limitatore a 7.300 giri gli va assolutamente stretto.
Ai bassi se la cava bene vista la massa ridicola, per poi infervorarsi passati i 5.000 giri, sfoderando prestazioni impressionanti per soli 103 CV. Il cambio è comandato da un’asta lunga e sottile, molto tattile, il tutto condito da una precisione esclusivamente meccanica. E non siete ancora arrivati al comportamento dinamico, la vera ciliegina sulla torta. La 205 tuttavia non è per animi deboli: il telaio è accurato e dannatamente comunicativo ma prevalentemente sovrasterzante, soprattutto se le gomme montate sono del… ehm, 2006. Rilasciate l’acceleratore sterzando e il muso chiuderà la traiettoria con il posteriore che allarga allegro, e se proprio volete esagerare basterà staccare in ingresso curva per illudere chi vi guarda che la 205 sia a trazione posteriore. I freni invece sono debolucci, mentre lo sterzo – penalizzato dalle gomme – non è affilato come dovrebbe essere, anche se ciò non influisce sulla bontà dell’avantreno.